Celebrato il Palazzo Vecchio il ‘Giorno del Ricordo’

In Consiglio regionale seduta solenne dell’assemblea toscana. In Prefettura la consegna della medaglia del Presidente della Repubblica. Forza Italia a Sant’Orsola per gli esuli di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia. Commemorazione per gli italiani morti nelle foibe anche a Fucecchio. A San Gimignano incontro con gli studenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 febbraio 2015 19:06
Celebrato il Palazzo Vecchio il ‘Giorno del Ricordo’

Filmati, approfondimenti storici e racconti di vita per celebrare il Giorno del Ricordo. Questa mattina, nel Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, si è svolta la commemorazione di una tragedia della storia a lungo dimenticata. Istituita nel 2004, questa ricorrenza rappresenta un momento simbolico per recuperare la memoria di fatti drammatici che hanno visto coinvolti oltre 250mila italiani del confine orientale, fra esuli e vittime delle foibe. E al tempo stesso vuole essere un momento di riflessione e approfondimento rivolto alle giovani generazioni, attraverso percorsi di formazione incentrati sulle vicende storiche e sul contesto in cui si sono sviluppate. «Su quanto è avvenuto in quelle terre e a quelle persone c’è stato un pesantissimo silenzio – ha sottolineato nel suo saluto la vicesindaca e assessora all’educazione Cristina Giachi – un silenzio che abbiamo invece il compito di lasciare alla spalle». «Abbiamo il dovere della verità – ha aggiunto – ancora non è facile trovare un coro armonioso di voci che raccontino questi eventi.

Ma non dobbiamo avere paura di questa fatica e dei nostri limiti di prospettiva. Nostro compito è ascoltare, approfondire e scegliere l’interpretazione che ci convince di più nella ricerca della verità». «Imparare a ricordare – ha concluso la vicesindaca - è anche un modo per condividere il peso di quella memoria dolorosa, facendoci vicini ai testimoni». «Giudichiamo molto positivamente l’iniziativa di oggi – ha commentato il vicecapogruppo di Forza Italia Jacopo Cellai – il Salone dei Duecento era pieno di ragazzi e ragazze attenti e partecipi.

Soddisfazione anche per i messaggi che sono arrivati dagli intervenuti, dai quali sono emerse chiaramente sia la portata del dramma delle foibe e dell’esodo degli italiani da quelle terre, sia la verità storica del disegno di annessione da parte della Jugoslavia di Tito, e la conseguente necessità per quel regime di cacciare gli italiani. È emerso con chiarezza, in questo senso, il ruolo del comunismo jugoslavo e le responsabilità da parte del comunismo italiano». Tra gli intervenuti Matteo Mazzoni (Istituto Storico della Resistenza), Franco Quercioli (Anpi Isolotto), la testimone Silva Rusich, e l’esule e testimone Riccardo Simoni.Il prefetto Luigi Varratta ha ricevuto a Palazzo Medici Riccardi Enzo Bacchi per consegnare la medaglia e l’attestato del Presidente della Repubblica in memoria del sacrificio dello zio Anacleto Bacchi, vittima delle foibe.

Una breve e sentita cerimonia durante la quale Varratta ha ripercorso la storia di quel periodo,“ una follia – ha detto il prefetto – come la Shoah che abbiamo commemorato pochi giorni fa. Soprattutto i giovani devono averne una coscienza continua, specialmente ora che nel mondo accadono tanti fatti tragici che annientano la dignità umana”. Anacleto Bacchi era originario di Calenzano, località nel comune di San Miniato di Pisa.

Soldato nella seconda guerra mondiale, fatto prigioniero dalle parti di Zagabria, scomparve e fu dato per disperso. Dopo decenni di lunghe e minuziose ricerche, è stato appurato che fu vittima delle foibe. Il nipote Enzo Bacchi, che abita a Empoli, non ha un ricordo diretto dello zio; era troppo piccolo a quei tempi, però in famiglia ne hanno sempre parlato molto. “Son cose da non dimenticare– ha detto Bacchi – c’è tanto male nel mondo, ma voglio avere fiducia”. Altri due cittadini, i cui familiari risiedono in provincia di Firenze, sono stati insigniti dello stesso riconoscimento alla memoria.

Si tratta di Giorgio Baldini e di Aldo Bartolini, i cui congiunti hanno scelto di ritirare la medaglia nel corso della cerimonia nazionale che si svolge oggi pomeriggio a Roma, a palazzo Montecitorio.

L’ultimo appuntamento della legislatura, tra quelli dedicati ai genocidi del Novecento, è quello che celebra il Giorno del ricordo, le “ingiustificabili vittime di una violenza gratuita, figlia di un disegno di pulizia etnica che ha avuto troppi epigoni, anche in Europa, nei decenni successivi”. Il presidente dell’assemblea, Alberto Monaci, apre la seduta solenne e consegna un ideale testimone a “a chi, dopo di noi, occuperà questi scranni”, perché “l’esercizio della memoria è un bene collettivo” di cui “le libere pubbliche istituzioni democratiche hanno il dovere di farsi carico”.

Anche quando la memoria istituzionale “è recente, per troppo tempo negata come patrimonio collettivo”. Le vittime che la Toscana oggi ricorda non sono solo quelle delle foibe, ma anche “le vittime di un esodo forzato – 350mila – dalle proprie case verso campi profughi nella martoriata Italia dell’immediato dopoguerra”. Monaci ricorda all’assemblea “connazionali costretti a una drammatica esperienza che oggi vediamo vivere a chi fugge dalla Siria, dalle terre cadute sotto il terrore dell’Isis, dai regimi fondamentalisti dell’Africa sub sahariana”. Forse – aggiunge – se davvero ci ricordassimo dei nostri profughi giuliani, avremmo almeno una maggiore pietas per questi nuovi profughi”. Il presidente rimarca che “il ricordo, quando è onesto, insegna ad operare.

Deve permeare, soprattutto, l’azione degli amministratori della cosa pubblica”, aiutandoli a creare “le migliori condizioni perché il cattivo passato non abbia terreno fertile per riproporsi”. Così, “al consiglio che verrà”, va il compito di “ricordarsi per ricordare: a noi stessi, alle istituzioni tutte, alla politica, imprescindibile presidio di democrazia, ai cittadini, ai giovani”. Monaci cita “la lezione” del presidente della Repubblica Mattarella, che nel discorso di insediamento ha commemorato il piccolo Stefano Taché, “colpevolmente condannato all'oblio di una memoria civile colpevolmente distratta”.

“Le istituzioni – conclude il presidente - hanno il dovere di ricordare perché il Paese non dimentichi. Mai”. 

A undici anni dalla istituzione della Giornata del Ricordo con la legge n. 92 del 2004, si è celebrata oggi anche a Firenze una composta cerimonia presso via Panicale in Sant’Orsola ad opera di una delegazione di Forza Italia formata dal Consigliere comunale Jacopo Cellai e dal coordinatore del Movimento Giovanile Davide Bisconti, insieme ad altri membri di Forza Italia Giovani. Cellai e Bisconti hanno deposto all’ingresso di Sant’Orsola – dove soggiornarono centinaia di esuli – un mazzo di fiori per ricordare i martiri delle Foibe e il dramma dell’esodo, “una tragedia che deve fungere da insegnamento per il futuro” dichiarano.

Intanto il coordinatore cittadino del partito, Tommaso Villa, in qualità di Consigliere regionale, presenziava contemporaneamente alla seduta solenne del Consiglio regionale. “Ricordiamo i martiri delle Foibe – afferma Villa a nome del partito azzurro – per non dimenticare quanti hanno perso la vita e hanno dovuto fuggire dalla pulizia etnica della Jugoslavia comunista a Fiume, in Istria e Dalmazia, una tragedia che fortunatamente, grazie a queste celebrazioni, può restare viva nella memoria storica del nostro Paese.

Ricordare è un atto doveroso nei confronti delle generazioni passate, e ancora di più di quelle future”.«Il giorno del ricordo deve essere l’occasione per guardare avanti, oltre che indietro. Ma per farlo è necessario cominciare a correggere alcuni errori fatti. Purtroppo, non possiamo cancellare il bacio di Sandro Pertini al feretro del maresciallo Tito, ma siamo in dovere di intervenire affinché Josip Broz non si fregi più, nemmeno da morto, della massima onorificenza concessa dalla Repubblica Italiana.

Tito, infatti, grazie al compagno socialista Giuseppe Saragat, dal 2 ottobre 1969 è Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, decorato di gran cordone». A dichiararlo è il capogruppo di Più Toscana in Regione, Antonio Gambetta Vianna. «Il gran cordone – spiega il consigliere regionale – è conferito in via eccezionale ai cavalieri di gran croce per premiare altissime benemerenze di persone eminenti, che siano italiane o straniere, spesso capi di Stato.

E, come detto, è la massima onorificenza concessa dalla Repubblica Italiana. Saragat lo concesse a Tito in quanto all’epoca Presidente della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia. Ma pare che non sia possibile revocare l’onorificenza ai deceduti perché non possono presentare una memoria scritta a propria difesa. Mi sembra l’ennesima buffonata all’italiana visto che già la storia ha condannato Tito. Non a caso, la Corte Costituzionale della Slovenia ha impedito la titolazione di una strada di Lubiana al maresciallo boia.

Mi appello – conclude Gambetta Vianna – al buon senso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: non sia complice degli errori di alcuni suoi predecessori, ma faccia in modo che quel titolo venga revocato. Non si può continuare a tradire e a uccidere gli infoibati e ad accoltellare alle spalle gli esuli».Nel giorno dedicato al ricordo dei martiri delle foibe e degli esuli giuliano-dalmati Fratelli d’italia Sesto F.no torna a chiedere che anche a Sesto venga apposta una targa in ricordo di questa triste pagina della nostra storia.

A 70 anni di distanza dai quei tragici fatti siamo convinti che sia doveroso trovare uno spazio su uno dei muri del Palazzo Comunale per apporre una targa per ricordare sia i circa ventimila italiani che vennero seviziati e torturati prima di essere gettati e sepolti nelle cavità carsiche denominate Foibe sia i 350.000 italiani che dovettero diventare profughi lasciando tutto nelle città di Pola, Fiume, Zara, nelle isole Dalmate e nei piccoli e grandi centri dell’Istria dando vita al cosiddetto esodo. “La storia delle vergogne e degli eccidi compiuti da tutti i totalitarismi vanno sempre ricordati per stimolare serie riflessioni e confronti tra le giovani generazioni al fine di favorire la consapevolezza della necessità di difendere quotidianamente i valori di democrazia, libertà e giustizia” dichiara Tomassini di Fratelli d’Italia “Tenuto conto che legge chiede a tutte le Istituzioni di favorire la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da rafforzare la memoria di quelle tragiche vicende e stimolare in tal modo riflessioni e confronti anche nelle giovani generazioni chiediamo al Sindaco e la Giunta tutta che, oltre all’apposizione della targa, si introduca nei programmi scolastici delle scuole sestesi negli spazi gestiti parallelamente dal Comune della visione dello spettacolo teatrale “Magazzino 18” di Simone Cristicchi”.

Con la deposizione diuna corona di alloro al monumento ai caduti da parte del sindaco Alessio Spinelli, questa mattina Fucecchio ha celebrato il Giorno del Ricordo, in memoria dei cittadini italiani che morirono nelle foibe e degli esuli dell’Istria e della Dalmazia. Accompagnato dal Gonfalone della Città e alla presenza dei rappresentanti delle associazioni, Spinelli ha ricordato la tragedia degli italiani che persero la vita dentro le voragini naturali disseminate sull’altopiano del Carso, vittime delle persecuzioni, dei massacri e delle deportazioni occorse durante l’ultima fase della seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi. “È doveroso ricordare la tragedia delle Foibe – ha detto il sindaco – perché questo tragico evento ci ricorda quanto è costato costruire la democrazia in terre plurali dove a lungo le istituzioni sono state adoperate per negare, violare, cancellare identità e diritti.

Avere memoria, riconoscere la propria storia e il proprio dolore, serve anche a questo, a riconoscere la storia e il dolore degli altri. Riuscire a far questo significa poter guardare con fiducia al futuro, significa costruirlo insieme. Erano presenti alla cerimonia una rappresentanza della stazione dei Carabinieri di Fucecchio, dell’Anmil (associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), l’assessore Silvia Tarabugi, la presidente della Consulta del Volontariato Rossella Costante e il presidente dell’ANC Carmelo Spitaleri.San Gimignano celebra la storia per far comprendere alle nuove generazioni l’importanza della memoria.

Martedì 10 febbraio la città turrita si è stretta nel ricordo della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumana e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. L’iniziativa si è svolta all’Istituto Folgore da San Gimignano con un incontro con gli studenti. Presenti l’assessore alle politiche giovanili Ilaria Garosi; il dirigente d’istituto Marco Lisi; la sezione Anpi e i partigiani e volontari Luciano Giorni e Guido Lisi che hanno portato la loro testimonianza in quanto inquadrati nel nuovo esercito di Liberazione nel gruppo Cremona di stanza a Venezia e allertato dopo i 40 giorni di Trieste.

Al termine dell’iniziativa anche la visione dello spettacolo di Simone Cristicchi “Magazzino 18” dedicato alla tragedia delle foibe. L’incontro con gli studenti rientra all’interno delle attività previste dai protocolli d’intesa “Attività di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza” e “Celebrazioni Festa della Toscana – Giorno della Memoria – Giorno del Ricordo”

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