Coronavirus, Consorzio Vino Chianti: “Cura Italia deludente"

Il presidente Busi: Servono misure più forti a sostegno delle aziende agricole”.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 marzo 2020 10:48
Coronavirus, Consorzio Vino Chianti: “Cura Italia deludente

Firenze, 20 marzo 2020 - Serve l'allargamento delle misure di sostegno per tutte le aziende agricole, senza discriminazione di fatturato e a prescindere dal fatto che siano in bonis o meno. E' il messaggio che arriva dal Consorzio Vino Chianti dopo la lettura del decreto “Cura Italia” che “non soddisfa le nostre aspettative in termini di stanziamento dei fondi assegnati per gli interventi a favore delle imprese, in termini di provvedimenti in campo tributario-fiscale, in materia previdenziale e di lavoro e previdenza sociale né tantomeno nel campo del credito”, dice il direttore del Consorzio Marco Bani.

“Il rinvio delle attuali scadenze al mese di maggio 2020 o sue eventuali brevi rateizzazioni, quando saremo ancora, a detta degli esperti, nella fase calante della pandemia vedrà le aziende alle prese con i problemi di liquidità per il perdurare della crisi del mercato e dei consumi e quindi nell'impossibilità di far fronte alle scadenze”, aggiunge il direttore.

Le imprese agricole, e il mondo del vino in particolare, hanno esigenze specifiche: “I mercati sono bloccati – dice il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi – quindi le vendite sono ferme, ma noi non possiamo bloccare la produzione perché fermare le nostre aziende significherebbe abbandonare i campi. Il mercato interno è fermo da settimane, adesso si stanno chiudendo anche gli sbocchi commerciali in Europa, Stati Uniti e Sud America. La Cina, in lenta ripresa, è un mercato nuovo che non potrà in nessun modo compensare il fermo dei nostri riferimenti storici.

Va bene tutelare i dipendenti per le imprese costrette a fermarsi, ma nel nostro caso gli operai sono tutti al lavoro perché le nostre attività seguono il ciclo vegetativo delle piante, che si sussegue a prescindere da calamità e pandemie: almeno nella fase attuale ci servirà a ben poco la cassa integrazione, a noi servono interventi a sostegno delle aziende che devono continuare a produrre ma non possono e non potranno vendere”.

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