Dpcm: i sindaci contro il governo sulle chiusure

Biffoni: "Ci siamo sempre assunti tutte le responsabilità, ma sono inaccettabili provvedimenti di fatto impossibili da applicare". L’appello di Cgil e Flc Cgil Firenze: “Non si chiuda la scuola”. Il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana Aldo Cursano: “Tra smart working, mancanza di turisti, orari ridotti e paura della gente ad uscire, il nostro settore è in terapia intensiva”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 ottobre 2020 23:45
Dpcm: i sindaci contro il governo sulle chiusure

"Da sindaco e da presidente Anci Toscana posso ribadire con forza che i sindaci si sono sempre assunti ogni responsabilità e dall'inizio della pandemia non abbiamo mai avuto problemi a prendere decisioni. Non era accettabile che il Governo dettasse provvedimenti inattuabili, gettando sulle spalle dei sindaci delle responsabilità senza dare strumenti e mezzi e soprattutto senza garantire una certa univocità almeno su territori limitrofi -sottolinea il sindaco di Prato Matteo Biffoni- E' inutile chiudere una strada o una piazza, ma anche un intero centro storico con il rischio di far spostare soprattutto i giovani da una zona all'altra, da una provincia all'altra. Così non si limitano i contagi, ma si spostano. E si mettono a serio rischio le attività economiche senza nemmeno ottenere un beneficio in termine di salute".

"La drammatica situazione pandemica, con aumento di contagi anche sul nostro territorio, non deve portare ad alcuna forma di sospensione delle attività didattiche in presenza -intervengono anche Gianluca Lacoppola (Segreteria Camera del Lavoro Metropolitana di Firenze) ed Emanuele Rossi (segretario generale Flc Cgil Firenze)- Il diritto all’istruzione, già fortemente vanificato nello scorso anno scolastico, non può né deve subire un ulteriore lockdown, che andrebbe a colpire in maniera ancora più grave soprattutto studentesse e studenti in condizioni di fragilità.

A partire da Governo e Ministero dell’Istruzione, per arrivare a Regione ed Enti Locali, è necessario mettere in campo ulteriori interventi straordinari all’altezza del difficile momento storico, colmando al più presto l’enorme ritardo con cui si sta procedendo ad assegnare l’organico alle scuole, stabilizzando da subito il personale precario sostituendo il concorso straordinario con una procedura che tenga conto del difficile quadro emergenziale, garantendo piena applicazione dei protocolli di sicurezza e sinergia con il sistema di prevenzione, pensando per i trasporti a un piano straordinario per assumere personale in grado di verificare il numero di passeggeri a bordo e per mettere a disposizione bus turistici (come già richiesto dalla categoria della Filt-CGIL in questi giorni), garantendo il servizio mensa e gli altri servizi accessori che devono continuare a svolgere il loro lavoro.

Per questi motivi la Camera del Lavoro Metropolitana di Firenze e la FLC Cgil sostengono tutte le iniziative volte all’obiettivo di mantenere l’apertura delle scuole. Da parte nostra metteremo in campo fin da subito ulteriori iniziative nella stessa direzione e, come già richiesto nei giorni scorsi, sollecitiamo l’apertura di un tavolo metropolitano, tra l’altro previsto dall’ultimo DPCM".

“Il nuovo Dpcm firmato ieri dal premier Conte getta poche luci e molte ombre sul settore dei pubblici esercizi. Se bar e ristoranti in qualche modo si salvano, pur fortemente penalizzati in alcuni casi, senza congressi e cerimonie si decreta la morte di catering e banqueting. Le discoteche erano già state sacrificate. Insomma, si uccide il mondo dello svago e della socialità e quel sistema di imprese che ad oggi rappresentava un marchio identitario per il nostro Paese, uno stile di vita e un modello di accoglienza”.

Lo afferma Aldo Cursano, che di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, è presidente regionale toscano e vicepresidente vicario nazionale “Anche se l’attività di bar e ristoranti resta più o meno garantita, ci sono molti fattori che indeboliscono la domanda”, prosegue Cursano, intanto il ritorno al 75% dello smart working per gli uffici pubblici, che svuota le città e rende inutile la funzione dei nostri locali; poi l’allarmismo, non sempre giustificato, che ha spento la voglia di uscire e frequentare pub e ristoranti, pur nelle condizioni di massima sicurezza.

Così è quasi inutile restare aperti, per qualcuno può essere una rimessa. Pure aver anticipato alle 18 la possibilità di consumare in piedi al bancone uccide la metà dei bar, già sofferenti per la mancanza di turisti e per lo smart working. Insomma, si è messo in terapia intensiva un intero settore che ha sempre svolto una funzione importantissima per la collettività”. Da qui, la richiesta urgente della categoria: “per evitare che la pandemia sanitaria diventi una pandemia economica e sociale ancora più spaventosa chiediamo con urgenza tre forme di sostegno: indennizzi per il fatturato perso, rinnovo del credito d’imposta sugli affitti almeno fino alla fine dell’anno e proroga della cassa integrazione.

La parola d’ordine deve essere salvare imprese e occupazione. Ma bisogna lavorare in fretta o sarà troppo tardi”, sottolinea con forza Cursano. “Le poche luci del Dpcm”, spiega Cursano “consistono nella scelta di non anticipare ulteriormente la chiusura per il servizio al tavolo, già fissata alle ore 24 dal decreto del 13 ottobre, poi nella volontà del Governo di trovare forme risarcitorie per le imprese penalizzate dalle nuove regole.

Segno che il Presidente del Consiglio, che ho incontrato la settimana scorsa a Roma insieme alla delegazione di Fipe-Confcommercio nazionale, ha compreso la serietà e il senso di responsabilità della nostra categoria. E se la ristorazione italiana, unica in Europa, in qualche modo può continuare a lavorare lo si deve a quell’incontro”. Restano però molte ombre ad allungarsi pesanti sul futuro del comparto, che secondo le stime di Fipe ha già perso in Italia 24 miliardi di euro dall’inizio della pandemia e rischia ora di perdere ogni mese un altro miliardo e 300 mila euro, con il risultato di mettere a rischio entro il 2020 la sopravvivenza di ben 300 mila posti di lavoro e 50 mila imprese, tremila solo in Toscana sulle circa ventimila esistenti.

“Servono subito misure compensative per salvare insieme alle imprese storie, identità e i sacrifici di una vita. Come Fipe-Confcommercio Toscana stiamo valutando le azioni da intraprendere”, conclude il presidente Aldo Cursano.

Occorre cambiare, e anche alla svelta, l’approccio del Governo sulla lotta al coronavirus”, questo il commento a caldo di Santino Cannamela, Presidente Confesercenti Città di Firenze, a poche ore dall’entrata in vigore dell’ennesimo DPCM sulla materia. “Basta con la logica dei divieti e la lenta ma purtroppo inarrestabile stretta sulle attività economiche, secondo una logica che purtroppo abbiamo già visto ad inizio anno e che poi ci ha condotto al lockdown. Qui occorre fare almeno 4 cose in modo serio e coerente:

1) Le attività che seguono e rispettano i protocolli di sicurezza, concordati a suo tempo con governo e CTS non possono essere oggetti di ulteriori restrizioni; non solo perché economicamente insostenibili, ma soprattutto perché, laddove si rispettano “le regole del gioco” non ci possono essere rischi di contagio.

2) Potenziare, con grandi investimenti, gli strumenti di prevenzione e di presidio sanitario sul territorio, anche ricorrendo al MES se necessario, superando logiche ideologiche e di contrapposizione politica che, data l’emergenza nazionale, devono essere necessariamente accantonate.

3) Rivoluzionare i tempi di accesso alla città, anche prevedendo soluzioni innovative sul fronte trasporto pubblico (magari in sinergia con i privati) e stabilendo nuove “turnazioni” tra mondo della scuola e quello del lavoro (se non ora quando?)

4) Stabilire una vera forma di ristoro per le attività più penalizzate dai divieti, e, più generale, dal virus, superando totalmente la logica degli aiuti a pioggia e del bonus contingente. Occorrono risorse certe, tempestive, mirate su base territoriale e tipologia d’impresa.

Se si vuole evitare il trend di aumento dei contagi e, compatibilmente evitare un nuovo lockdown o comunque un Natale a scartamento ridotto non possiamo più indugiare oltremodo. Ci giochiamo molto, nelle prossime settimane. Speriamo davvero prevalga un atteggiamento diverso da chi è chiamato, nell’ora più buia ad assumere decisioni difficili e da ben ponderare” conclude Cannamela.

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