Lavoro: disoccupazione toscana all'8,7%

Nel 2013 segni di recupero. In calo i giovani, bene le donne. Cisl: "Crisi non finita, rischio all'export". Nascosti: «Dati inquietanti. Solo aiutando le PMI è possibile invertire la rotta. Grande industria non basta»

Nicola
Nicola Novelli
27 marzo 2014 19:10
Lavoro: disoccupazione toscana all'8,7%

FIRENZE – Un anno ancora fatto ancora di ombre, ma anche di qualche luce. Questo in estrema sintesi l'andamento del mercato del lavoro in Toscana secondo i dati Istat elaborati dall'Osservatorio regionale. Se, da una parte, la recessione condiziona ancora negativamente il mercato, con un calo di occupati pari a circa 4 mila unità, un aumento di circa 16 mila disoccupati ed un tasso di disoccupazione che passa dall'7,8 all'8,7%, nel secondo semestre si registrano tuttavia segnali di recupero che confermano la sostanziale capacità di tenuta della Toscana, soprattutto se rapportata all'andamento della produzione e ai risultati del mercato del lavoro nel Paese o delle altre regioni del centro nord. Dal 2008, anni di inizio della crisi, sono stati persi fino ad oggi 22.000 posti di lavoro.

Il commento - L'assessore alle attività produttive e lavoro della Regione Toscana spiega che la contrazione avrebbe potuto essere, però, ben maggiore se l'occupazione avesse seguito l'andamento della produzione, quindi mantenendo invariato il prodotto per addetto: in tal caso avremmo oggi circa 95.000 occupati in meno. Tutto questo è dovuto, essenzialmente, all'intervento diffuso della Cassa integrazione in deroga e ad un più esteso ricorso al part-time (in gran parte involontario).

Ma anche a fenomeni positivi in più comparti che hanno fatto della Toscana la Regione con i migliori risultati sul fronte delle esportazioni. Scenario che quindi ci deve spingere a proseguire nell'impegno per la qualificazione del nostro sistema produttivo per il quale la nuova stagione dei fondi strutturali 2014/20 sarà fondamentale. Capacità di tenuta Nel complesso la Toscana conferma, nel biennio 2012-2013, una discreta capacità di tenuta, con una flessione dell'occupazione decisamente inferiore rispetto a quella rilevata in tutte le maggiori regioni del centro-nord (al pari della Lombardia). La Toscana è sostanzialmente allineata al tasso di occupazione 15-64 anni europeo, mentre ha un livello più basso nel tasso di disoccupazione.

Assai più sfavorevole rimane la posizione dell'Italia, per entrambi gli indicatori.

I giovani - La domanda di lavoro in contrazione ha sensibilmente ridotto le possibilità di ingresso nel mercato del lavoro delle giovani generazioni. In Toscana il tasso di disoccupazione giovanile 15-24 anni nel 2013 è risultato pari al 33,4%, inferiore al 40,0% medio italiano ma comunque su livelli rilevanti. Il divario negativo dalla media europea –dieci punti percentuali inferiore al dato toscano- è in questo caso notevole. Dall'inizio della crisi, l'occupazione giovanile nella più ampia fascia dei 15-29 anni, dove il tasso di disoccupazione del 2013 è al 21,9, si è ridotta di circa 52.000 unità. Le criticità per i giovani derivano in primo luogo dalla riduzione secca delle assunzioni, che blocca il passaggio dal sistema istruzione-formazione al mercato del lavoro, aggravato dalla debole interazione tra mondo della scuola e lavoro.

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Neet al 20% - Si è accentuato il fenomeno dei cosiddetti NEET, i giovani che non studiano e non lavorano, che nella regione sono saliti nel 2013 al 20% dal 13% del 2008. In valori assoluti 101.000 persone nella fascia 15-29 anni, rispetto ai 66.000 del 2008. Il 41% di essi è disoccupati (attivo nella ricerca di un lavoro) e il 59% inattivo (scoraggiato, in attesa ecc.). Il 55% è composto da giovani donne, il 45% da maschi.

Le donne in recupero - Nel 2013 l'occupazione femminile ha manifestato segnali di recupero, contrariamente a quella maschile, riducendo quindi un gap di genere che però resta ancora elevato. Diversamente da quanto emerso nelle altre regioni, in Toscana il tasso di occupazione delle donne è aumentato, passando al 56,4% dal 55,4 del 2012. L'aumento delle forze di lavoro e della partecipazione al mercato del lavoro ha però determinato anche un incremento del tasso di disoccupazione di circa mezzo punto percentuale, salendo cioè al 10,1% dal 9,5% del 2012. In sostanza, l'aumento dell'offerta di lavoro non è stato assorbito totalmente da una domanda ancora su livelli modesti, seppure in ripresa. Nel complesso la Toscana ha accentuato la differenza positiva dai valori della media nazionale, e la disoccupazione femminile risulta di sotto della media UE. Il tasso di occupazione delle donne toscane resta però ancora inferiore a quello europeo.

Cassa integrazione - La cassa integrazione nell'anno passato ha svolto un ruolo fondamentale per contenere gli effetti della caduta della domanda di lavoro. Nel 2013 in Toscana, secondo i dati INPS, sono state autorizzate 55 milioni e 600 mila ore di Cig con un incremento del +3,2% sul 2012. In termini di lavoratori equivalenti, le ore autorizzate sono state pari a 32.700 posti di lavoro full time.

“L’aumento della disoccupazione in Toscana conferma ancora una volta che la crisi non è affatto finita. I messaggi di ottimismo diffusi negli ultimi tempi da vanno presi con le molle. La crisi morde forte, soprattutto tra i giovani. La disoccupazione non diminuisce, anzi, e anche in Toscana sta salendo.” E’ il commento del segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza, ai dati Istat elaborati dall’Osservatorio regionale che indicano nel 2013 un aumento della disoccupazione dal 7,8 all’8,7%. “In Toscana in particolare bisogna fare molta attenzione –sottolinea Cerza- perché finora l’occupazione ha retto grazie alle esportazioni, ma i venti di crisi che potrebbero originarsi dai contrasti tra Occidente e Russia e il raffreddamento della crescita dei paesi emergenti mettono a rischio nel prossimo futuro anche questo dato che ha salvato la nostra regione.” “Bisogna rafforzare –conclude Cerza- una politica di crescita dimensionale delle nostre aziende, basata sull’innovazione di prodotto e sulla qualità, attraverso un rafforzamento delle nostre filiere sui settori dove siamo all’avanguardia, per aumentare la produttività delle imprese e l’occupazione.

Ci vogliono atti coraggiosi di tutti gli attori principali: di sindacati e datori di lavoro con una contrattazione articolata, degli enti locali con una politica di sostegno adeguata.”

«Siamo di fronte a dati inquietanti e che allo stesso tempo sfatano il mito della “Toscana felix” propugnato dalla sinistra in questi anni. L’aumento della disoccupazione, specie quella giovanile, la diminuzione dei posti di lavoro, impennata del numero dei neet sono la prova provata che, al di là della crisi internazionale, a non funzionare sono state anche le politiche della Regione. Checché ne dica Rossi, l’export da solo non salva la Toscana e i dati di oggi ne sono la prova provata.

E’ il momento di cambiare passo e strategia, non più solo gestendo le emergenze o continuando a puntare sulla grande industria, ma sostenendo chi dà lavoro: le piccole, medie e micro imprese». Così Nicola Nascosti, consigliere regionale di Forza Italia e vicepresidente della commissione Attività produttive e componente della commissione Emergenza occupazionale, commenta i dati sulla disoccupazione in Toscana. «Oltre a esprimere preoccupazione, com’è naturale che sia, è necessario intervenire mettendo in campo politiche attive che pongano i piccoli e medi imprenditori nelle condizioni di crescere e tornare ad investire, a partire da agevolazioni nell’accesso al credito e sburocratizzazione – attraverso una riduzione degli adempimenti e tempi certi e brevi di risposta - e interventi mirati a formare lavoratori sempre più qualificati», insiste il consigliere di Forza Italia. «I dati sulla disoccupazione presentati oggi derivano soprattutto dalla crisi della grande industria, e Piombino ne è un esempio.

Siamo i primi ad augurarci che il polo siderurgico possa proseguire l’attività, ma se malauguratamente dovesse chiudere la Regione cosa potrebbe fare a sostegno dei lavoratori? La risposta è una e una sola: creare le condizioni perché il tessuto economico toscano offra sempre maggiori opportunità di lavoro. C’è bisogno è una Regione amica delle piccole e medie imprese: sono loro il motore della nostra economia», conclude Nascosti."Il Partito Democratico della Toscana esprime forte preoccupazione per le sorti dei 3mila lavoratori occupati nello stabilimento della Lucchini e nel suo indotto che rischiano il posto di lavoro se entro la fine del mese di aprile non si materializzerà un nuovo soggetto interessato all’acciaieria e che permetta il mantenimento in attività dell'altoforno".

Così il responsabile Lavoro del Pd toscano Cristian Pardossi interviene sulla situazione di incertezza per il polo siderurgico piombinese. “Sosteniamo gli sforzi che – continua Pardossi – il Comune di Piombino, la Provincia di Livorno, la Regione Toscana e il viceministro De Vincenti insieme con le parti sociali stanno compiendo per scongiurare ogni rischio di chiusura, alla ricerca di una soluzione che salvaguardi i posti di lavoro e la tenuta di un nodo strategico dell'industria italiana.

Il futuro della Lucchini e del suo indotto non sono un problema solo di quel territorio, per questo chiediamo al Governo di investire risorse economiche da destinare sia alle operazioni di bonifica ambientale del sito che per il rilancio dell'intero polo siderurgico: così come la Regione Toscana ha intenzione di investire 60 milioni di euro sull’area chiediamo che anche il Governo intervenga in questo senso. Occorre puntare sulla riconversione del sito piombinese perché solo dotando il nostro paese di politiche industriali all'avanguardia, primeggiando per efficienza e compatibilità ambientale, si porranno le basi per la creazioni di posto di lavoro. Auspichiamo – afferma il responsabile Lavoro del Pd toscano – infine che venga firmato quanto prima l'accordo per la riconversione ecologica del polo e che in tale accordo si presti la massima attenzione alle forme di tutela nei confronti dei lavoratori, come annunciato dal sottosegretario.

Perché il tempo rimasto è poco e tra meno di un mese più di mille persone rischierebbero la cassa integrazione se si fermerà l’attività dell’Altoforno”.

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