Duecento agenti in più a Firenze? Il Capo della Polizia non dice no

Gabrielli all'inaugurazione della nuova caserma Polfer intitolata a Emanuele Petri: "Nardella ha ragione, questa città lo merita. Massima considerazione nei limiti delle risorse date". L'emozione della vedova dell'uomo di Stato ucciso dai brigatisti il 2 marzo 2003

Redazione Nove da Firenze
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11 dicembre 2019 15:38
Duecento agenti in più a Firenze? Il Capo della Polizia non dice no
foto Agenzia Dire

(DIRE) Firenze, 11 dic. - Prima l'ha ripetutamente chiesto all'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, poi ora, al nuovo vertice del Viminale, la ministra Luciana Lamorgese: per il sindaco Dario Nardella a Firenze servono più agenti delle forze dell'ordine.

Almeno 200, dal conto fatto più volte durante l'ultima campagna elettorale. Una richiesta su cui il capo della polizia Franco Gabrielli, a margine dell'inaugurazione della nuova caserma della Polfer alla stazione di Rifredi intitolata a Emanuele Petri, sovrintendente della polizia ferroviaria ucciso il 2 marzo del 2003 dai brigatisti Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, si sofferma rispondendo alle domande dei giornalisti: "Credo che i sindaci siano i migliori interpreti delle istanze di sicurezza delle loro comunità, quindi trovo le richieste di Nardella assolutamente legittimate.

Ovviamente questi inviti, che non vengono soltanto da Firenze ma da molte realtà del Paese, sono sempre tenute in debita considerazione".Detto questo, aggiunge, "mi sento di tranquillizzare questo territorio: stiamo parlando di Firenze, di una delle città più importanti del nostro Paese" con "un flusso turistico importantissimo, la cui sicurezza deve essere garantita non solo, in primis, perché i fiorentini lo meritano, ma anche perché è una cartolina del Paese". 

In pratica, sottolinea, "garantire la sicurezza in città come Firenze è in qualche modo una modalità con la quale si contribuisce a far sì che il nostro Paese venga vissuto come sicuro, alimentando correttamente i flussi turistici" che si traducono in "Pil e in economia".Gabrielli, quindi, sottolineando la differenza tra la "domanda di sicurezza e a volte la percezione della sicurezza" con i dati reali, osserva: "Se ci limitassimo ad analizzare i dati statistici questo non apparirebbe, però, come sta dicendo da tempo il ministro Lamorgese, dobbiamo andare un po' oltre la statistica ed intercettare anche le paure e i bisogni". Da questo punto di vista, prosegue, c'è "massima attenzione e considerazione, nei limiti delle risorse date".

 "Ancora non riesco a crederci.Purtroppo dopo 16 anni, piano piano, mi sono fatta un'idea che sicuramente quello che dicono è vero, perché come potete vedere a distanza di 16 anni siamo ancora qui a intitolare qualcosa per Emanuele, e quindi per me è un motivo d'orgoglio", afferma Alma Petri, vedova di Emanuele Petri. "Sono tanto emozionata", aggiunge, perché "è sempre un rivivere quella mattina, quelle ore che sono state così drammatiche", dove "fino all'ultimo non credi a quello che ti stanno dicendo".

Una realtà con cui "abbiamo imparato a conviverci, sia io che mio figlio, ma soprattutto quando arrivano le feste è durissima". Per la moglie del sovrintendente ricordare il marito anche oggi "è assolutamente importante, perché lui credeva in quello che faceva: era un ragazzo che appena compiuti 18 anni è partito volontario, quindi il senso della legalità, il senso della divisa l'aveva proprio nel sangue. Non a caso anche suo padre era un poliziotto, e quindi aveva respirato proprio quest'aria di legalità, e lui ci ha creduto fino alla fine".

(Dig/ Dire)

LA CRONICA CARENZA DI PERSONALE. “Le parole dette oggi dal Capo della Polizia a proposito dell’invecchiamento del personale e dei vuoti negli organici che avremo da qui a dieci anni sono un vero e proprio allarme che non deve essere ignorato. Andiamo incontro a un esodo di poliziotti che andranno in pensione tale da metterci seriamente in difficoltà se non si correrà ai ripari in maniera seria, strutturata, massiccia, con piani di assunzioni stabili e ciclici, per colmare problemi che si manifestano ormai da anni e che andranno sempre a peggiorare. Si tratta di migliaia di arruolati negli anni del terrorismo, con assunzioni di massa che, oltre tutto, porteranno via un enorme patrimonio di conoscenza ed esperienza”.

Lo afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, dopo l’intervento del Capo della Polizia, Franco Gabrielli, che a Firenze è tornato a richiamare l’attenzione sulla “programmazione da qui al 2030 di circa 40mila pensionamenti”.

“Sono anni – aggiunge Mazzetti – che questa problematica è così stringente. E’ pura matematica: ciò che si può fare con un adeguato numero di uomini non si può certo fare con meno personale. Ed esattamente un anno fa, proprio da un evento Fsp, noi e il Capo ribadivamo che i cittadini hanno bisogno di vederci in strada, ma questo impone al Governo di mettere mano alle assunzioni, che devono colmare il vuoto prodotto dal vecchio e disastroso blocco del turnover, nonché dare agli operatori un doveroso e dignitoso contratto.

Ebbene, la propaganda su questi temi non è ammessa. Far passare la falsa notizia che in Italia ci siano addirittura troppi operatori non è ammesso. Le elefantiache procedure che con esasperante lentezza portano all’immissione di nuovo personale non arrivano neppure a coprire i numeri di quelli che, nel frattempo, lasciano. Senza considerare che l’età media è troppo alta e inadeguata a determinati servizi, e non a caso i colleghi lavorano anche per migliaia di ore di straordinario obbligatorio che, oltre tutto, non gli viene neppure pagato.

Si può fingere che tutto vada bene, ma la verità è che qui non si tratta di procurare privilegi, né di fare gli interessi di parte. Si tratta di dare piena realizzazione al diritto di difesa dei cittadini, e garantire la sicurezza degli stessi operatori”.

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