Dipendenze digitali, la Toscana in prima linea per combatterle

​Il 5 novembre prossimo si terrà il primo Digital Detox Day, progetto ideato dalla Fondazione Arezzo Wave Italia. "Distaccarsi da questi strumenti è ritrovare la propria dimensione umana". Marchetti (Forza Italia): "Avviare percorsi per tutelare in particolare i minorenni"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 luglio 2019 19:29
Dipendenze digitali, la Toscana in prima linea per combatterle

Il 5 novembre prossimo, in Toscana, si terrà il primo Digital Detox Day, la prima giornata toscana per sensibilizzare ragazzi e famiglie sulle nuove dipendenze digitali. Un giorno intero, ventiquattro ore senza cellulare né tablet, per disintossicarsi dai social e favorire l’utilizzo consapevole della rete tra tutti, ma specialmente tra i più giovani. Ad annunciarlo, questa mattina in palazzo del Pegaso, il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, il presidente del Corecom Enzo Brogi, il presidente di Fondazione Arezzo Wave Italia, Mauro Valenti.

Il progetto, ideato dalla Fondazione Arezzo Wave Italia con il contributo di Regione e Cassa di Risparmio di Firenze, in collaborazione con il Comitato regionale per le comunicazioni, è stato presentato in occasione della proiezione del documentario “Reality”, realizzato durante la vacanza premio che cinque influencer e studentesse delle superiori toscane si sono aggiudicate vincendo “Digital Detox”, la sfida su Instagram dedicata ai giovani studenti dai 16 anni in su. Una vacanza in barca, a largo dell’Argentario, ‘senza telefonino’, o meglio, collegate una sola volta al giorno, alla sera e per pochi minuti.

“Il 5 novembre sarà il giorno in cui tutti si distaccano da questi strumenti, per ritrovare la loro dimensione umana. Un messaggio che Corecom e Arezzo Wave lanciano con grande evidenza, verso un futuro che recuperi il senso umano dei rapporti e delle relazioni”, ha commentato il presidente Eugenio Giani a proposito del Digital Detox Day . Giani ha ‘riconosciuto sul campo’ i meriti di Arezzo Wave Italia e Corecom: “La dipendenza dagli strumenti on line di comunicazione di massa, quindi social, sta diventando un problema”, occorre quindi “ritrovare un equilibrio”.

“Ci siamo sentiti molto vicini al progetto di Arezzo Wave per la ‘detossificazione’ digitale; il video ha avuto l’onore di essere presentato al Giffoni Film Festival”, ha affermato Enzo Brogi aprendo la conferenza stampa. Il punto, come spiegato dal presidente del Corecom, è che “Questo straordinario strumento che è il telefonino, con tutte le sue potenzialità, è legato a insidie che possono portare, già adesso, a parlare di ‘detossificazione’. Questo è il tema su cui Arezzo Wave ha voluto invitarci a riflettere utilizzando un progetto assolutamente originale e molto bello”. Simile, ricorda Brogi, a un’iniziativa che lui stesso prese quando era sindaco di Cavriglia, “una ventina d’anni fa, invitando ottanta famiglie a stare per un mese senza la televisione”.

Brogi ha dichiarato l’interesse del Corecom per l’iniziativa presentata.”Crediamo che sia importate ‘detossificare’, ma ancora di più prevenire” e quindi cercare di utilizzare certi strumenti con il giusto rapporto”, ha detto il presidente, richiamando “il progetto per lanciare nelle scuole medie della Toscana un percorso formativo per i ragazzi, fatto da Corecom in collaborazione con Istituto degli Innocenti, Regione Toscana, Polizia postale e ufficio scolastico regionale, per arrivare al rilascio di un patentino. Per avere più consapevolezza quando navighi”. Insomma, “così come avviene con il motorino, prima di guidare si fa un corso di formazione”.

Mauro Valenti, che ha introdotto la proiezione di “Reality”, ha affermato: “Controlliamo il nostro cellulare 235 volte al giorno, una media di 15 volte all’ora, una sorta di bulimia. Per il contest, ho tratto ispirazione dai camp ground off grid della Silicon Valley per adulti stressati da social. Tra le mission della nostra fondazione, infatti, sono fondamentali le attività di sostegno e arricchimento culturale dei giovani. Dal documentario emerge che avere obiettivi concreti e condividerli offline, rendono più attive e reali le ore della giornata e riducono il bisogno di stare isolati sui social.

A fine serata, nella riflessione quotidiana, le ragazze rimanevano perfino sorprese nello scoprire che il telefonino mancava loro meno di quanto si sarebbero aspettate”. In sala Barile anche tre delle cinque vincitrici del contestDigital Detox –, Valentina Cenni, Iris Mattesini, Virginia Pratesi, Marzia Rossi e Maya Valenti , la sfida per sensibilizzare i giovani sulla dipendenza dal digitale. Per partecipare i ragazzi di almeno sedici anni con un profilo Instagram si sono registrati sul sito di Arezzo Wave.

A novembre partirà anche l’edizione 2020 del contest. 

Non solo. «Avviare sin da subito, all’interno dei Servizi per le Dipendenze che già si occupano di ludopatie, la pianificazione e l’attivazione di percorsi dedicati ai cittadini affetti da gaming desorder, rivolgendo nella definizione dei team specialistici di assistenza e cura particolare attenzione all’utenza minorenne»: questo l’impegno che il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti chiede alla giunta toscana con una mozione appena protocollata che punta a una delle priorità che distinguono l’azione dell’esponente azzurro, ovvero la tutela in particolare dei minori dalle dipendenze digitali.

«L’Organizzazione mondiale della sanità ha riconosciuto il gaming desorder, ovvero la dipendenza dai videogiochi – spiega Marchetti – come autentica patologia. La decisione Oms diverrà vigente nel gennaio 2022, ma intanto i nostri ragazzi sempre più di frequente si riducono in stato di progressivo isolamento sociale per rimanere attaccati a consolle, pc, smartphone e tablet. Non aspettiamo. La rete regionale di Ser.D. già comprende percorsi dedicati alle ludopatie, ebbene io dico: iniziamo ad innestare su quel ramo anche un canale per questa specifica patologia, e che sia in particolare pensato per i ragazzi e per le loro famiglie. La dipendenza di uno, è codipendenza dell’intero nucleo familiare. Crea una disfunzione condivisa. Va fornito un supporto adeguato contro questo fenomeno».

Ecco quindi l’atto, che Marchetti supporta a suon di dati richiamando il pronunciamento dell’Oms, ma anche alcuni studi. Uno, si legge nella mozione, è «l’ultimo studio realizzato dall’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani (Aesvi) attraverso un sondaggio condotto su campione di utenti internet di età compresa tra 6 e 64 anni». Qui si scopre che «nel 2018 i videogiocatori in Italia sono stati 16,3 milioni, ovvero il 37% della popolazione. Tra i videogiocatori – scrive Marchetti – si rileva massiccia presenza giovanile con: a) il 10% di videogiocatori in età 6-10 anni (5% maschi e 5% femmine il 25% dei quali utilizza smartphone, il 21% il pc); b) il 9% in età 11-14 anni (5% maschi e 4% femmine con incidenza nell’impiego di smartphone che sale al 56%, e del pc al 40%); c) il 24% in età 15-24 anni (13% maschi e 11% femmine con netta prevalenza dell’utilizzo dello smartphone, col 48%, rispetto al 30% del pc)».

Poi ci sono i dati toscani dei report zonali 2018 raccolti ed elaborati dal Centro Regionale di documentazione per l’infanzia e l’adolescenza secondo i quali, richiama la mozione Marchetti, «il 26,8% dei ragazzi tra 11 e 17 anni non ritiene di avere un buon livello di socialità e solo il 18,3% di loro frequenta associazioni o gruppi, mentre il 5,2% dichiara di commettere atti di violenza e bullismo a scuola, il che definisce una potenziale platea di minori maggiormente esposti a tendenziale isolamento e disordini del comportamento individuale/relazionale».

E allora avanti: «Il gioco d’azzardo patologico – ricorda l’atto del Capogruppo di Forza Italia – è già inserito nei Livelli essenziali d’assistenza (Lea), ma la griglia ministeriale non inibisce l’erogazione, da parte delle singole Regioni, di servizi ulteriori rispetto a quelli individuati come essenziali e la Regione Toscana già oggi conta su una rete territoriale di Servizi per le Dipendenze (Ser.D.) dedicati alla presa in carico anche di persone con problemi di gioco d’azzardo patologico».

Per Marchetti la priorità, «data l’estesa platea di videogiocatori, in specie bambini e minori, e stante la diffusione e facilità d’accesso in particolare agli smartphone nonché alla luce dei dati regionali su minori che si autovalutano in deficit quanto a livelli di socialità», è «iniziare fin d’ora ad implementare l’attività dei Ser.D. con percorsi dedicati a cittadini affetti dagaming desorder, rivolgendo particolare attenzione all’utenza minorenne».

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