​Difesa civica: difensori e garanti con pochi poteri e mezzi

Il presidente del Consiglio regionale ha aperto i lavori del seminario di approfondimento in palazzo Bastogi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 ottobre 2017 15:10
​Difesa civica: difensori e garanti con pochi poteri e mezzi

“Si impone una legge nazionale, una legge quadro che consenta di avere un orizzonte comune per muoversi”. Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale, apre i lavori del seminario “Il Difensore Civico per rafforzare la democrazia deliberativa e la soluzione dei problemi dei cittadini”.

Il seminario sulla Difesa civica segue la Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, riunita per la prima volta dopo il referendum costituzionale a Firenze e ospitata dal Consiglio regionale della Toscana nella cornice della sala delle Collezioni in palazzo Bastogi. La conferenza, presieduta da Franco Iacop, ai vertici del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, ha fatto il punto su molte iniziative in programma. È infatti l’organismo che punta a valorizzare il ruolo istituzionale dei Parlamenti regionali e a sviluppare l’autonomia funzionale delle assemblee, nonché punto di riferimento per i vari organi di garanzia regionale.

Giani introduce il tema della riflessione sulla Difesa civica muovendo dalla situazione in Toscana, dove l’iter per una unificazione delle figure dei garanti (infanzia e detenuti) ha già fatto i conti, come in altre Regioni, con gli interventi di profilo nazionale, mentre comunque si registra “una situazione di incertezza anche normativa sulla specificità di queste figure”.

“Ci troviamo a un bivio – afferma il presidente –; c’è la questione della delimitazione delle funzioni di tutela delle figure di Difensore civico, Garante dell’infanzia, garante dei detenuti”. C’è la necessità di far fare un salto qualità alla figura del Difensore civico, “perché possa aggiungere alle attuali funzioni di intervento e sollecitazione anche funzioni effettive di mediazione e conciliazione”. E c’è “l’esigenza di coordinarci tra Consigli regionali”, perché non vi siano differenze, in materia così importante come i diritti dei cittadini, tra una regione e l’altra.

Serve anche una legge nazionale che dia sostanza alle funzioni attribuite. Giani richiama l’esempio del Corecom, per la conciliazione tra operatori della telefonia e utenti: “In Toscana quest’anno ha risolto 7mila pratiche”. La figura del Difensore civico, invece, da marzo 2017 è stata investita di nuovi poteri di garanzia in materia di sanità, con legge dello Stato (la 24 del 2017, la cosiddetta Legge Gelli) ma senza risorse umane, strumentali e finanziarie aggiuntive, precisa il presidente.A dare voce sforzi, meriti e impegno degli uffici regionali del Difensore civico toscano ci pensa Lucia Franchini, il primo degli interventi previsti al seminario di approfondimento.

Il Difensore regionale ricorda il ruolo fondamentale della difesa civica: “Essere strumento di democrazia deliberativa per facilitare la comunicazione tra cittadino e istituzione, prevenire le contese e dove i conflitti si realizzano adottare ogni forma di conciliazione per la risoluzione condivisa del problema”. Per Franchini, in Italia assistiamo ad una ‘discriminazione al contrario’, “ossia il cittadino privo di qualificazione (detenuto, infante, immigrato) non ha, a livello nazionale, la possibilità di usufruire del servizio stragiudiziale gratuito perché non esiste una difesa civica nazionale”.

Uno spunto ulteriore riguarda i cittadini italiani che vivono all’estero: “All’anagrafe degli italiani residenti all’estero sono 5milioni con diritto di voto”, ricorda il Difensore toscano. “Negli ultimi anni il Coordinamento nazionale dei difensori civici regionali e delle province autonome ha sperimentato una qualche surroga di servizio a livello nazionale, usufruendo di un ‘workflow’ gratuito e del volontariato dei funzionari delle singole difese civiche regionali. Non è possibile pubblicizzarlo proprio per la precarietà degli strumenti messi a disposizione, ma vi assicuro che una percentuale non inconsistente di domande e richieste ci previene anche dai nostri italiani all’estero, che comunque mantengono rapporti fiscali, patrimoniali, culturali con il nostro paese”

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