Combattere il CoronaVirus negli ambienti di lavoro

A Massa lettera ai lavoratori per farli rientrare in ufficio. La replica dei segretari della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil: "Una proposta arrogante e indisponente, priva di rispetto per la salute dei dipendenti e per le disposizioni governative". Le auto-pattuglie del Corpo Guardie di Città sanificate con l’Ozono

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 aprile 2020 16:07
Combattere il CoronaVirus negli ambienti di lavoro

A dieci giorni dalla entrata in vigore delle disposizioni emergenziali che hanno disposto la sospensione -fino al 13 aprile- delle attività produttive e commerciali ritenute non essenziali, sono pervenute alla Prefettura di Firenze circa 2.000 comunicazioni da parte di imprese che, non rientrando già tra quelle consentite, chiedono di poter proseguire l'attività in quanto inserite in modo funzionali a filiere che invece devono o possono proseguire la produzione, o a servizi essenziali o di pubblica utilità, ovvero operano a ciclo continuo la cui interruzione comporta grave pregiudizi per gli impianti o pericolo di incidenti. Sono inoltre pervenute 36 richieste di autorizzazione alla prosecuzione di attività ex art.

1, comma 1, lett. H) e ne sono state rilasciate 24. Le comunicazioni già esaminate sono 1200 e i provvedimenti di sospensione delle attività adottate sono 7. Le motivazioni dei provvedimenti di sospensione hanno riguardo nella maggior parte dei casi alla mancata dimostrazione della funzionalità dell'attività svolta rispetto alle filiere produttive consentite indicate, ovvero all'indicazione di filiere produttive non rientranti tra quelle assentite.

La Prefettura raccomanda la corretta formulazione delle comunicazioni poiché molte pervengono in modo errato o incompleto così da rendere ancora più complessa la verifica dell'apporto della singola attività, al fine di assicurare la prosecuzione della filiera produttiva indicata che non sempre è di agevole ed immediato riscontro. In queste attività la Prefettura, che risulta particolarmente impegnata, si avvale del supporto di un Gruppo di consultazione composto dalla C.C.I.A.A. ed attraverso essa delle categorie economiche, della Città Metropolitana, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco e dell’Ispettorato del Lavoro con il N.I.L.

dell’Arma dei Carabinieri, nonché della collaborazione delle organizzazioni sindacali, attraverso incontri periodici in videoconferenza. Rigorosi controlli vengono effettuati su input della Prefettura da parte delle Forze di Polizia su ciascuna azienda anche con riguardo alle aziende che possono continuare l'attività perché rientranti in filiere consentite e quelle autorizzate.

“Inaccettabile. Arrogante e indisponente. Privo di ogni rispetto verso la tutela dei lavoratori, delle disposizioni dei Decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sull’emergenza Covid19, prima ancora che dei rapporti con le organizzazioni sindacali. Non abbiamo altro modo di definire la lettera che l’amministratore unico di Master ha inviato ai dipendenti per invitarli a tornare al lavoro, in ufficio, in piena emergenza coronavirus, per un servizio che di essenziale non ha assolutamente nulla in questo momento dato che sono sospesi tributi e imposte.

Più che un invito, un modus operandi autoritario e di stampo fascistoide di richiamo all’ordine che nulla ha a che vedere con la pubblica amministrazione di stampo democratico in cui ci troviamo a vivere e operare. L’amministrazione, e il sindaco in prima persona, dovrebbero intervenire per richiamare al rispetto istituzionale dei ruoli l’amministratore unico della società in house del Comune di Massa”. E’ un affondo deciso quello che portano avanti, in maniera unitaria, i segretari delle funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil, Patrizia Bernieri, Enzo Mastorci e Claudio Salvadori.

“I toni utilizzati dall’amministratore unico Corrado Panesi non possono passare sotto traccia. Chi sono i pavidi, gli irresponsabili e senza senso del dovere a cui fa riferimento nella lettera inviata ai dipendenti? L’amministratore unico fa una gran confusione – proseguono i tre segretari -, portando come punto di riferimento i lavori impegnati in servizi definiti essenziali come infermieri, medici, operatori sanitari o gli addetti di Asmiu per poi richiamare i dipendenti a rientrare al lavoro in ufficio da lunedì.

L’unica modalità concessa è quella del telelavoro e metterli in condizioni di poter effettuare le pratiche essenziali tramite smart working è compito dell’azienda. Non può essere certo lasciata all’autogestione e alle risorse personali di cui ciascuno a casa può o meno disporre. Da quale servizio essenziale che svolge Master deriva un’esigenza tanto indifferibile da chiamarli a rientrare in ufficio da lunedì? Certo, non tutti hanno un computer completamente a disposizione a casa ma a quel punto spetta alla società sopperire alla mancanza, qualunque sia il loro numero”.

Assenza di dispositivi tecnici personali che non possono in alcun modo giustificare per i sindacati l’alternativa messa in campo dall’amministratore unico Panesi: “Andrà personalmente ad aprire le porte di accesso di Master? Lo faccia, anche a petto nudo, con un fascio di grano in mano, telecamere al seguito, novello emulo di tempi andati che certo non ci mancano. Ma noi non possiamo in alcun modo accettare che sia messa a repentaglio la sicurezza e la salute dei lavoratori in nome di un servizio che oggi più che mai non è essenziale.

Ben venga la sanificazione degli ambienti di lavoro, ben venga il fatto che i locali siano interdetti al pubblico. D’altronde è quanto prevedono i Dpcm in merito all’emergenza Covid19. Di meno non sarebbe nemmeno lecito. Invece pensare di riaprire contravviene a ogni direttiva del governo in merito, a ogni minimo criterio di buon senso nella tutela della salute pubblica e dei lavoratori a cui certo non può sopperire la promessa di un distanziamento all’interno degli uffici.

Diffidiamo ufficialmente l’amministratore unico a procedere in tal senso e speriamo che quanto da lui stesso dichiarato nella lettera, ossia che la decisione sarebbe stata presa dopo ‘franco e proficuo confronto con il sindaco’, non corrisponda a realtà. Speriamo che lo stesso prima cittadino prenda le distanze da questa scelta. Altrimenti saremo pronti a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione, anche a livello legale, per difendere la salute dei lavoratori che rappresentiamo”.

Corpo Guardie di Città, l'Istituto di Vigilanza Privata, sta attuando tutte le iniziative per fronteggiare le esigenze straordinarie ed urgenti derivanti dalla diffusione epidemiologica del Covid-19 ma soprattutto per prevenire e contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus.

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