Epifania: ecco tutta la verità sulla Befana

Emilia Fortunato antropologa e studiosa di Tradizioni Popolari ci presenta, tra storia e leggenda, l'anziana signora

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 gennaio 2018 16:07
Epifania: ecco tutta la verità sulla Befana

L’ Epifania è la giornata che come recita il noto detto popolare: “Tutte le feste porta via”, segnando la fine delle vacanze natalizie. La tradizione vuole che la prima Befana della storia fu la ninfa Egeria, consigliera di Numa Pompilio (secondo dei sette re di Roma). Alle calende di gennaio, verso la fine di dicembre, il re aveva l’abitudine di appendere una calza nella grotta dove viveva la dea (vicino terme di Caracalla) e la mattina la trovava piena non di doni, ma di buoni consigli.

La parola Epifania deriva da un termine greco Èπιφάνεια (Epifaneia), che significa manifestarsi. Secondo la tradizione cattolica, in questi giorni Gesù Bambino si rivelò come figlio di Dio.

Il nome Befana, sarebbe la storpiatura di Epifania. Con il tempo la i scomparve e la vecchia della “Befania”, divenne la Befana entrata negli usi e nei costumi anche di chi non crede.

Una leggenda popolare narra che i Re Magi, non riuscendo a trovare la strada per raggiungere la grotta del Bambinello, chiesero informazione ad un’anziana che, malgrado le insistenze dei tre sovrani, rifiutò di seguirli. In seguito, assalita dal rimorso, preparò un cesto di dolci e provò a cercarli. Si fermò in tutte le case, facendo regali agli infanti che incontrava, sperando che uno di questi fosse il piccolo Salvatore. Da quel giorno, per farsi perdonare, gira il mondo per dispensare doni, in ricordo di quelli offerti a Gesù dai sacerdoti persiani.

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte

Nell’immaginario collettivo: “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana: viva, viva la Befana”. Si rifà al suo aspetto questa famosa befanata (filastrocca) recitata in suo onore e tramandata di generazione in generazione.

L’ iconografia è fissa: una donna molto anziana, i capelli bianchi nascosti sotto un fazzoletto, vestita con un lungo gonnellone scuro ed ampio, uno scialle tutto rattoppato, un grembiule e un paio di ciabatte consunte. Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, si cala dal camino, come il collega natalizio Babbo Natale, per riempire le calze appositamente lasciate dai bimbi sul camino o vicino ad una finestra. In passato, i regali venivano messi dentro le scarpe ai piedi del letto. I fanciulli per ricambiare devono farle trovare un piattino con un mandarino, ed un bicchiere di vino, in modo che possa rifocillarsi. Ma oltre alla cena, non bisogna dimenticare di accendere un lume, per farle capire che in quella casa è molto attesa. I bimbi buoni riceveranno dolci, frutta secca o piccoli giocattoli; al contrario, i monelli, troveranno come punizione per le marachelle dell’anno, cenere e carbone.

Come si festeggia in Italia

La città della Befana è Urbania, ma nella nostra penisola si organizzano ovunque sagre, feste, mercatini, mostre, concerti, befana party, elezione di miss befana, falò tradizionali. L’atto di bruciare la vecchia il 6 gennaio vuole essere un segno di benvenuto all’anno nuovo. Il fuoco porta con sé le tristezze e le malinconie del passato.

Un’altra tradizione tipica di questa festa sono i befani. In certi paesi, soprattutto, Toscana, Friuli e Trentino, alcuni ragazzi se ne vanno per le case travestiti da Befana e il volto tinto di nero come la fuliggine, chiedendo a tutti qualcosa di dolce da distribuire ai bambini.

Avvolta da curiosità e mistero sulle sue origini, il rito dei Cucibocca di Montescaglioso (Matera) che la stessa magica notte (5 gennaio), popolano i vicoli del paese incappucciati e accompagnati dal rumore assordante di una catena spezzata ai piedi. Il viso coperto da una folta barba ed un cappello di canapa, con un grande ago da calzolaio, minacciano di chiudere la bocca ai bambini, se non sono accolti da cibo e un buon bicchiere di vino. I bimbi impauriti, scappano a letto a dormire, permettendo alla Vecchietta di riempire le calze.

Tradizioni culinarie

Si è creata nel tempo una vera e propria cultura gastronomica, legata a questa ricorrenza. Ogni regione propone i suoi dolci tradizionali. In Piemonte, troviamo la Fugassa d’la Befana, una margherita di pasta morbida. All’interno sono nascoste una fava bianca ed una nera, chi trova la prima deve pagare il dolce, chi trova la seconda offrirà da bere. In Toscana, per l’occasione si mangiano i cavallucci di Siena; in Veneto, viene, invece, sfornata la Pinsa, un dolce fatto con farina di mais e frutta secca.  In Liguria, vengono preparati gli anicini, le ciambelle dei re magi; risponde la Versilia, con i befanini, di pasta, mentre ad Ancona le pecorellu, dolcetti di varie forme che richiamano gli elementi tipici dell’Epifania. Chiude la Campania con pastiera e struffoli.

Un tempo gli uomini ritenevano che i 12 giorni che vanno da Natale al 6 gennaio, fossero magici. La dodicesima notte per chi crede nel potere della tradizione, possono accadere prodigi e meraviglie: gli animali acquisterebbero la parola; le lenzuola dei letti diventerebbero lasagne; l’acqua si trasformerebbe in vino o oro splendente. In alcuni regioni della Penisola, si crede addirittura che i morti si risveglino per tornare dai propri cari e impastare insieme a loro il pane dell’Epifania.

Alla fine di questo nostro viaggio alla scoperta di una delle figure folcloristiche italiane più temute ed amate, siete pronti ad alzare gli occhi al cielo per avvistare le magiche scope volanti?

Buona ricerca!

Emilia Fortunato @emiliafortunat3

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