Dormire a Firenze, estate record: albergatori chiedono di arginare gli affitti abusivi

Il ministro del Turismo Centinaio ha ribadito l’intenzione di andare avanti sulla strada di un sistema di identificazione attraverso l’applicazione di un codice per tutte le strutture

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 settembre 2018 17:18
Dormire a Firenze, estate record: albergatori chiedono di arginare gli affitti abusivi

 Il presidente di Federalberghi Firenze, Francesco Bechi, riprendendo i dati di un’analisi condotta dall’associazione su tutto il panorama nazionale commenta “Il numero delle strutture ricettive e dei posti letto continua ad aumentare ben più dei flussi turistici e senza un reale controllo, trasformando il centro storico in un dormificio”.Gli albergatori elencano i provvedimenti attuati nelle maggiori città europee per arginare il fenomeno degli affitti turistici.Cosa accade in Europa: "Ad Amsterdam, gli appartamenti privati possono essere affittati per non più di 30 giorni all’anno e possono ospitare al massimo quattro persone per volta. Anche Atene ha stabilito un limite massimo alla durata delle locazioni brevi, che è pari, a seconda dei casi a 50 o a 90 giorni all’anno, a seconda dell’ubicazione. A Barcellona è possibile affittare al massimo due stanze per appartamento, per non più di 4 mesi all’anno, a condizione che il proprietario vi risieda (non è possibile affittare appartamenti interi). A Berlino, l’affitto di seconde case è consentito per un massimo di 90 giorni all’anno. A Bruxelles può affittare casa per meno di 90 giorni solo chi rispetta una serie di requisiti rigidissimi e solo con il consenso di tutti i condomini del palazzo. A Dublino, le locazioni brevi non possono superare 60 notti in un anno, con un massimo di due camere per appartamento e non più di quattro ospiti per notte. A Ginevra, gli immobili residenziali possono essere affittati a scopo turistico su piattaforme online per un massimo di 60 notti l’anno. A Londra, gli appartamenti destinati alle locazioni brevi possono essere affittati per non più di 90 giorni all’anno. A New York, le locazioni brevi sono consentite solo se il proprietario risiede nell’appartamento. A Parigi, il limite di operatività è di 120 giorni all’anno. Inoltre, i proprietari degli immobili affittati per brevi periodi devono iscriversi in un registro pubblico.

L’amministrazione comunale ha recentemente dichiarato di voler vietare l’affitto di case nei primi quattro arrondissement, perché il centro della capitale francese si sta spopolando. A Valencia, le abitazioni intere possono essere affittate per un massimo di 45 giorni all’anno".

In Italia. “Ad agosto 2018 erano disponibili su Airbnb 397.314 alloggi italiani, con una crescita esponenziale che non accenna a fermarsi (174.528 alloggi in più rispetto ad agosto 2016, pari a un incremento del 78,34%). Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno troviamo Roma con 29.519 annunci, Milano con 18.482, Firenze con 11.341 e Venezia con 8.025 annunci, ma queste ultime due con una concentrazione ben più elevata viste le dimensioni.

Per quanto riguarda le regioni, la pole position spetta alla Toscana, con 59.320 annunci. Senza considerare che a questi annunci vanno aggiunti quelli presenti sugli altri portali di prenotazione, da Booking a Housetrip, Expedia, Homeaway, Flipkey, che potrebbero determinare quasi un raddoppio del numero complessivo" prosegue Bechi. Federalberghi parla di "vera invasione" a cui "bisogna porre un limite, nel senso della legittimità. In tutto il mondo ormai sono state dettate regole per porre un argine al dilagare degli affitti abusivi, che non portano risorse nelle casse pubbliche e non creano posti di lavoro.

Chi rispetta le regole ha tutto il diritto di fare ospitalità, ma serve trasparenza e bisogna garantire standard di servizio adeguato, in adesione a quelle che sono le normative di riferimento, che devono giocoforza essere uguali per tutti. Nell’incontro dell’altro giorno con Federalberghi - prosegue Bechi - il ministro del Turismo Centinaio ha ribadito l’intenzione di andare avanti sulla strada di un sistema di identificazione attraverso l’applicazione di un codice per tutte le strutture, così da arginare il fenomeno del sommerso.

Non resta che auspicare che questa misura trovi applicazione quanto prima”.

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