Coltivare in Toscana: 500mila ettari di terreni agricoli abbandonati

La coltivazione potrebbe facilmente riprendere con pratiche agricole ordinarie

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 aprile 2019 15:26
Coltivare in Toscana: 500mila ettari di terreni agricoli abbandonati

Secondo i dati dell’ultimo Censimento agricolo in Toscana, su una superficie agricola totale di 1milione e 300mila ettari, sono 8oomila gli ettari di superficie agricola utilizzata con seminativi, coltivazioni legnose agrarie, prati permanenti, terreni destinati al pascolo, vivai e castagneti da frutto. Quindi sono circa 500mila gli ettari di superficie agricola non utilizzata e in stato di abbandono, sui quali la coltivazione potrebbe facilmente riprendere con pratiche agricole ordinarie, che con il tempo andrebbero ad incrementare il già nutrito patrimonio di boschi che a livello regionale conta 1milione e 200mila ettari.

In occasione dell’Earth Day, la Giornata Mondiale della terra celebrata lo scorso 22 aprile in tutto il mondo, Coldiretti Toscana ha messo in luce lo stato dell’uso del suolo nella nostra regione. “Nella nostra regione assistiamo ad un progressivo decremento delle superficie agricole utilizzate che vengono abbandonate e subiscono un processo di rimboschimento – dice Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana -Molte le cause tra le quali sottolineiamo gli attacchi degli animali selvatici agli allevamenti, la concorrenza sleale di carne e formaggi stranieri spacciati per nazionali e il massiccio consumo di suolo che in Italia ha ridotto drasticamente gli spazi verdi e i tradizionali percorsi lungo i fiumi fino ai pascoli di altura storicamente usati anche per la transumanza delle greggi”.

L’abbandono delle terre rende il territorio più fragile sul quale incidono in modo pesante i cambiamenti climatici con i periodi siccitosi che si alternano a piogge più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato è che in Toscana il 100% dei Comuni è a rischio frane e alluvioni, secondo elaborazioni i dati Ispra.

“Per proteggere la terra e i cittadini che ci vivono si deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Con la chiusura di un’azienda agricola, infatti, insieme alla perdita di posti di lavoro e di reddito viene anche a mancare – sottolinea Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – il ruolo insostituibile di presidio del territorio.

La soluzione è – sottolinea De Concilio – garantire un giusto prezzo per i prodotti agricoli, eliminando le distorsioni all’interno delle filiere e la concorrenza sleale delle importazioni da paesi stranieri, e assicurando una piena trasparenza dal campo alla tavola, estendendo a tutto il cibo in commercio l’obbligo dell’origine in etichetta. Solo una politica attenta all’origine delle produzioni può creare le condizioni affinché territori abbandonati siano recuperati a coltura. In questa logica lungimirante anche molti oliveti della nostra regione, oggi in stato di abbandono, potrebbero tornare a produrre l’oro verde che ci è invidiato e copiato nel mondo”.

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