Eugenio Montale: le spoglie mortali sfrattate dalla "sua" Firenze?

E' scaduta da anni la concessione del loculo di famiglia al Cimitero di San Felice a Ema. E ora il poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1975, rischia di finire nell'ossario comunale?

Nicola
Nicola Novelli
11 ottobre 2019 15:34
Eugenio Montale: le spoglie mortali sfrattate dalla

Domani ricorre il 123° anniversario della nascita del premio Nobel per la letteratura. Dal 1981, le sue spoglie mortali giacciono al Cimitero di San Felice a Ema, alle porte di Firenze. Ma da quanto apprende Nove da Firenze, la concessione trentennale del loculo (per l’esattezza un colombaro gemello) che divide con la moglie Drusilla Tanzi è scaduta da otto anni e adesso il poeta rischia di essere sfrattato e di finire nell’ossario comunale. Anche l’ultimo appello pubblico, bandito un anno fa, è scaduto e pare che l’invito a rinnovare la concessione non sia stato raccolto.

E’ sorprendete che questo stia per accadere nella città che accoglie la tomba dello scrittore e giornalista, la cui vita è indelebilmente legata a Firenze.

Il giovane intellettuale genovese giunse a Firenze nel 1927 per il lavoro di redattore alla casa editrice Bemporad. Negli anni precedenti proprio l’ambiente culturale fiorentino era stato decisivo per la nascita della poesia italiana moderna, soprattutto grazie alla sua apertura nei confronti di tutto ciò che accadeva in Europa: le Edizioni de La Voce; i Canti Orfici di Dino Campana (1914); le prime liriche di Ungaretti per Lacerba; e l'accoglienza di poeti come Vincenzo Cardarelli e Umberto Saba.

Montale, nel 1929 è chiamato a dirigere il Gabinetto scientifico letterario Vieusseux dall'allora podestà fiorentino Giuseppe Della Gherardesca, pur non essendo iscritto al Partito Fascista. Dieci anni più tardi, per l'identico motivo, Montale è costretto a lasciare il prestigioso incarico a Palazzo Strozzi, dopo che per 18 mesi gli era stato sospeso lo stipendio, proprio nel tentativo di costringerlo ad iscriversi al P.N.F..

In quegli anni collabora alla rivista Solaria, frequenta i ritrovi letterari del caffè Le Giubbe Rosse conoscendovi Carlo Emilio Gadda, Tommaso Landolfi e Elio Vittorini, e scrive per quasi tutte le nuove riviste letterarie che nascono e muoiono in quegli anni di ricerca poetica. In questo contesto prova anche l'arte pittorica imparando dal Maestro Elio Romano l'impasto dei colori e l'uso dei pennelli. Nel '29 è ospite nella casa di Drusilla Tanzi (che aveva conosciuto nel '27) e del marito, lo storico d'arte Matteo Marangoni.

Nel 1932 pubblica La casa dei doganieri e altri versi, per Vallecchi, e Poesie, nel 1938, edito da Parenti. Legge molto Dante, Petrarca e Boccaccio. Nel 1945 partecipa alla fondazione de Il Mondo, la prima rivista culturale del dopoguerra, diretta da Alessandro Bonsanti, che gli è succeduto alla guida del Gabinetto Vieusseux.

Ma la sua vita a Firenze è condizionata da incertezze economiche. E nel 1948 decide di trasferirsi a Milano. Eppure sceglie Fiesole, nel 1962, per la cerimonia religiosa di matrimonio con Drusilla Tanzi, con cui conviveva dal 1939; mentre il rito civile si celebra a Firenze nel 1963.

Montale morì a Milano la sera del 12 settembre 1981, un mese prima di compiere 85 anni, ma torna nella “sua” Firenze, per essere sepolto nel cimitero accanto alla chiesa di San Felice a Ema, nei pressi del Galluzzo, accanto alla moglie Drusilla. Nella seduta commemorativa del Senato della Repubblica prendono la parola i presidenti toscani Amintore Fanfani e Giovanni Spadolini.

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