Ferragosto in carcere, Nardella: "Sollicciano va ricostruito da zero"

La proposta del sindaco: "Strutture ridotte così è meglio abbatterle e ricostruirle". Visita più lunga e approfondita per una delegazione di attivisti radicali, esponenti della Camera penale e consiglieri comunali. A Livorno il Garante dei detenuti incontra due delegazioni delle Sughere e di Gorgona

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 agosto 2019 23:55
Ferragosto in carcere, Nardella:

Dario Nardella ha effettuato una visita nel carcere di Sollicciano nel giorno di Ferragosto, al seguito Massimo Lensi dell'associazione "Progetto Firenze" che ha guidato una delegazione in visita al penitenziario. La proposta del sindaco in conferenza stampa, dopo un'ora di visita: "Strutture ridotte così è meglio abbatterle e ricostruirle".

Con la delegazione di attivisti radicali anche esponenti della Camera Penale e consiglieri comunali per una visita di nove ore, sezione per sezione, sulle condizioni di vita della popolazione ristretta e di lavoro del corpo degli agenti di Polizia Penitenziaria.

"Ringrazio i Radicali per l'iniziativa Ferragosto in Carcere e per l'opportunità che ho avuto di entrare al carcere di Sollicciano -racconta Antonella Bundu, consigliera comunale Sinistra Progetto Comune- Dopo nove ore lì dentro, devo ancora elaborare quello che ho visto e sentito. Penso che la risposta non possa essere un semplice buttare giù e ricostruire, come hanno detto all'unisono il sindaco Nardella e il coordinatore delle destre Bocci, dopo la capatina di un'ora che hanno fatto stamani.

Quello che mi rimane in testa è la ragazza che fa il panneggio, linguaggio simil-morse carcerario con un alfabeto fatto sventolando un panno per farsi "leggere" dal compagno nella sezione maschile. Ripenso all'altra ragazza di 30 anni, con 3 figli, in cella con la cognata e anche lei, madre di 3 figli, con i rispettivi compagni nelle celle del "petalo" di fronte. Mi viene in mente il professore, l'unico signore distinto che ho visto, che sembrava pronto per andare a un dibattito alla Versiliana, e doveva aver fatto davvero qualcosa di grosso, un signore anziano così distinto, per ritrovarsi lì, nel carcere degli ultimi e nella sezione dei protetti, che si lamentava per la mancanza di seggette.

Penso alla sezione femminile, con le donne che abbiamo incontrato nell'ora d'aria, in un giardino brullo con degli asini che brucavano. Quella sezione femminile con all'interno un asilo nido che ospita l'unico bimbo, figlio di una detenuta. La chiesa che funge anche da teatro ma non può essere utilizzata, perché una parte è sprofondata nella palude sulla quale è stato costruito il carcere. Ripenso al fatto che stasera I 770 detenuti non ceneranno perché i giorni festivi non c'è chi gli porta da mangiare la sera.

Penso al signore tunisino e anche a quello belga che hanno fatto domanda di essere trasferiti in carcere al proprio paese, perché lì non ci si vive. Penso alla parola domandina che utilizzano tutti nella sezione maschile, femminile e transessuale, per dire la procedura che fanno per richiedere l'intervento di un'educatrice o educatore, le domandine che fanno per 4 mesi di fila, prima che venga loro assegnato un colloquio con uno dei sei educatori/trici che lavorano per più di 700 persone.

Penso agli agenti della polizia penitenziaria, che lamentano il rischio di rompersi il collo quando intervengono di corsa, scivolando sull'acqua che esce copiosa, giorno e notte, dai bagni, dal pavimento. Penso a tutto questo e mi rendo conto che siamo in un loop, in un vortice tira dentro gli ultimi. Che non riescono più a uscirne. In un periodo in cui i reati sono in diminuzione ma la popolazione carceraria aumenta, vanno fatte delle domande e date delle risposte che non possono essere securitarie".

Sono 71 gli istituti visitati dalle delegazioni radicali tra il 15 e il 18 agosto in tutta Italia, sette in Toscana.

Livorno il Garante dei detenuti, Giovanni De Peppo, non ha aderito all’invito di una visita programmata dal Partito Radicale e da Radio Radicale in carcere per il Ferragosto apprezzando la posizione del Garante Nazionale dott. Mauro Palma che ha rifiutato lo stesso invito rivendicando, pur nel assoluto rispetto dei Radicali, un ruolo di autonomia e di carattere istituzionale che, anche a mio avviso, deve rimanere tale per la funzione dei Garanti dei detenuti.

“A Ferragosto ho chiesto -spiega Giovanni De Peppo- la collaborazione della Direzione della Casa Circondariale per incontrare due delegazioni di detenuti dell’Alta e della Media sicurezza per confrontarmi, nel giorno della vacanza per eccellenza. Alle Sughere, come alla Casa di Reclusione di Gorgona non dobbiamo mai dimenticare di ringraziare il personale della Polizia penitenziaria e tutto il personale della Amministrazione Penitenziaria che, nella mia concreta esperienza nelle tante difficoltà assicura il buon andamento degli Istituti. Seppure giornalmente incontro tanti detenuti, è nella normalità che, singolarmente, si affrontino tematiche attinenti alla detenzione di ciascuno e sentivo la necessità di una condivisione e un confronto con chi è ristretto, su criticità e prospettive possibili su una vita carceraria che possa rispondere al dettato della nostra Costituzione, che mette al centro dell’attenzione i percorsi di riabilitazione. Ho trovato assai preziosi i due incontri nei quali si sono evidenziate proposte e posti problemi che devono trovare l’attenzione sia della Amministrazione Penitenziaria e, dove possibile, della Amministrazione della nostra Città. All’Alta sicurezza, tre sezioni e detenuti con pene mediamente lunghe, emerge con forza la necessità di attrezzare ipotesi di lavoro e lavorazioni all’interno dell’Istituto che possano dare risposta ad una giusta rivendicazione su attività lavorative. In tante carceri del nostro Paese è stato possibile e Livorno non deve essere da meno.

Le idee, le possibilità, i progetti non mancano, partendo dall’economia circolare. Ritengo e auspico, che la nostra Città debba stringersi con le sue rappresentanze politico amministrative e le realtà produttive in uno sforzo comune per rivendicare un Istituto capace di offrire veri percorsi di formazione e riabilitazione. Nelle due sezioni della Media sicurezza, pene più brevi, dobbiamo affrontare con determinazione la possibilità che, il tempo della detenzione, possa diventare ancora un’occasione di formazione per una possibile alternativa di vita. Grazie alla lungimiranza della attuale Direzione dell’Istituto, alla forte collaborazione con l’Ufficio di Sorveglianza e con una importante sintonia con l’Amministrazione Comunale da poco insediata, si stanno mettendo in atto percorsi di riabilitazione che vedranno persone meritevoli spendersi in attività esterne per il decoro di Livorno, una strategia che mette in gioco l’impegno di chi sconta una pena e l’attenzione di Livorno: più buone prassi nelle carceri più sicurezza nelle nostre comunità. Le rappresentanze dei detenuti che ho incontrato, in uno spirito di collaborazione, segnalano anche problemi strutturali dell’Istituto e difficoltà di carattere organizzativo che rappresenterò al dott. Carlo Mazzerbo, da poco alla Direzione dell’Istituto che manifesta costantemente attenzione e grande professionalità, nella soluzione delle tante criticità. C’è sul futuro delle”Sughere” di Livorno inoltre una concreta e pesante criticità e un rischio incombente che non ho mancato di segnalare al dott.

Francesco Basentini, capo del Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia e al dott. Antonio Fullone Provveditore degli Istituti Penitenziari della Toscana e dell’Umbria. Nel carcere di Livorno da ormai svariati anni vi sono condizioni di abbandono per tanti spazi ed aree dedicate al trattamento e alla riabilitazione, tra le quali un' ampia sala polifunzionale, di fatto teatro dell’Istituto, aree queste davvero strategiche per tante funzioni preziose per le attività culturali, di socializzazione, di formazione, di lavoro L'abbandono è tra l'altro conseguente a mancati lavori di manutenzione, di fatto da sempre sottovalutati e trascurati che a giudizio di vari tecnici, non comporterebbero nemmeno costi elevatissimi. Quest’anno sono iniziati i lavori per una ristrutturazione di ben 8 sezioni (in tempi di rischi sovraffollamento, lodevole intervento) che terminati i lavori, porteranno a raddoppiare la presenza di detenuti nel nostro istituto, passeremo da 250 a circa 500 detenuti: camere di pernottamento e qualche piccolo spazio per i colloqui, ma niente spazi funzionali alle strategie rieducative/lavorative. Non possiamo permettere che nella nostra Città, si concretizzi il rischio di un carcere, di fatto raddoppiato, in una logica della sola attenzione alla capacità di accoglienza e senza la necessaria attenzione a tutti i possibili spazi della riabilitazione, lo dobbiamo pretendere per i percorsi di riabilitazione di chi è ristretto, per la sicurezza della comunità cittadina perché la nostra Costituzione ci chiede di prevedere un sistema penitenziario che abbia come fine il riscatto di chi ha sbagliato.

In evidenza