Enrico Rossi: "I Cie che conosciamo sono luoghi disastrosi per i diritti umani"

Massimo Parisi (Ala-Scelta civica): "I Cie rappresentano la risposta più logica ed efficace". La Cgil, chiede la revisione del trattato di Dublino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 gennaio 2017 21:41
Enrico Rossi:

(DIRE) Roma, 4 gen. - "Non possiamo riproporre cio'' che e'' gia'' fallito". Cosi'' il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, parla dei Cie. In un''intervista a ''La Repubblica'', l''esponente Pd sottolinea che "gli unici Cie che conosciamo sono luoghi disastrosi per i diritti umani. Senza accordi bilaterali con i paesi d''origine- sottolinea- e soprattutto senza una normativa che differenzi le espulsioni con accompagnamento forzato dalle semplici intimazioni, che dovrebbero essere la norma secondo le direttive europee, non ci sara'' nessun incremento di sicurezza e di effettivita'' delle espulsioni.

Si moltiplicheranno invece i problemi che hanno portato alla chiusura di molti Cie negli scorsi anni". Rossi osserva poi che il leader leghista Salvini "da'' fiato alle trombe della destra populista. Ma l''equazione tra straniero clandestino e terrorista e'' una follia. Per questo bisogna continuare col modello che ha funzionato di piu''", quello cioe'' "dell''accoglienza diffusa sul territorio: piccoli gruppi da includere nelle comunita'' e anche da coinvolgere in lavori socialmente utili". Per Rossi potrebbe anche servire un "un intervento legislativo.

Il paradosso e'' che rischia di essere espulso chi lavora perche'' diventa clandestino. Chiedo adesso al Governo che le Regioni siano coinvolte nel necessario ripensamento di tutte le politiche dell''integrazione e della sicurezza".

"Molto si puo'' contestare al presidente Rossi, ma non che pecchi di incoerenza: sbagliava a contestare i Cie quando, sette anni fa, si prospetto'' l''ipotesi di realizzarne uno in ogni regione, sbaglia oggi a bocciare la proposta del ministro Minniti". Si tratta di "una sottile linea rossa che parte da lontano, quando da sindaco di Pontedera concesse, ''contra legem'', l''autorizzazione a un mercato abusivo di polacchi. Sono passati oltre 20 anni da allora, ma l''approccio di fronte al tema immigrazione pare sempre lo stesso".

Cosi'' il deputato di Ala-Scelta civica Massimo Parisi a commento delle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Giunta regionale toscana Enrico Rossi sulla possibile riapertura dei centri di identificazione ed espulsione. "Di fronte a una situazione che si aggrava di giorno in giorno i Cie- continua- rappresentano la risposta piu'' logica ed efficace a quella che paradossalmente potremmo definire un''emergenza strutturale: un luogo di breve permanenza in vista o del rilascio dello status di richiedente asilo o dell''espulsione".

Per Parisi e'' "naturale che a cio'' debbano accompagnarsi altre misure: per restituire ai Cie la loro funzione originale occorre accorciare i tempi per l''identificazione dei migranti e il riconoscimento del loro status giuridico, e attendiamo che il ministro Orlando ottemperi all''impegno preso in tal senso". Infine, conclude l''esponente di Ala, "stupisce il silenzio di Forza Italia in Toscana di fronte all''intervista di Rossi e la generale freddezza nei confronti della proposta del ministro Minniti da parte degli esponenti nazionali azzurri".

I Cie infatti "sono una battaglia storica del centrodestra e sostenerne un loro ritorno, a prescindere dal colore politico del governo, significherebbe rivendicare la bonta'' delle proprie idee e rafforzare la ragione sociale del movimento. Ma evidentemente passare alle cose concrete e'' piu'' faticoso che rilanciare polemiche sterili".

"No ai Cie in Toscana, si'' all''accoglienza diffusa". La posizione della Cgil toscana e'' riassunta da Maurizio Brotini, della segretaria regionale del sindacato. I centri di identificazione ed espulsione "non li abbiamo mai avuti qui e noi ci siamo sempre opposti a una apertura. Non li vogliamo adesso". Anche perche'' la proposta del ministro dell''Interno Marco Minniti, quella cioe'' di rilanciare ed istituire i Cie in ogni regione d''Italia "come risposta ai recenti attentati, confligge con la logica e l''umanita''.

In un mondo dove capitali e merci si spostano ad un ritmo incessante e'' illusorio impedire i movimenti delle persone che migrano per scelta o molto piu'' spesso per costrizione". Per la Cgil, quindi, puo'' essere fatto altro. Come "la revisione del trattato di Dublino, che lega chi migra al primo Paese di approdo, quando per esempio l''Italia e'' ormai da tempo terra di transito". Inoltre servono "l''istituzione dei corridoi umanitari, una diversa utilizzazione delle risorse per l''accoglienza, l''abolizione della Bossi-Fini e del reato di immigrazione clandestina, il diritto alla cittadinanza per chi decide di restare e per chi nasce in Italia e il superamento della logica dell''emergenza".

Poi sono necessarie "diverse politiche dell''accoglienza, che deve essere diffusa e strutturata su piccoli gruppi". Tuttavia, fare tutto questo serve, dice Brotini, "un coinvolgimento piu'' forte tra Regioni e Comuni; il passaggio di funzioni dal ministero dell''Interno al sistema delle autonomie locali; i poteri ispettivi dei Centri ad associazioni, consiglieri comunali e regionali; maggior utilizzazione dei centri Sprar rispetto ai Cas". Ma soprattutto un "miglioramento delle condizioni materiali di tutti coloro che vivono in Italia, autoctoni e migranti.

Perche'' senza un effettivo diritto al lavoro, alla casa, alla sanita'' ed all''istruzione nessun illuministico, benche'' giusto e doveroso, appello alla tolleranza ci salvera'' dalla barbarie". (Dig/ Dire)

In evidenza