Calcio totale e i problemi viola.

L’avvento del calcio totale ha probabilmente cambiato il modo di pensare e attuare calcio.

18 settembre 2018 23:57
Calcio totale e i problemi viola.
Immagine connessa da violachannel.tv

La perdita della sensazione dell’uomo possiamo constatarla se osserviamo bene dove muovono oggi gli sguardi i calciatori. Nessuno pensa all’avversario che potrebbe trovarsi alle sue spalle, ma sono tutti attratti, chi più chi meno, dal portatore di palla. Infatti la maggioranza degli schemi offensivi porta ad aggirare la difesa e ad attaccare le zone cieche. Perché? Perché, come qualsiasi altro essere sulla faccia della Terra, l'uomo è attratto dai movimenti e, soprattutto, da un unico punto. I vecchi allenatori conoscevano questa pecca e allora decisero di ovviare attraverso l’utilizzo della marcatura a uomo. Tale approccio difensivista faceva in maniera che ogni avversario fosse sempre di fronte agli occhi dei propri giocatori, così che ne diventasse il fulcro principale. Finché i ruoli nei sistemi erano fissi tornava comodo.

Il calcio totale fu creato per scardinare le difese a uomo, annullando ogni marcatura stabile. Perché appena un difensore seguiva un attaccante, lo spazio lasciato vuoto (ricordiamoci ancora “ruoli fissi”) veniva occupato da un ulteriore avversario. Questo ha sancito la nascita della cosiddetta zona: il difensore marca all’interno di una certa “zona” e poi abbandona la marcatura per non sguarnire la linea difensiva. Ecco che si arriva all’evoluzione del calcio contemporaneo, nel quale il singolo perde importanza.

Adesso i giocatori hanno ognuno il proprio spazio e qualunque pericolo vi entri, loro ne sono diretti responsabili. Quindi cresce il meccanismo del controllo che regola le probabilità. Perciò oggigiorno ci si affida sempre più ai numeri statistici: conosci i tuoi opposti non coi sensi, ma con l’uso della logica. Così ti basi su una tabella senza sviluppare completamente il tuo intuito. Motivazione per cui tutti guardano la palla e si formano punti ciechi. Eppure esiste ancora chi conosce la obsoleta nozione “l’avversario di fronte agli occhi” e ha compreso che la zona ha bisogno del reparto arretrato stretto, se si vuol rendere plausibile comunicare per attuare la trappola del fuorigioco.

Diego Pablo Simeone ha reso tutto questo possibile, facendo una cosa così semplice da renderlo vincente: ha allargato la linea difensiva e ha compresso il centrocampo. Almeno i difensori avranno l'uomo davanti agli occhi, le fasce saranno protette (esempio: Callejon alle spalle di Biraghi non sarebbe esistito) e la comunicazione, essendo uno vicino l'altro, viene ampliata. Parliamo della difesa più forte al mondo, però rappresenta la luce migliore su cui basare una comparazione. Rapporto mediana-difesa nella Fiorentina: due centrocampisti che si alzano troppo; spazio eccessivo tra i reparti; difesa a zona poco dinamica; cambio 3-2 mediani mantiene troppo la fase intermedia, cioè è come se mancasse la mezz’ala di destra e non si formasse realmente una linea orizzontale a 2 individualità (esempio: posizione di Benassi col Napoli).

Nel football odierno i giocatori che frappongono tra le linee sono importanti e a Napoli Insigne e Mertens interpretano questo ruolo. Le marcature a zona hanno permesso il risalto di queste giocate e la creazione del nuovo trequartista “ombra”, come Muller o Benassi. Per ovviare devi avvicinare il centrocampo e togliere spazio e movimenti senza palla tipici del calcio totale.

In evidenza