Coronavirus, risultati negativi oltre il 95% di operatori di Careggi

Il governatore Rossi: "Alzare il livello di protezione e separare i servizi ha funzionato. Adesso concentreremo l'attenzione nelle Rsa e nelle Rsd toscane dove sono ospitati circa 13mila anziani". L’impegno di Regione ed Asl per i territori di Lunigiana, Massa e Carrara

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 marzo 2020 18:58
Coronavirus,  risultati negativi oltre il 95% di operatori di Careggi

Dallo screening condotto dal laboratorio di microbiologia di Careggi diretto dal professor Gian Maria Rossolini, su un primo campione di 1.167 operatori sanitari dell’Aou di Careggi, oltre il 95% è risultato negativo.

"Questo risultato è molto incoraggiante e dimostra che la decisione che per primi abbiamo preso di effettuare il tampone a tutti coloro che si sono presentati al pronto soccorso ospedaliero con o senza sintomi è stata giusta. Alzare il livello di protezione e separare i servizi ha funzionato - è il commento del presidentre Enrico Rossi - Particolarmente positivo il dato in area Covid, dove l’attenzione e la protezione sono state ancora più forti. In Toscana gli ospedali non sono diventati centri di diffusione dell’infezione.

È un dato straordinario del quale ringrazio la professionalità e la correttezza dei nostri professionisti e operatori sanitari. La maggioranza di essi è indenne. È un dato sorprendente, visto che in Toscana è da circa un mese e mezzo che circola il virus, e che rivela che gli operatori in area Covid sono quelli che si proteggono meglio. Pur in un quadro dif ficile di approvvigionamento riusciamo a tutelare bene la stragrande maggioranza degli operatori. Per questo motivo dobbiamo puntare sui dispositivi di protezione a tutti".

Lo screening condotto dal laboratorio di microbiologia di Careggi

Sono stati sottoposti a prelievo per lo screening sierologico 1.505 operatori.

Sono stati processati dal laboratorio di microbiologia di Careggi i campioni di 1.167 operatori.

Di questi, 1.113 operatori (oltre il 95%) sono risultati negativi.

I restanti 54 operatori (4,6% su 1.167) sono positivi o dubbi.

15 di questi sono medici: 1 neonatologo, 2 ortopedici, 1 maxillo facciale, 1 geriatra, 2 ematologi, 2 anestesisti, 1 chirurgo plastico, 1 neurochirurgo, 4 specializzandi.

39 sono del comparto: 24 infermieri, 6 ostetriche e 10 OSS (operatorio socio sanitari).

325 sono in Aree Covid: di questi, 13 sono risultati positivi o dubbi (4%).

842 sono in Aree No Covid: di questi, 42 sono risultati positivi o dubbi (4,9%).

Quanto alla dislocazione negli edifici e nei contesti operativi:

- 11 sono del Materno Infantile (2 medici, 6 ostetriche, 1 Infermiere, 2 OSS)

- 12 sono del San Luca (2 specializzandi, 8 infermiere, 2 OSS)

- 15 sono del Cto (5 medici, 1 specializzando, 7 infermieri 2 OSS)

- 6 sono di Oncoematologia e TMO, Trapianto midollo osseo (2 medici, 2 infermiere, 2 OSS)

- 5 sono del Deas Covid (1 medico, 3 infermieri, 1 OSS)

- 2 sono del Deas no Covid (2 infermieri)

- 4 sono di Clinica Medica (1 medici, 1 specializzando, 1 Infermiere, 1 OSS)

Negli operatori positivi allo screening è stato effettuato il tampone e sono disponibili i dati per i primi 34 operatori, di cui 1 risultato positivo.

Lo stato attuale della sorveglianza degli operatori

Sono stati effettuati 424 tamponi agli operatori contatti di caso giudicati a medio/alto rischio e pertanto sotto sorveglianza del medico competente. 15 di questi sono risultati positivi (3,5%).

Da pochi giorni, al tampone si associa anche il test sierologico. È stato possibile condurre le prime valutazioni di concordanza tra il tampone e lo screening sierologico: 125 operatori sotto sorveglianza sono stati indagati con il test combinato (tampone + sierologico). Sono risultati positivi a tampone 3 operatori.

Il commento della direzione di Careggi

“La popolazione dei lavoratori ospedalieri sottoposti a screening risulta sierologicamente positiva o dubbia nel 4,6% dei casi – è il commento di Rocco Damone, dg dell’Aou di Careggi - Le differenze tra il gruppo degli operatori delle aree Covid e delle aree No Covid è al limite della significatività statistica e potrà essere meglio indagata con la prosecuzione dello screening. La popolazione dei lavoratori ospedalieri sottoposti a tampone nell’ambito della sorveglianza sanitaria ai contatti esposti a rischio medio alto risulta positiva nel 3,5,% dei casi”.

"Adesso concentreremo la nostra attenzione nelle Rsa e nelle Rsd toscane - dice ancora Enrico Rossi - dove sono ospitati circa 13mila anziani. Fare lo screening, verificare eventuali casi di positività e distinguere aree Covid e non Covid è la strada che abbiamo preso e su cui proseguiremo con determinazione. La grande lezione è che occorre separare, separare e ancora separare. Distinguere negativi da positivi, identificare aree diverse tra loro e graduare le cure a seconda della gravità, condurre la battaglia nel territorio, presidiando e difendendo gli ospedali. A questo punto siamo pronti per passare alla fase due: estendere lo screening sierologico a tutto il resto della popolazione sanitaria in ogni ambito e poi passare all’indagine di massa a partire dalle aree più colpite".

Nei prossimi giorni saranno disponibili ulteriori dati sugli screening sugli operatori.

Nell’ambito territoriale di Massa-Carrara, particolarmente colpito dall’emergenza coronavirus, la Regione Toscana e l’Azienda USL Toscana nord ovest sono impegnate a venire incontro alle esigenze dei cittadini, con tante iniziative legate al territorio perché se ospedali e terapie intensive sono fondamentali - ed anche a Massa si è provveduto al loro potenziamento - “la battaglia si vince prima di tutto sul territorio”.

Lo ha ribadito il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che oggi ha incontrato a Massa, insieme al direttore generale dell’Asl Maria Letizia Casani ed al direttore sanitario Lorenzo Roti, i massimi dirigenti sanitari, esprimendo loro apprezzamento per come è stata gestita la riorganizzazione degli ospedali della Lunigiana e di Massa che hanno dovuto affrontare un’epidemia che, per livelli di diffusione, non ha eguali in Toscana. Ha quindi ringraziato tutti gli operatori sanitari per il grande lavoro che stanno facendo, pur in condizioni di difficoltà. In Lunigiana il presidente ha anche incontrato alcuni sindaci del territorio.

Nell’ambito del confronto, molto proficuo, è stato confermato che verranno inviati kit sierologici per effettuare i test in tutte le Rsa, agli ospiti ed al personale, sia nella zona Apuana che in quella della Lunigiana. Il presidente Rossi, infatti, preoccupato per i tanti casi di positività che si sono verificati in queste strutture, ha deciso di far partire immediatamente lo screening diagnostico in tutte residenze sanitarie, a cominciare dalle realtà maggiormente interessate ed è questo sicuramente il caso delle due zone.

Sempre in questo ambito territoriale, verranno aperti 15/20 posti letto di cure intermedie a Carrara ed altri 20 in Lunigiana, nella sede della “Don Gnocchi”.

Previsto inoltre un consistente aumento nella fornitura di dispositivi di protezione individuale (mascherine, camici, etc) tenendo conto dell’incidenza dei casi in questi due territori.

La Regione Toscana ha poi stipulato convenzioni per l'istituzione di “alberghi sanitari”, distribuiti su tutto il territorio, nei quali viene garantita idonea sorveglianza infermieristica e medica per i pazienti COVID – 19. Al momento sono già 45 i posti letto disponibili: 25 a Marina di Massa e 20 ad Aulla.

Il presidente Rossi ha infine rassicurato sulla fornitura di kit di dispositivi di protezione direttamente al domicilio dei medici di medicina generale, il cui ruolo - ha ribadito - è fondamentale perché a loro spetta il primo trattamento dei pazienti con sintomatologia sospetta.

La Regione ha assegnato quasi 4 milioni di euro per l’acquisto di apparecchiature elettromedicali, destinate alla Centrale remota per il coordinamento delle operazioni di soccorso sanitario urgenti (Cross) per fronteggiare l’emergenza da Covid-19.

Il finanziamento, pari a 3.922.541,17 euro, è stato deliberato dalla Giunta, nella seduta di ieri, su proposta dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi, ed è stato assegnato alla Asl centro, nei cui locali del Centrale operativa 118 di Pistoia-Empoli ha sede la Cross, che disporrà delle nuove attrezzature là dove riterrà necessario.

“La centrale Cross sta svolgendo un ruolo sempre più decisivo nell’ambito dell’emergenza sanitaria, che stiamo vivendo a causa del Coronavirus - ha detto Saccardi -. La stessa quarta Ordinanza, firmata nei giorni scorsi dal presidente Rossi, ne evidenzia tutta l’importanza di raccordo strategico. Tant’è che il neo tavolo tecnico di coordinamento per la elaborazione di procedure e linee di indirizzo per le centrali operative 118 e i sistemi di emergenza territoriale si riunisce nella sala Cross. E’ un nostro importante punto di riferimento, che ha saputo conquistarsi il giusto merito sul campo, anche al di fuori dei confini regionali, grazie all’impegno di tanti operatori e volontari toscani dalla indiscussa competenza”.

La Cross agisce da interfaccia strategica tra la zona colpita dalla calamità (in questo caso l’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia da Coronavirus) e tutte le regioni, attraverso il dipartimento nazionale di Protezione civile. Svolge le attività sanitarie di emergenza, fornendo ambulanze, elisoccorsi, moduli sanitari con posti medici avanzati e la ricerca di posti letto al di fuori della zona interessata dall'evento. La Cross di Pistoia-Empoli è stata attivata entro i confini nazionali per alcune maxiemergenze degli ultimi anni (terremoto del Centro Italia del 30 ottobre 2016; hotel Rigopiano a gennaio 2017; terremoto di Ischia nell’agosto 2017; crollo del ponte Morandi nell’agosto 2018) fino all’attuale grave emergenza sanitaria dovut a al diffondersi del Coronavirus.

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