Emergenza migranti: la Toscana propone il suo modello d'accoglienza “diffusa”

L'Europa accoglierà l'esempio positivo della regione italiana?

Europe
Europe Direct Firenze
16 febbraio 2016 15:23
Emergenza migranti: la Toscana propone il suo modello d'accoglienza “diffusa”

La Regione Toscana ha rilanciato il proprio modello di accoglienza “diffusa” ai migranti, in vista dell'ingente flusso di profughi che la prossima primavera-estate sbarcherà sulle nostre coste e metterà ancora più a dura prova le politiche europee sull'immigrazione. Dati i buoni risultati in termini di integrazione e accoglienza, ottenuti tra il 2011 e il 2012, quando la Toscana ha accolto 1800 profughi in fuga dalla Tunisia e dalla Libia, e tra il 2014 e il 2015, quando ha ospitato 6500 richiedenti asilo, la Regione propone di estendere l'utilizzo del modello e comprovarne l'efficacia. Oltre al caso italiano, infatti, il modello potrebbe anche essere preso a riferimento per stabilire delle direttive europee generali per l'accoglienza ai migranti, che valgano per più (o magari per tutti) i paesi comunitari. Il modello toscano si fonda su due presupposti: sì all'accoglienza e all'integrazione e no alle grandi concentrazioni.

Vediamo perché. Secondo la Regione, i migranti devono essere accolti in strutture piccole o di medie dimensioni, distribuite il più possibile sul territorio regionale, evitando di proposito i grandi concentramenti, che rischiano di divenire ghetti o tendopoli, peraltro di difficile controllo da parte delle istituzioni locali e statali. Al coordinamento generale delle operazioni deve essere deputato direttamente il Sindaco del Comune ospitante, più vicino alla città e alla realtà locale, mentre sono le associazioni del volontariato e del terzo settore a dover gestire l'accoglienza e le strutture. Una volta accolti, anche i migranti devono fare la loro parte.

Parallelamente alla loro ripartizione adeguata su tutto il territorio regionale, il modello d'accoglienza toscano richiede alle associazioni ospitanti di far svolgere attività e servizi di pubblica utilità ai migranti in arrivo. Questo per integrare loro nel tessuto sociale e per permettere a chi già vive in un determinato luogo di vederli come una risorsa, un aiuto alla comunità e non un problema. Per fronteggiare possibili emergenze, la Regione ha pensato anche all'acquisto di strutture mobili provvisorie, quelle che in genere usa la protezione civile in caso di calamità: piccole anche quelle, con cinque posti al massimo.

Un modello capace di garantire un'accoglienza più dignitosa agli ospiti ma anche una migliore integrazione. Secondo i dati raccolti dal Cesvot (centro servizi volontariato in Toscana) a Giugno 2015 la Toscana ospitava 4mila profughi in ben 280 centri di accoglienza straordinaria: piccole strutture, 15 ospiti per centro, presenti in circa 150 Comuni, poco più della metà dei Comuni toscani, e gestite da enti del terzo settore. In particolare la provincia di Firenze era l’area che ne ospitava di più, circa un migliaio, distribuiti in 63 centri: 11 centri gestiti dalle Misericordie, 4 da Caritas, 8 da altre associazioni di volontariato e 40 da cooperative sociali. Secondo Arci e Caritas, le due grandi organizzazioni che si occupano dell'accoglienza ai migranti, perché le politiche di accoglienza siano efficaci occorre ampliare la rete Sprar, il Sistema di protezione dei profughi e richiedenti asilo, attivato in Italia nel 2002. In Toscana, sempre secondo l'indagine del Cesvot, erano attivi 14 progetti Sprar, distribuiti in quasi tutte le provincie e gestiti da soggetti del terzo settore, come i già citati Arci e Caritas, ma anche da piccole e attivissime associazioni locali, che diventano un ponte tra la popolazione e il “migrante”, che viene più facilmente inserito e integrato nel tessuto sociale.

Finora le province toscane hanno risposto in maniera differenziata all’accoglienza: la percentuale di Comuni coinvolti varia dal 28,6% della provincia di Grosseto all’88,1% della provincia di Firenze, secondo i dati Istat risalenti all'Ottobre 2015 in Toscana. Per gestire l’assistenza sono state attivate complessivamente 412 strutture (appartamenti, strutture turistico-ricettive e assistenziali) e, dato il forte incremento nelle richieste di protezione internazionale, sono state istituite Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale (a supporto di quella nazionale), alle quali è stato attribuito il compito di riconoscere lo status di rifugiato, concedere la protezione sussidiaria oppure, nei casi in cui ritengano che non sussistano i requisiti, per un riconoscimento di tipo internazionale.

Se corretto e applicato a livello europeo, il modello di accoglienza “diffusa” toscano potrebbe divenire il trampolino di lancio per una politica comunitaria sull'immigrazione che fondi i suoi presupposti sull'integrazione locale e il decentramento.

In evidenza