ChiantiBanca aderisce alla holding di Cassa Centrale Banca

Stamani a San Casciano l'Assemblea straordinaria dei Soci ha approvato il progetto di aggregazione quasi all'unanimità

Nicola
Nicola Novelli
18 dicembre 2016 18:01
ChiantiBanca aderisce alla holding di Cassa Centrale Banca

L’abbandono dell’ipotesi di way out e l’adesione al progetto di Cassa Centrale Banca, promosso dalle Bcc del Trentino, per creare una nuova banca del territorio toscano. E’ questo il “colpo di scena” approvato dall’assemblea straordinaria dei soci di ChiantiBanca, convocati stamani allo Stadio comunale di San Casciano in Val di Pesa. Una scelta, quella del Consiglio di Amministrazione, maturata nel corso delle ultime settimane, che ha spiazzato la platea di soci ospitati in un’enorme tenso-struttura, allestita per l’occasione, e rassicurato i tanti affezionati, che avrebbero convertito a malincuore la vecchia banca in una società per azioni.

ChiantiBanca conferisce alla futura aggregazione di Cassa Centrale Banca 52 sportelli e 176 dipendenti in sei province toscane, frutto della recente fusione di cinque differenti crediti cooperativi, integratisi e cresciuti, nonostante la crisi economica. “Abbiamo deciso di rimanere una banca delle comunità su scala regionale” ha spiegato il direttore generale Andrea Bianchi “nonostante la svolta digitale del mercato, in cui ormai solo un’operazione su 20 si consuma agli sportelli tradizionali e Facebook ha ottenuto la licenza bancaria dalla BCE”.

All’overbanking e all’overcapacity denunciate da Mario Draghi, ChiantiBanca risponde con utili realizzati annualmente in una regione dove il settore delle costruzioni resta debole, l’export subisce le incertezze del mercato globale e l’unico settore a tirare è il turismo. I punti di forza del gruppo di San Casciano il nuovo concetto di filiale, l’innovazione digitale, le attività di recupero delle sofferenze e i comportamenti etici nella tutela dei patrimoni gestiti.

La voglia di crescere si esprimerà nei prossimi mesi con l’apertura di nuove filiali a Firenze (in viale Europa) e a San Casciano, ad Arezzo, San Giuliano Terme e Livorno (largo Duomo). Il servizio Phone-banking raccoglie 25.000 chiamate al mese, mentre i sette video-sportelli (uno è il piazza del Duomo a Firenze) offrono l’assistenza di un operatore collegato in video, anche oltre gli orari tradizionali. Il sito www.chiantibanca.it totalizza 3.000 accessi e la app 400 al giorno.

Ormai i canali diretti intermediano il 77% delle operazioni, con i soli versamenti rimasti al 50% allo sportello tradizionale.

La raccolta di 3,1 miliardi di euro, crediti verso i clienti per 2,6 miliardi (di cui 150 milioni alle imprese toscane nei primi undici mesi del 2016) fanno di ChiantiBanca la terza Bcc italiana, con un common equity, dopo le fusioni, al 13,3%. Capitale sociale a 50 milioni di euro, contro sofferenze, salite dopo le fusioni, dal 7,6% all’11,9% in uno scenario bancario toscano e delle Bcc peggiore di quello nazionale, consentono una previsione per il 2016 di 10 milioni di ricavi, nonostante l’Euribor in negativo. Negli anni della crisi il credito cooperativo di San Casciano ha realizzato 80 milioni di utili, accumulando un patrimonio di 300 milioni di euro.

“Nonostante le percentuali di copertura elevate dal sistema di vigilanza continentale e tempo di recupero che in Italia sono quadrupli degli paese -ha rassicurato l’assemblea il direttore Bianchi- prevediamo ricavi per sette milioni nel 2017 e di undici nel 2018, anche grazia all’outsourcing del recupero crediti. Si tratta di interventi necessari per tutte le banche italiane, senza parlare nel caso di Chiantibanca di decurtazioni del capitale sociale”.

“E’ necessario trovare risorse per far crescere la nuova banca” ha spiegato nel suo intervento il Presidente del consiglio di amministrazione, Lorenzo Bini Smaghi. Come? Incrementando la finanza d’impresa, il crosselling, la riduzione dei costi della rete, l’esternalizzazione delle sofferenze. “Naturalmente si cercherà sul mercato anche conferimenti da parte di partner bancari e assicurativi, enti e fondazioni locali, imprenditori e imprese locali".

Dunque stamani in Assemblea straordinaria il Consiglio di amministrazione al completo, Bini Smaghi e Bianchi sedevano affiancati dai vicepresidenti Claudio Corsi e Stefano Mecocci, ha abbandonato l’opzione Way Out, anche per i costi importanti che avrebbe imposto (il 20% del patrimonio) per abbracciare il progetto di Cassa Centrale Banca, con l’obiettivo di realizzare un piano industriale di sviluppo grazie agli strumenti e le garanzie del futuro Credito Cooperativo Italiano. Si tratta di una aggregazione con sede operativa probabilmente a Milano e baricentro nel Nord Italia, capitale sociale di oltre un miliardo di euro, in parte conferito dalla tedesca DZ Bank, oltre alle Bcc trentine.

Chiantibanca sarà comunque il maggior contributore di capitale del sesto gruppo bancario nazionale, preservando tuttavia la propria natura cooperativa, senza rinunciare agli obiettivi dichiarati: la crescita nel radicamento sul territorio, la cooperazione con altre realtà (in particolare nei sistemi digitali), l’efficienza, anche grazie all’aver evitato di ricapitalizzare altri salvataggi bancari. La delibera di adesione al nuovo progetto di aggregazione bancaria è stata approvata con 3.822 voti favorevoli e due contrari. Al termine pranzo per tutti i soci con menù tipico toscano, annaffiato da bicchieri di vino Chianti.

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