Fine del campionato e C da cambiare. Ecco cosa potrebbe succedere alla Robur

“Cristalizzazione” delle classifiche con Monza, Vicenza e Reggina in B. No ai play off? Il tema della sostenibilità e quello delle vite dietro il calcio

Giuseppe
Giuseppe Saponaro
05 aprile 2020 21:49
Fine del campionato e C da cambiare. Ecco cosa potrebbe succedere alla Robur

Difficile parlare di sport nel tempo del "io resto a casa". Ma, forse, farlo permette a chi scrive di nutrire l'illusione di essere un piccolo aiuto per chi, leggendo, vuole regalarsi attimi di spensieratezza. Momenti di relax. Questo non toglie che tutti abbiamo bene in mente quanto sta avvenendo: ogni momento.

In tal senso, appare giusto ricordare la figura di un uomo, un maestro che di calcio ha sempre saputo ben scrivere: Alessandro Rialti corrispondente da Firenze del Corriere dello Sport che ci ha lasciato oggi. Condoglianze alla famiglia.

Per tornare alla cronaca di questi giorni, è importante analizzare quanto si è scritto e letto: l’assemblea di Lega, le parole della presidente Durio e tanto altro. Benvenuti nella nebbiosa situazione della serie C dove nulla serve, in questo momento, a chiarire quanto potrà avvenire.

Intanto, partiamo da quello che abbiamo. Qui Siena: il vertice della società ha dichiarato “manterrò gli impegni, mi sento di rassicurare la piazza”. Chiaro riferimento al mancato versamento degli stipendi di gennaio e febbraio definito un “incidente di percorso”. Nel mare della crisi che sta attanagliando il paese e nell'attesa che le parole dette si concretizzino, la Robur si confronta con le altre società e vede lontano il traguardo della ripresa del campionato.

La situazione sanitaria è quella nota. Gli scienziati indicano la strada, la politica delinea la rotta. Lo sport si adegua considerando, come dice la stessa Durio, la regola che non sbaglia mai: “pensiamo prima alla salute”. Per fortuna, è un po’ il pensiero di tutti i presidenti di C concentrati prima a limitare i danni della propria azienda e poi a valutare il futuro nell’ambito dei propri investimenti calcistici.

Perché proprio questo è il punto: dietro ogni presidente, c’è un imprenditore che ha subito e subisce danni, più o meno pesanti, dalla situazione che sta vivendo l'Italia. Il colore verde, che è della bandiera ma è anche quello della speranza, arriva da quanto potrebbe accadere: è chiaro che la pandemia cambierà il sistema calcio radicalmente e la C prima di tutto.

Le proposte sul tavolo sono tante e diverse. Le idee abbastanza confuse per ovvi motivi. Intanto, la ripresa. Al momento, tutto lascia presagire che non ci sarà. Troppo corti i tempi per i numerosi impegni che le squadre dovrebbero sostenere. In più , si porrebbe il tema della preparazione atletica con giocatori che, praticamente, sono senza allenamenti ufficiali da settimane. Scusate se è poco.

Da non sottovalutare il fatto che, comunque, tutte le partite sarebbero a porte chiuse. Zero proventi dal botteghino, pochissimo o nulla sul fronte delle sponsorizzazioni. In positivo, i diritti tv. Ci sarebbero, però, sicuramente da affrontare le spese di normale routine: costi per le trasferte su tutti.

Insomma l’operazione, ammesso che possa essere fattibile dal punto di vista sanitario, non risulterebbe proponibile da quello economico. Senza sottovalutare un aspetto che, da buon amante del vecchio calcio, non posso non citare: ha davvero senso il calcio senza spettatori? Nel silenzio “assordante” in cui emerge solo il fischio del direttore di gara? Io direi di no.

Dunque, si dovrebbe andare dritto verso la fine delle ostilità. Promozione diretta delle prime che, sono per i tre gironi, ben definite: Monza, Vicenza e Reggina. Rimarebbero, per quanto di interesse della Robur, in ballo i play off. Annullamento anche per loro? Forse, si.

Il tutto nell’ombra di potenziali nonché più che possibili ricorsi. Questo è il domani della C. Il dopodomani, che coincide indubbiamente con il prossimo campionato, avrà un senso molto diverso. Tanto dovrà cambiare anche perché sono prevedibili difficoltà economiche di più realtà. Il tema della sostenibilità diviene prepotente.

La Durio ha ragione: ci saranno da fare sacrifici. Il sistema dovrà essere rivisto e il calcio dovrà tornare a quel sapore antico che ha fatto, nel tempo, la sua fortuna. Ricordando, come dice il saggio presidente dei Fedelissimi, Lorenzo Mulinacci, che dietro reti e pallone ci sono famiglie, persone che trovano lavoro quotidiano, fonte di sostentamento.

E non sono solo calciatori. Per loro, per tutti loro la formula dovrà essere riconsiderata perché dietro ai gol ci sono storie, vite che meritano il massimo dell’attenzione e dell’impegno. Di tutti.

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