Fabrizio Valleri, I Bianchi

In questo Calcio Storico di uomini possenti, l'agilità ed il coraggio del portatore di palla Bianco

Massimo
Massimo Capitani
11 luglio 2015 08:54
Fabrizio Valleri, I Bianchi
Foto Monica Caleffi

Con Fabrizio ci diamo appuntamento in via dell'Ardiglione alla Tratttoria I Raddi

  • Ma non lavoravi in piazza del Duomo?
  • Lì ho un chiosco
  • Ho capito sei sempre a lavoro
  • Che ci vuoi fare

Fabrizio arriva in macchina con a bordo tre quarti delle famiglia ed un po' di rifornimenti per la trattoria, mentre lui continua a scaricare, io e Monica ci accomodiamo dentro.

Appeso al muro c'è una foto con dedica di Leonard Bundu impegnato nel primo match europeo, poco più là un piatto che raffigura lo stemma dei Bianchi ed altri quadri, comunque niente scatti del “super Vallero”, così come viene osannato Fabrizio dai suoi tifosi.

Mentre Monica scatta le prime foto e Fabrizio le raccomanda sorridendo il profilo migliore, quello meno provato dalle rotture del setto nasale, inizia la chiacchierata.

Nel 2015 i Bianchi hanno trionfato per la seconda volta in tre anni, in passato c'erano voluti trentuno anni, dal 1981 al 2012 per tornare alla vittoria, “abbiamo tratto forza dalla sconfitta del 2013 e dalla partita dell'anno dopo. In quest'ultima occasione la vittoria non ci aveva portato alla finale e poi avevamo ricevuto tante critiche, anche dai vecchi Calcianti, e quelle fanno più male, sul fatto che quello non era il Calcio Storico che avevano giocato loro, che non sapevamo più giocare la palla.

Questo ci ha dato la forza per scendere in campo e tornare a muovere la palla […] avevamo 5-6 esordienti e 8-9 ragazzi che giocavano la loro seconda partita, la sensazione è che gli Azzurri ci abbiano sottovalutato, loro hanno una squadra forte, credo che attualmente le forze dei quattro quartieri siano in sostanziale equilibrio, con gli Azzurri un po' avanti, poi è un gioco complicato, basta un passaggio sbagliato o un altro espisodio per cambiare tutto”.

Ma quante Cacce ha fatto Fabrizio Valleri? “non lo so di preciso credo di avere passato la decina, il nostro bomber è Fabio Selvaggio con diciotto. Quando iniziai mi veniva bene portare la palla, così uno mi disse chissà quante cacce farai, la mia risposta fu che il cannoniere già ce l'avevamo, Fabio appunto e sarebbe stato irraggiungibile. Comunque il mio ruolo non è quello di fare caccia, ma di farla fare con il mio movimento che rompe la linea avversaria e che porta la palla in profondita”. Come non ricordare, quando in occasione della prima Caccia dei Bianchi nel 2014, Fabrizio passò la mediana del campo, sfuggendo al placcaggio della possente prima linea Azzurra, per passare la palla a Raffaele D'Eligio che poi la mise in caccia.

Con Fabrizio parliamo anche della questione squalifiche, filmati ecc... “per me quando finisce la partita finisce tutto, così come deve essere per i Calcianti dovrebbe essere anche per le sanzioni, per cui non si dovrebbero andare a riprendere i filmati per ulteriori squalifiche, almeno che non ci sia un fatto eclatante che abbia causato un infortunio grave.

Fare un mezzo fallo ci sta, è il gioco stesso che ti porta a farlo. Anche gli anni di squalifica sono troppo pesanti, basterebbe un anno, un Torneo, i miei vecchi compagni, gli amici di un tempo non ci sono più. Per questo si rischia tutti gli anni di avere quindici esordienti, quando per fare un Calciante ci vogliono quattro anni.

Lasciamo Fabrizio al lavoro ed il lettori ad un'ultima battuta su questo ragazzo di media corporatura che si aggira in un campo popolato da giganti:

  • Che sensazione provi ad essere il bersaglio della squadra avversaria?
  • Per ora non mi hanno mai rotto - fa gli scongiuri, coloriti -, è un po' dura la settimana dopo la partita, ma diciamo che per ora reggo bene.

foto: Monica Caleffi

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