Crisi industriali: toscani 19 tavoli aperti al Mise

Mozione di Sì-Toscana a sinistra chiede interventi per il mantenimento dell'occupazione. Mozione M5S per proseguire sostegno lavoratori Tmm. Alessandra Nardini (Partito democratico): “Scongiurare la chiusura di Molino Rossi è la nostra priorità, 33 lavoratori e 20 dell’indotto a rischio licenziamento”. Il Capogruppo di Forza Italia in Regione Maurizio Marchetti: «Burocrazia e opere non fatte: così la Regione fa morire o scappare le imprese»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 agosto 2018 22:35
Crisi industriali: toscani 19 tavoli aperti al Mise

Un tavolo di crisi su 7 tra quelli aperti al Ministero per lo sviluppo economico, ovvero il 13,19 per cento con 19 vertenze sulle 144 nazionali, è toscano. Oggi una notizia positiva, la finalizzazione della procedura di acquisto del sito industriale della Richard Ginori di Sesto Fiorentino, da parte dell'azienda che aveva rilevato cinque anni fa marchio e attività produttiva ma, per una serie di complesse vicende, non era ancora entrata in possesso dei terreni su cui sorge lo stabilimento.

“Il futuro della Richard Ginori sarà a Sesto Fiorentino. La firma di oggi rende concreto un risultato formalizzato lo scorso mese di dicembre, segnando l’inizio di una fase nuova. Abbiamo lavorato per mesi, al fianco della Regione e del Governo, per respingere un vergognoso tentativo di speculazione che avrebbe messo in discussione il lavoro, la storia, il patrimonio artistico rappresentato dalla Ginori. La trattativa che ci ha portati a questo punto è stata difficile e penso che dobbiamo essere grati all’azienda, alle istituzioni, ai sindacati e a tutti coloro che hanno permesso di conseguire questo risultato.

Il primo pensiero e la più grande gratitudine, però, vanno ai lavoratori che, lottando per il lavoro, hanno difeso anche un patrimonio inestimabile per la nostra città”. Lo afferma il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi commentando l’acquisizione da parte di Richard-Ginori del sito industriale su cui sorge lo stabilimento.

"Un atto importante che premia l'impegno e la tenacia di chi, in tanti anni, ha continuato a lavorare per perseguire l'obiettivo del mantenimento nel territorio e del rilancio della storica manifattura". Il presidente della Regione Enrico Rossi esprime la sua soddisfazione "Per la Regione, che ha seguito puntualmente e con grande attenzione, a fianco di sindacati e istituzioni, la vicenda - commenta Rossi - è un passaggio importante, che dimostra il valore della scelta compiuta dall'azienda e la responsabilità e il senso di attaccamento dei lavoratori che, in questi mesi, sono stati disponibili a firmare accordi di ristrutturazione pur di consentire la continuità delle produzioni e il loro mantenimento nel sito di Sesto Fiorentino . Ora ci auguriamo il rilancio di questo storico marchio possa non avere più ostacoli".

Per il mantenimento dell’occupazione e per favorire la trasformazione di imprese in crisi in cooperative. Sono queste le richieste che il gruppo Sì-Toscana a sinistra in Consiglio regionale rivolge alla Giunta attraverso una mozione, approvata oggi dall’Aula, che punta anche a seguire quanto fatto da altre Regioni: assumere una normativa che contempli quale parte integrante dello sviluppo toscano il criterio del lavoro di qualità. Il presidente del gruppo e primo firmatario del testo, Tommaso Fattori, rileva la necessità che i prossimi protocolli e accordi di programma (ma anche gli attuali dopo le opportune verifiche) contemplino tra i criteri sostanziali i contratti regolari, il giusto salario, condizioni di piena sicurezza, rispetto della normativa di tutela della salute e responsabilità sociale dell’impresa, adozione di pratiche socialmente responsabili nell’interesse delle comunità locali. La ricerca di un lavoro di qualità, insomma, è alla base della mozione che vuole favorire, in situazioni di crisi, la creazione di cooperative sociali anche attraverso l’implementazione di risorse già stanziate o strumenti finanziari previsti per questi istituti, esempio classico il prestito partecipativo.

“Proseguire nel sostegno agli ex lavoratori dell’azienda Tmm di Pontedera (Pi) è quanto chiede la mozione approvata dal Consiglio regionale e presentata dalla consigliera del Movimento 5 stelle Irene Galletti. L’atto impegna la Giunta a prevedere corsi di formazione per i lavoratori riunitisi in cooperativa e forme di sostegno formativo agli ex impiegati Tmm non confluiti nell’impresa collettiva. Nel testo si ricorda che in tempi brevissimi una trentina di lavoratori della fabbrica firmeranno l’atto costitutivo della cooperativa.

Un’iniziativa presa a seguito della chiusura dell’azienda e della conseguente perdita dei loro posti di lavoro, che viene giudicata “lodevole”. Sulla vicenda della Tmm il Consiglio della Toscana si è già espresso con due atti a sostegno dei dipendenti. Uno a firma Pd, Art.1/Mdp, l’altro presentato da Sì – Toscana a sinistra.

Sempre sulle Crisi aziendali: il Consiglio regionale della Toscana approva con voto unanime una mozione presentata dal Partito democratico sulla situazione dell’azienda Molino Roberto Rossi di Ripafratta, nel Comune di san Giuliano Terme (Pisa). La mozione, prima firmataria la consigliera Alessandra Nardini, impegna la Giunta regionale a “monitorare la situazione, in considerazione delle “possibili ricadute negative in termini sociali per un territorio già colpito dalle conseguenze della crisi economica nelle strutture produttive e negli assetti occupazionali dei molteplici comparti dell’economia provinciale. “Torniamo a parlare di lavoro – dichiara in aula Alessandra Nardini – l’azienda sta attraversando un momento di particolare difficoltà.

Siamo certi che la Regione come sempre non mancherà nel suo impegno, lo testimonia l’incontro fissato per il 3 agosto con i sindacati, le istituzioni e la proprietà. L’eventualità dello stop definitivo dell’azienda è assolutamente da scongiurare. Il rischio è che nell’anno in cui si festeggiano i 120 anni dalla fondazione, 33 lavoratori, oltre ai 20 impegnati nell’indotto, ricevano addirittura la lettera di licenziamento. L’azienda non ha perso né commesse, né ha subito cali di produzione.

Vive una crisi che può essere attribuita a un investimento di alcuni anni fa, quando ha acquisito quote di una società di Altopascio che già versava in una situazione difficile. Individuare soluzioni che possano scongiurare la chiusura definitiva di questa attività, conclude Alessandra Nardini, “è una nostra priorità”.

«Si tratta di numeri choc, le cifre di un disastro economico-sociale la cui responsabilità politica è tutta sulle spalle della sinistra che finora ha ininterrottamente governato la Toscana e che con le sue politiche, tra burocrazia e opere non fatte, fa morire o fuggire le imprese»: l’attacco a alzo zero arriva dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che, alla vigilia della seduta di Consiglio regionale in cui è calendarizzata la comunicazione di giunta sulle crisi industriali in Toscana, ha incrociato i dati lì contenuti con quelli sulla situazione italiana esposti alla Camera dei deputati il 18 luglio scorso dal Ministro per il lavoro Luigi Di Maio «Nell’informativa ministeriale si dava conto di 144 tavoli di crisi aperti attualmente al Mise.

La comunicazione della giunta toscana ci dice che ben 48 di questi sono invece quelli aperti in Toscana e tra questi 19 anche di livello nazionale. Non solo: vi si legge che dal 2015 a ora le vertenze gestite dalla giunta sono state addirittura 140, ovvero l’equivalente di ciò che si verifica in tutta la nostra penisola. Sono sbigottito», scuote il capo Marchetti. «Certo – prosegue nella sua disamina – si tratta di una platea di occupati molto inferiore a quella nazionale, con 7.400 addetti coinvolti nelle 48 vertenze toscane aperte a fronte dei 189 mila lavoratori a rischio occupazione a livello nazionale.

Questo è però naturale se si pensa che sullo scenario italiano pesano situazioni come Ilva, mentre il tessuto produttivo toscano è prevalentemente composto da medie, piccole e piccolissime imprese. Ciò non diminuisce la gravità di dati che plasticamente dimostrano quanto abbiamo sempre detto, finora in assenza di raffronto: burocrazie e opere non fatte, infrastrutture materiali e immateriali arretrate, difficoltà di accesso al credito, un sistema di smaltimento degli scarti di produzione obsoleto e attualmente incerto accelerano la mortalità delle nostre imprese o fanno fuggire quelle più grandi che magari possono delocalizzare, come accaduto per il polo valdarnese della Bekaert». «Nel giugno 2015 Rossi si è insediato affermando che avrebbe fatto del tema del lavoro la stella polare delle sue politiche: o abbiamo frainteso in quale direzione intendesse dando per scontato che mirasse a un incremento dei bene occupati – afferma sarcastico Marchetti – o dobbiamo dire che sarebbe stato meglio evitasse, visti i risultati.

Col suo lessico veterocomunista Rossi attacca l’opera dello scomparso ex ad di Fca Sergio Marchionne, ma intanto qui le aziende che non muoiono fuggono da un territorio colpevolmente imbrigliato nei lacci d’apparato, lasciato indietro quanto a ammodernamento e mai reso attrattivo per gli investitori e le imprese. Se la Toscana ha potuto in passato pensar di galleggiare sulla rendita del suo valore intrinseco, oggi non può più: la sinistra ha dissipato anche quello».

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