Coronavirus, la pandemia raccontata dalle donne

"Penelope alla peste": nel libro di Veronica Passeri (con la prefazione di Giovanna Botteri) 14 storie che 'fotografano' e spiegano un periodo che è già nella storia

Antonio
Antonio Patruno
02 settembre 2020 16:38
Coronavirus, la pandemia raccontata dalle donne

C'è Barbara, l'anestesista che bolla il menefreghismo diffuso ("troppa gente in giro... E non ci sono posti nelle rianimazioni") . C'è Irene, la bambina che vede 'sparire' la casa dei nonni dal pianerottolo ("chissà cosa succede di là... "). C'è Patrizia, la dottoressa che lavora in carcere ("non è che non ci vogliono dare i dispositivi di protezione individuale, ci vogliono bene ma a noi nessuno ha pensato..."). C'è Tiziana, la suora insegnante che rincuora i suoi allievi ("Ci vediamo presto, vi terrò a mente uno per uno, tutti i giorni") .

Vicende vere, colte nel nocciolo ed estrinsecate a futura memoria. Un energico flash d'autore sulle prime settimane di epidemia da Coronavirus in Italia. 'Penelope alla peste - La pandemia raccontata dalle donne' (edizioni Castelvecchi, euro 13,50) della giornalista fiorentina Veronica Passeri è un libro tempestivo. In piena emergenza sanitaria, la racconta declinata al femminile focalizzando 14 storie vere. Con un linguaggio incisivo, un ritmo incalzante da cronista di razza. 

Il titolo si richiama a Oriana Fallaci, al suo primo romanzo che era 'Penelope alla guerra'. La presentazione è di una grande giornalista del presente, l'inviata RAI Giovanna Botteri che scrive: "Di fronte alla minaccia, alla morte le donne sono capaci di fare la differenza...". Un libro agile (dedicato ai genitori Mara e Gino), non ingombrante, una novantina di pagine utili da avere in libreria perché testimoniano in modo fedele e senza fronzoli un momento che nessuno di noi potrà dimenticare. L'istantanea a pagina 58:" Tutto il Paese sta scoprendo cosa significa stare chiusi dentro, perdere una dopo l'altra ogni libertà, a cominciare da quella di movimento.

E, ancora, doversi portare dietro un'autocertificazione per uscire e guardarsi l'un l'altro con sospetto mentre a mente si calcola un metro e mezzo di distanza. L'Italia è, all'improvviso, ai domiciliari". La speranza a pagina 82: "Anche nei giorni in cui l'Italia è piegata dalle morti per il coronavirus, dalla paura, dalla fatica e dalla preoccupazione per l'economia e per il lavoro Tiziana vuole credere che questo tempo, pur accompagnato da così tanto dolore, non sia cattivo ma propizio, che porti da qualche parte, che avvicini ciascuno alla propria vocazione". 

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