Caporalato nella provincia di Firenze: scoperta una organizzazione criminale

Il prefetto si congratula con l'Arma dei Carabinieri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 settembre 2018 16:39
Caporalato nella provincia di Firenze: scoperta una organizzazione criminale

Il prefetto Laura Lega esprime viva soddisfazione per l’azione condotta oggi dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Firenze contro lo sfruttamento della manodopera nel settore agricolo, compiuta in varie località della provincia fiorentina. 

L’operazione è stata eseguita nell’ambito di un’indagine avviata da tempo. “Oggi è stato assegnato un duro colpo al caporalato, ha dichiarato Lega, grazie a questa vasta operazione dell’Arma dei Carabinieri, con la quale mi congratulo. Azioni come questa contrastano efficacemente certe forme di potere che la criminalità organizzata esercita in alcuni settori economici, sfruttando le persone in relazione al loro stato di bisogno e di fragilità. Ma non è il solo obiettivo che cogliamo, perché oggi possiamo dire di aver rafforzato, al tempo stesso, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine”. 

Dopo gli arresti per 603bis effettuato alcuni giorni fa nella provincia di Foggia, nella mattinata odierna i militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Firenze, coadiuvati da personale del Reparto Operativo Centrale del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro e del Nucleo Operativo del Gruppo Carabinieri per la Tutela del Lavoro di Roma, strutture dell’Arma che collaborano con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, nonché da militari dei competenti Comandi dell’Arma territoriale, hanno tratto in arresto nelle province di Perugia, Verona e Padova n.

3 persone, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Firenze, resesi responsabili del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (cosidetto “caporalato”), aggravato dalla violenza, dalla minaccia e dai maltrattamenti, nonché approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori (prevalentemente romeni ed albanesi).

Nel corso della medesima operazione, denominata “Agri Jobs”, venivano eseguite in varie località del territorio nazionale perquisizioni domiciliari e di studi di consulenza, dei quali si avvalevano le persone arrestate. Inoltre si procedeva al sequestro di due società cooperative riconducibili agli indagati ed al sequestro dei relativi conti correnti bancari, nonché di un mezzo utilizzato per commettere i reati contestati.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, hanno avuto origine dalla morte avvenuta per cause naturali, il 7 novembre 2017, nelle campagne del Comune di Rufina (FI) di un cittadino romeno.

I militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Firenze intervenuti hanno avviato un’attività di indagine che ha consentito di identificare il “caporale”, cioè colui il quale fungeva da caposquadra che è stato trovato in possesso di appunti su cui erano annotati i programmi ed i luoghi di lavoro, i nominativi del personale impiegato, la paga (che variava dai 4 ai 5 euro all’ora) e finanche i mezzi di trasporto da essi utilizzati. L’ulteriore attività investigativa ha consentito di acclarare che il “caporale” a sua volta faceva capo ad un altro soggetto, vertice dell’organizzazione.

Dalle indagini effettuati dai militari del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Firenze, nonché un’ accurata verifica documentale è stato possibile delineare l’esistenza di una associazione per delinquere. In particolare è stato individuato il soggetto principale, il quale aveva costituito una struttura stabile per la commissione dei reati contestati, utilizzando, per la gestione dei lavoratori, due società cooperative, nonché due immobili adibiti a dimora dei lavoratori stranieri e veicoli per il trasporto degli stessi verso e dai luoghi di lavoro.

Il soggetto a vertice dell’organizzazione, coordinava l’attività dei sodali i quali seguivano le sue direttive in ordine al reclutamento dei lavoratori, facendoli giungere in Italia dalla Romania e dall’Albania, all’organizzazione dei turni di lavoro, ai pagamenti ed alle istruzioni volte all’elusione dei controlli ispettivi in materia di lavoro. In più occasioni – infatti – questi si è attivato per prendere tempo ed esibire alla polizia giudiziaria documenti falsi e redatti mentre il controllo era in atto e, successivamente al controllo, per “aggiustare” le dichiarazioni circa il numero di ore lavorate.

I lavoratori reclutati erano poi destinati ad essere impiegati, soprattutto in agricoltura, ma anche in edilizia, presso imprese in varie località del territorio nazionale (prevalentemente in Toscana e in Veneto) ma anche all’Estero (Svizzera).

Nell’ambito delle verifiche è emerso che le vittime versavano in stato di bisogno, in quanto privi di adeguati mezzi di sostentamento, venivano retribuiti con salari inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi di categoria, percependo difatti € 5,00 per ogni ora di lavoro prestato, lavorando finanche 11 ore al giorno, e comunque per un numero di giornate inferiore a quelle effettive e senza conteggio di straordinari, senza ricevere alcun prospetto paga e talvolta senza neppure un contratto di assunzione, oltre che in violazione di norme in materia di igiene e sicurezza (visite mediche e corsi di formazione), dormendo in un’abitazione messa a disposizione dalla cooperativa e per la cui sistemazione pagavano anche l’affitto. Taluni venivano minacciati, subordinando il pagamento integrale della retribuzione all’espletamento dell’intero periodo previsto.

Le ulteriori verifiche hanno accertato altresì il mancato versamento dei contributi previdenziali INPS per un ammontare di quasi 500.000 Euro. Gli arrestati sono stati associati presso le rispettive case circondariali.

“Anche questa operazione,come le altre portate a termine dalle forze dell’ordine negli ultimi anni, confermano che il caporalato è ormai un fenomeno nazionale e che la Toscana non ne è esclusa" così il segretario della Fai-Cisl Toscana, Patrizio Giorni, commentando gli esiti dell’indagine condotta dalla procura di Firenze che hanno portato oggi a tre arresti.“E’ la conferma – continua Giorni – che le azioni di contrasto devono essere più efficaci e che oltre alla necessaria azione di lotta e repressione del fenomeno dobbiamo lavorare di più anche sulla prevenzione, intervenendo sul mercato del lavoro.”“La Fai-Cisl – ricorda poi Giorni - ai primi di luglio ha attivato un numero verde (800-199-100) attraverso il quale i lavoratori possono segnalare fenomeni di caporalato.

E anche da li abbiamo avuto la conferma che il fenomeno è diffuso, perché le segnalazioni, diverse decine, sono arrivate da tutto il territorio nazionale.”“I prezzi estremamente bassi di molti prodotti alimentari – conclude il segretario Fai Toscana – sono sospetti e possibili indicatori della diffusione del fenomeno; e credo di poter dire anche che possono avere un ruolo negativo in questo: i margini sempre più stretti per i produttori possono aumentare le condizioni per questi ingiustificabili fenomeni di sfruttamento.”

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