Cinquant'anni di Teatro Stabile, con l'ambizione al Teatro Nazionale

Il consiglio d'amministrazione del Metastasio lavora attivamente per il riconoscimento, con l'orgoglio di mezzo secolo di storia drammaturgica.

16 maggio 2014 15:57
Cinquant'anni di Teatro Stabile, con l'ambizione al Teatro Nazionale

PRATO - Da oltre due millenni il teatro continua ad essere un importante spazio di critica e dibattito sulla società, uno dei pochi rimasti oggi, in una società fatta di immediatezza, immagini fugaci, e assurde cacofonie. Offre pertanto il gradito privilegio di fermare la mente e lasciarsi incantare dalla penombra del palcoscenico, soffermandosi su gesti, parole e accenti, che molto spesso sono parte di noi senza che ce ne accorgiamo. Da mezzo secolo, da quell'ottobre '64 che ne sancì la riapertura, il Metastasio è stato per la città di Prato un importante riferimento culturale, fucina di talenti che nacquero al Teatro Studio - di fatto la prima compagnia di produzione pratese -, e luogo d'elezione per quelli già affermati, da Strehler a Zeffirelli, da Enriquez a De Filippo, da Bene a castri.

Cinquant'anni che, spiega il Presidente Umberto Cecchi, appartengono al patrimonio spitiruale della città, delle cui istituzioni politiche è dovere conservarlo e implementarlo. Un compito al quale la politica, a prescindere dall'ideologia di partito, non si mai sottratta, avendo invesito complessivamente nel Metastasio, dal '64 a oggi, ben cento milioni di Euro. E il Teatro ha sempre ripagata la città con la qualità dei suoi spettacoli, con l'avanguardia di Ronconi che aprì il suo laboratorio quaranta anni fa, il 22 febbraio del '74, al Fabbricone.

Per festeggiare prestigiosi anniversari, oltre alla grande festa del Metastasio, ci sarà, ad aprire la prossima stagione, l'ultimo spettacolo di Ronconi, che terrà anche una lectio magistralis.

Ma il teatro pratese guarda anche al futuro e l'ambizioso obiettivo cui sta lavorando l'attuale consiglio di amministrazione, in scandenza di mandato, è il riconoscimento del Metastasio quale Teatro Nazionale; un riconoscimento che potrà arrivare solo rispondendo a tutti i numerosi requisiti della normativa nazionale, il cui bando è ancora allo stato di bozza, ma l'auspicio, sottolinea il direttore artistico Paolo Magelli, è che la commissione giudicante tenga effettivo conto dei meriti e dell'importanza dei teatri, tralasciando quelle mille eccezioni che, per un malcostume tutto italiano, finiscono sempre per favorire gli amici degli amici.

Per volume di attività di produzione, il Metastasio è ilq uarto teatro in Italia, i suoi spettacoli sono rappresentati nella Penisola e nel resto del mondo (Quai Ouest debutterà al Festival dei 2Mondi di Spoleto, Giochi di famiglia sarà a San Remo in ottobre, e Hotel Belvedere a Bogotà in Ottobre), pur essendo fra i teatri che godono di minori finanziamenti statali. E ancora, le oculate scelte amministrative hanno permesso di garantire stagioni di alto livello, pur dovendo far fronte ai tagli alla spesa per la cultura.

Da non dimenticare come l'attività didattica di labroatorio che il Metastasio svolge con gli studenti delle scuole cittadine, contribuisce a diffondere la cultura teatrale fra le giovani generazioni - attività cui partecipano gli attori della compagnia stabile -, e conferma il ruolo del teatro quale effettivo servizio civile all'interno della società. Solo la cultura stimola infatti il dibattito critico necessario per un vero processo di crescita sociale, al di fuori della demagogia e della logica politica.

Un'attività che le istituzioni locali, Comune, Provincia, Regione, hanno da sempre sostenuta, anche se, dai tre miliardi di lire annui erogati fino al momento della nascita dello Stabile, nel 2000 con Massimo Castri, anche a causa della crisi si è progressivamente visto diminuire il contributo. Una tendenza che il sindaco Cenni auspica si possa invertire, la politica tornando a considerare la cultura un investimento e non una spesa inutile.

La città di Prato ha dimostrato di saper dialogare con la cultura, lo ha ribadito con il progetto Maledetti toscani, benedetti italiani di Emilio Isgrò, con la riapertura del Civico e del nuovo Pecci. Lo status del Metastasio quale Teatro Nazionale sarebbe il giusto coronamento a una politica culturale di ampio respiro, capace di relazionarsi sia con il passato, sia con il contemporaneo, come del resto lo stesso Metastasio ha sempre saputo fare, essendo insieme sia teatro di tradizione sia teatro d'avanguardia.

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