Emergenza Firenze: non conta solo dove abitare, ma anche come si vive

Non guardare solo ai contenitori, ma anche al contenuto

Antonio
Antonio Lenoci
23 aprile 2015 13:23
Emergenza Firenze: non conta solo dove abitare, ma anche come si vive

Dopo aver affrontato gli aspetti economici, tecnici e burocratici della questione relativa agli spazi "diversamente abitabili" presenti a Firenze, aver esaminato offerta e domanda di mercato, aver valutato le opere di trasformazione e compreso la strategia alla base del regolamento urbanistico sentiamo la voce di chi accompagna i potenziali inquilini nella ricerca di una soluzione abitativa.

Vincenzo Simoni, presidente dell'Unione Inquilini ci accoglie in via dei Pilastri 41 rosso e davanti al tema degli spazi da trasformare per dare risposta all'emergenza abitativa ha una perplessità su tutte: "Ci preoccupa molto la gestione della Caserma Gonzaga, ex Lupi di Toscana. Si è parlato di Social Housing, questi termini alla moda..

utili non si sa per chi, ma c'è qualcosa che invece non ci convince. Si tratta di lavorare su un'area che è già urbanizzata, integrata nel quartiere, dove il rapporto tra l'investimento economico ed il rendimento è particolarmente delicato e necessita quindi di un grande controllo da parte di chi è deputato a questo. Poi, non giriamoci intorno, c'è un discorso puramente "Borghese" dietro, nel senso che si tratta di un bene pagato da noi, parliamo di una Caserma del popolo italiano, che adesso viene riqualificata e gestita come fosse un bene ereditato ed offerto al popolo..

No, è una Caserma, è già proprietà collettiva pagata negli anni con le tasse come servizio reso alla collettività. Parlare di percentuali da assegnare come uffici, direzionale, ricettivo o altri usi è una cosa aberrante. E' nostra, è di tutti".Firenze ha un patrimonio di scatole vuote. "Esistono troppi vuoti, è vero oppure luoghi che sono stati inutilmente svuotati, ricordate bene via delle Terme occupato dagli anarchici, sgomberato ed ancora vuoto, ma potremmo dire anche via dei Conciatori dove si è operato uno sgombero assurdo ed il bene è ancora vuoto, non solo, il Comune non ci ha preso un euro ancora da quell'operazione sciagurata"Le foto del gennaio 2012.Gli ex locali commerciali possono essere un aiuto? "Tutto può fare, in una situazione di emergenza, ma ricordiamoci il perché a Firenze dovrebbero essere evitati come uso abitativo: l'Unione Inquilini stessa si trova in un locale su strada ed è difficile viverci persino una parte della giornata, ho dovuto rimediare personalmente più volte alle varie infiltrazioni verificatesi dal pavimento e dalle pareti, conviviamo con le bolle di umido che provocano la perdita di intonaco, e vogliamo parlare delle fosse biologiche che raccolgono i liquami per poi trasportarli sulla strada? Le fosse non sono fuori, la progettazione fiorentina non era rivolta verso l'esterno, sono interne ai negozi e quando piove chi vive al piano terreno se ne accorge se ha un giardino o una corte, figuriamoci se sono in cucina o in salotto".

Simoni apre la porta della sede e ci accompagna in via dei Pilastri e via Alfani: "Sono in tanti che hanno trasformato il vecchio negozio in abitazione, basta vedere le tende alle vetrine, si capisce subito. Altri sono locali vuoti da anni". La conferma arriva da una residente che mostra una vecchia vetrina utilizzata oggi come nicchia utile per la raccolta della carta: "Sono più di 10 anni che i locali qui sono vuoti, qualcuno accanto ci abita, ma non so come fanno, ho un negozio vuoto sotto casa che è la fiera dell'umido, proprio sotto al famoso numero 8 di via Alfani, il discusso pied-a-terre di Matteo Renzi".Torniamo così alla prima puntata del nostro Speciale in cui domandiamo al mercato quali siano i criteri di valutazione applicati davanti ad annunci che presentano "deliziose" soluzioni abitative in cantine "adatta a molteplice uso" e soprattutto ottime da affittare con una "buona rendita".Ma un altro aspetto del problema preoccupa l'esperto e navigato presidente: "Non basta ragionare in termini urbanistici, serve conoscere l'antropologia. Le istituzioni, amministrazioni locali, la stampa parlano tutti di contenitori, si parla di stabili abbandonati ed occupati dai senzatetto.

Facciamo attenzione al contenuto. Viviamo una situazione molto simile a quella dei meridionali che negli anni '70 si ritrovano al nord, Milano o Torino e si insediano in condomini dove ricreano gruppi di appartenenza esclusivi; marginalità colorate ma non integrate. La questione abitativa richiede anche una conoscenza antropologica seria e profonda in grado di capire le inclinazioni sociali che portano ad una socievole e proficua convivenza, non basta assegnare immobili a casaccio.

Lorenzo Bargellini, leader del Movimento di Lotta per la Casa, conosce il problema e fatica a tenere insieme soggetti diversi anche se lo scopo comune è quello sacrosanto di avere un tetto sulla testa. Un mio disegno del '91 che tengo in sede si intitola "Ognuno sulle sue", a margine ho riportato la domanda "In chi ti riconosci?" proprio a simboleggiare una comunità che si è persa, ed è questo il motivo per cui oggi dovremmo riservare maggiore attenzione alle persone e dare incentivi alle vecchie cooperative sociali dove singoli individui e famiglie intere si mettevano insieme per perseguire e realizzare un progetto edilizio e di gestione comune che oggi potrebbe essere l'autorecupero edilizio".

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