Cinghiali in città, ma come ci sono arrivati?

"Vogliono uccidere i cinghiali per coltivare il loro hobby"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 novembre 2014 18:38
Cinghiali in città, ma come ci sono arrivati?

Dopo la lettura della nota diramata dalla Polizia Provinciale in merito alla vicenda degli ungulati presenti ai piedi delle colline fiesolane, l'Associazione Gabbie Vuote di Firenze si scaglia contro i cacciatori di cinghiali alle porte della città: "Cinghiali che arrivano in città e per questa dissacrazione vengono intrappolati, "incassettati"... e poi uccisi?".

L'Associazione punta il dito sulla guerra al cinghiale, così come riportata dalle cronache che sottolineano le dichiarazioni di politici e rappresentanti degli agricoltori che si schierano per il dimezzamento della popolazione nostrana di ungulati, e prova a dare una spiegazione al fenomeno che vede la fauna raddoppiata se non triplicata rispetto alla sua naturale presenza sul territorio.Cosa accade ai cinghiali? "Cuccioli di cinghiale vengono introdotti nei recinti affinché i cani si esercitino in quella che sarà poi la caccia vera e propria. Questi cinghialini terrorizzati cercano la fuga inutilmente e vengono inseguiti per ore e ore fino a che soccombono impazziti di paura, dilaniati dai morsi dei cani eccitati dal sangue e dalle grida dei cinghialai".

La normativa: "La nuova legge n. 189 del 20 luglio 2004 punisce il maltrattamento degli animali a prescindere dal contesto in cui il maltrattamento avviene. La legge n. 157 dell’11 febbraio 1992 regola le attività legali legate alla caccia ma se entro il contesto dell’attività venatoria un soggetto maltratta o incrudelisce su animali esulando dalle regole, la nuova legge si applica anche a tale reato. Quindi perché i cinghialini azzannati, perseguitati, uccisi dovrebbero sfuggire alla protezione della legge?"

La caccia al cinghiale è anche pericolosa per l’uomo: produce più di 50 morti e quasi 200 feriti in un anno. "I cacciatori, con la stessa sfacciataggine con cui si sono autodefiniti protettori della natura, cavalieri dell’ambiente, si preparano durante l’anno, attraverso i quotidiani di tutta Italia, ad instillare nell’opinione pubblica ma soprattutto in quella delle istituzioni, in particolare quelle provinciali, la necessità dirompente di eliminare i cinghiali. Il motivo è sempre il solito, sono troppi e creano danni: devastano i raccolti, provocano incidenti automobilistici, sono causa della rottura delle attrezzature agricole, disturbo alle altre specie, di inquinamento genetico, di impoverimento dei parchi naturali; c’è addirittura chi li accusa “di mangiare gli avanzi del cibo dei cani”, chi “di introdursi nei giardini privati di villette bifamiliari”, chi di “assaltare i muri a secco”. Il danno all’agricoltura è comunque il pretesto principale per continuare la caccia indiscriminata a fini commerciali, basti pensare alla enorme richiesta nei ristoranti di carne di selvaggina".

Ma se i cacciatori uccidono i cinghiali durante tutto l’anno perché questi non diminuiscono? Uccidiamo cinghiali stranieri? "I cacciatori dimenticano di dire che il piccolo cinghiale autoctono, meno prolifico, del peso di circa 70 kg è quasi completamente scomparso dall’Italia. Sterminato. Non dicono che in Sicilia il cinghiale era storicamente assente, che nei colli Euganei, nel Conero, nel triangolo lariano, a Caprera e in altre zone il cinghiale non era presente e ora c’è. I cinghiali per i quali si richiedono a grandi voci gli abbattimenti selettivi in ogni periodo dell’anno, sono i cinghiali alloctoni, provenienti dai paesi dell’Europa orientale, pesanti circa 200 kg. e molto più prolifici"

Ma com’è arrivato questo cinghiale a popolare la macchia italiana? "Attraverso le importazioni, introduzioni e ripopolamenti promossi dagli stessi cacciatori, gli stessi che oggi gridano alla mattanza. Alle importazioni si aggiungono gli allevamenti, spesso abusivi, che, soltanto in Piemonte, sono 144".

Domande. "Ci domandiamo perchè abbiamo permesso queste importazioni? Perchè ancora gli allevamenti? Perchè non usiamo i metodi incruenti già selezionati per il controllo demografico, per l'allontanamento dei cinghiali?"Risposte. "Tutte domande che hanno solo una risposta e che noi cittadini conosciamo bene: la potenza ricattatoria dei cacciatori è come una bomba d'acqua, non fallisce il bersaglio. Aspettiamo che il disastro sociale, giuridico, morale e intellettuale arrivi al culmine di quello idrogeologico sperando che qualcuno, lungimirante e illuminato, lo ponga all'ordine del giorno" auspica l'Associazione.Infine quella che sarebbe una beffa.

"Le istituzioni pagano milioni di denaro pubblico per i risarcimenti agli agricoltori danneggiati e - conclude Gabbie Vuote - soprattutto, per i ripopolamenti a scopo venatorio".

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