Eterologa: "Tutte le regioni facciano come la Toscana"

L'onorevole Nicchi (Sel) invita alla "disobbedienza civile". Cenni (Pd): "Niente stop a chi è già partito"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 agosto 2014 23:10
Eterologa:

FIRENZE - “Le regioni italiane seguano l’esempio della Toscana, emanino subito le loro linee guida e diano avvio all’eterologa. Serve una sorta di ‘disobbedienza civile’ delle Regioni nei confronti del Governo per essere in linea con quanto richiesto dalla Corte costituzionale”. Lo afferma la deputata Marisa Nicchi (Sel) all’indomani del caos scoppiato sulla procreazione medicalmente assistita dopo il dietrofront del Governo.

“Siamo stanchi di questo ping pong del Governo sulla pelle di migliaia di famiglie italiane – ha detto Nicchi – Tantissime coppie sognano di avere figli, i giochetti del Governo violano i loro diritti e sono in palese contrasto con la sentenza della Corte costituzionale”.

“Bene fa la Regione Toscana ad andare avanti per la sua strada – conclude Nicchi – affinché venga data attuazione alla sentenza. Non c’è vuoto normativo ed è necessario che tutte le altre regioni d’Italia, come ha fatto la Toscana, emanino le loro linee guide per evitare il caos e garantire trattamenti nella massima sicurezza”.

Anche l'onorevole Susanna Cednni (Pd) si esprime sullo stesso filone, schierandosi apertamente dalla parte del percorso tracciato dalla regione Toscana.

“La sentenza numero 162 della Consulta è stata chiarissima: non c'è più alcun divieto nel nostro Paese alla fecondazione eterologa - commenta -. Anche le parole espresse del presidente della Corte costituzionale, Giuseppe Tesauro in una recente intervista, hanno spiegato benissimo che non esiste alcun vuoto normativo. Adesso si può procedere e riprendere la pratica della fecondazione in modo da dare risposte adeguate e veloci alle migliaia di coppie italiane che dal 2004 sono state costrette a recarsi all’estero”. 

 

“Credo – prosegue Cenni - che l'intenzione del Ministro Lorenzin di fare un decreto fosse sbagliata. Il Pd in commissione affari sociali lo ha ribadito anche attraverso le parole del nostro capogruppo, oltre che con altre autorevoli voci sin dal mese di luglio. Sono convinta che sia stato opportuno fermare un decreto che non serve, così come però non ritengo si debba stoppare chi e già partito. Su questa materia, infatti, si può intervenire in modo assai più semplice, aggiornando la linea guida, attraverso un confronto Stato-Regioni e inserendo la pratica della procreazione assistita nei livelli essenziali di assistenza sanitaria, impegnandosi affinché si garantisca sull'intero territorio nazionale l'accesso alla fecondazione”.

 

“Su questa materia- conclude la parlamentare senese - la Regione Toscana ha fatto bene ad assumere subito una delibera. E sono convinta che questa scelta vada difesa. Su questo punto, inoltre, voglio ricordare che in questa Regione abbiamo centri pubblici e convenzionati all'avanguardia, competenze di grande livello come la dottoressa Claudia Livi, che da tempo operano con professionalità per aiutare le coppie con problemi di sterilità e figure che da subito hanno condiviso questa scelta. Per queste ragioni mi chiedo su quali basi si vorrebbe stoppare un servizio sanitario che risponde a un bisogno monitorato e certificato? Certo, su alcuni aspetti sono convinta che si possa migliorare, specificare e aggiornare, ma oggi mi pare chiarito che non esiste più alcun divieto a una pratica civile che si fa in tutta Europa. Da parte mia c'è pieno appoggio e apprezzamento per l'intervento-ponte della Regione Toscana, che ha come scopo principale la tutale della salute dei cittadini”.

 

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