Domani esposto Codacons su Banca Etruria

Fanno scalpore le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, oggi alla Leopolda, sulla riforma del Credito Cooperativo. Donzelli (Fratelli d'Italia): "Non solo consulenze per papà del premier: conflitto d'interesse palese"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 dicembre 2015 20:29
Domani esposto Codacons su Banca Etruria

Il Codacons presenterà domani un esposto alla Corte dei Conti della Toscana e al Comando della Guardia di Finanza di Arezzo, chiedendo di aprire una indagine sul crac di Banca Etruria che ha trascinato con se migliaia piccoli investitori. La magistratura contabile e le Fiamme Gialle dovranno individuare i responsabili di tale grave situazione, ossia i soggetti che hanno materialmente suggerito e venduto i titoli ai risparmiatori, e coloro che hanno sperperato i soldi degli investitori portando l’istituto di credito al dissesto.

Tali soggetti – spiega il Codacons - dovranno rispondere dei danni prodotti ai cittadini e allo Stato - costretto a creare un fondo da 100 milioni che tuttavia non basterà a sanare la situazione - attraverso i loro beni personali, che dovranno essere utilizzati per i rimborsi ai risparmiatori. Per la parte restante dei risarcimenti, saranno inevitabili migliaia di cause contro gli istituti di credito, non essendo l’arbitrato una strada praticabile. “Con l’arbitrato il Governo introduce un principio incostituzionale e pericolosissimo: si decide cioè di punire un reato in modo diverso a seconda di chi è la vittima.

Sostanzialmente il “furto” commesso viene punito in modo più duro se il rapinato è povero, e non viene punito affatto se la vittima è benestante – afferma il presidente Carlo Rienzi – Ma tutto ciò è palesemente illegale perché il reato è uguale per tutte le vittime, e le conseguenze dello stesso non possono essere proporzionate al reddito di chi lo ha subito”.

L’Associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali prende atto dell’urgenza che il Presidente del Consiglio ha espresso per la seconda volta in sette giorni relativamente alla riforma delle BCC. E ricorda che ha consegnato al Governo da oltre quattro mesi la propria organica proposta di riforma, condivisa con la Banca d’Italia. Chiarito una volta per tutte che il ritardo nell’emanazione del decreto non dipende affatto dal Credito Cooperativo, si attende con immutata fiducia. Federcasse respinge però con forza la tesi che la numerosità e la dimensione delle banche costituisca di per sé un problema.

Ogni BCC è oggi inserita in una rete locale e nazionale che già genera economie di scala. Il senso della riforma che è stata messa a punto va proprio nel senso di rafforzare la coesione delle BCC. Sarà un passaggio ancora più avanzato nel far sistema. Nascerà appunto un Gruppo Bancario Cooperativo, emblema di una coesione integrata adeguata ai tempi e alle regole dell’Unione Bancaria. Sarà il primo gruppo italiano per capitali tutti italiano e il terzo per volumi complessivi. Ma già oggi il sistema delle BCC è solido, come evidenziano le cifre che più avanti riportiamo. Fino ad oggi anche le più piccole BCC sono state aiutate a restare nel mercato e a superare eventuali difficoltà. Dopo la riforma, che non ha di per sé l’obiettivo di ridurre il numero delle BCC, il sistema sarà ancora più competitivo e ancora più solido per via di meccanismi del tutto originale di coesione integrata. Ogni singola BCC è inserita in un sistema che ha consentito, quando necessario, di risolvere al proprio interno e senza alcun contributo pubblico le situazioni di criticità. Gli strumenti di categoria che il Credito Cooperativo si è dato negli anni (Fondo di Garanzia dei Depositanti, Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti, Fondo di Garanzia Istituzionale) hanno permesso ai loro clienti di non subire alcun danno patrimoniale. Federcasse ricorda che oggi un cliente di BCC che possiede obbligazioni ordinarie emesse dalla stessa Banca e garantite dal Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti, può contare su una garanzia – nei limiti di quanto stabilito dallo statuto – che arriva a 103 mila euro, aggiuntiva a quella di 100 mila euro riconosciuta per legge ai depositanti. Federcasse chiede ancora una volta con forza, dunque, di non assumersi la responsabilità grave di associare la crisi delle 4 banche – per la cui risoluzione le BCC sono state costrette a pagare nel giro di due settimane 225 milioni di euro – alla riforma delle stesse BCC che è attesa da mesi. Il decreto “salvabanche” è una misura congiunturale, il decreto che – si spera presto – riformerà le norme che regolano le BCC è una misura strutturale. La coincidenza temporale è nefasta e, come detto, dovuta a ritardi non delle BCC, né di Federcasse. Federcasse prende atto inoltre di quanto affermato dal Direttore Generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi che oggi, nel corso della trasmissione “In mezz’ora” condotta da Lucia Annunziata su Rai 3, ha sottolineato il ruolo storico e di sostegno alle economie locali delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (BCC). Federcasse rimarca gli indicatori patrimoniali delle BCC e Casse Rurali, con un patrimonio di sistema (capitale e riserve) di 20,5 miliardi (cresciuto dell’1,3 per cento nell’ultimo anno). Il CET 1 ratio ed il TCR medi delle BCC sono pari, rispettivamente, al 16,2 ed al 16,7 per cento in raffronto al 12,1 ed al 14,8 del resto dell’industria bancaria italiana.

"Il legame fra Tiziano Renzi e l'ultimo direttore di Banca Etruria Lorenzo Rosi, oggi indagato dalla Procura di Arezzo, è acclarato e lo dimostreremo nei dettagli nelle prossime ore: un sistema di scatole cinesi e sinergie societarie che, attraverso l'utilizzo del potere, è mirato al guadagno di pochi, fra i quali i familiari del Presidente del Consiglio". Così il coordinatore dell'esecutivo nazionale e capogruppo in Toscana di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli replica all'avvocato di Tiziano Renzi, Lorenzo Bagattini, in merito agli intrecci fra Banca Etruria e la famiglia del premier.

"Oltre ai rapporti di consulenza affidati dalle società di Rosi a Tiziano Renzi per la realizzazione degli outlet, ci sono legami societari importanti non solo con i familiari del premier ma anche con uomini della sua stretta cerchia - conclude Donzelli - e questo, dopo i recenti provvedimenti assunti dal governo nei confronti delle banche, fa emergere un conflitto d'interesse palese che coinvolge lo stesso Presidente del Consiglio".

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