​Caccia in Toscana, regolamento di attuazione della legge

L’assessore regionale Remaschi in seconda commissione: “Mettere i cacciatori toscani nella condizione di esercitare l’attività in maniera consapevole”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2017 17:14
​Caccia in Toscana, regolamento di attuazione della legge

 L’atto disciplina in modo unitario la materia della caccia in Toscana. L’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi, questa mattina, ha illustrato in seconda commissione, presieduta da Gianni Anselmi (Pd) il regolamento di attuazione della legge sulla caccia con riferimento anche alla legge sugli ungulati. “Veniamo – ha spiegato l’assessore- dal riordino istituzionale. La Regione ha riassunto a livello centrale tutte le funzioni amministrative in materia di caccia, prima attibuite alle Province.

Sul territorio c’erano 48 regolamenti funzionanti e altri 43 in corso di approvazione, per disciplinare queste norme occorreva unificare 91 regolamenti. E’ stato un percorso complesso e articolato”. “L’obiettivo – ha aggiunto l’assessore – è arrivare ad un regolamento unico applicabile alle nostre tradizioni, che osservi le normative regionali e nazionali e che metta i cacciatori toscani nelle condizioni di esercitare questa attività in maniera consapevole”.

Tra le novità, nel regolamento vengonostabilite le modalità di svolgimento delle sedute del comitato di gestione che, secondo i principi di trasparenza e pubblicità degli atti, dovranno essere pubbliche. Inoltre, per garantire un’equilibrata distribuzione dei cacciatori sul territorio regionale sono definiti la densità venatoria, le regole per l’iscrizione agli ATC e per lo svolgimento della mobilità venatoria dei cacciatori residenti, e non, in Toscana. Per realizzare le finalità ambientali proprie sia degli istituti faunistici privati che di quelli pubblici, stabiliti dalla legge, si prevedono norme per la loro costituzione e gestione. In parte, tali norme sono state riconfermate e in parte aggiornate per semplificare le procedure. In particolare, per garantire l’attuazione della pianificazione territoriale, occorre che nel rispetto del piano faunistico venatorio non siano ammesse variazioni.

Il regolamento si occupa poi delle aree sottratte alla caccia programmata, individuando le regole per l’istituzione e la gestione delle zone di protezione lungo le rotte di migrazione dell’avifauna e delle oasi di protezione. Si dettagliano poi le zone di ripopolamento e cattura e le norme per la loro gestione, le zone di rispetto venatorio, i centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, le aziende faunistico venatorie, le aree per l’addestramento e l’allenamento e le gare dei cani, le aree sottratte alla caccia programmata. Vengono rimodulate le distanze minime da osservare per la costruzione degli ‘appostamenti’ e per l’esercizio delle altre forme di caccia a tutela della sicurezza nell’esercizio venatorio.

Per garantire una gestione degli allevamenti di fauna selvatica che assicuri il benessere degli animali sono riconfermate le regole di dettaglio relative al rilascio delle autorizzazioni, alle modalità gestionali, al trasporto degli animali allevati e al loro utilizzo come richiami vivi di caccia.

Riguardo alla legge sugli ungulati, il regolamento, come hanno fatto presente i dirigenti della Giunta, non definisce molte specificità. In particolare, si segnalano modifiche ai calibri, verso l’alto, a garanzia di una maggiore efficacia e si dettaglia la gestione degli ungulati anche negli istituti privati.

Alla fine dell’illustrazione, il presidente Anselmi ha fatto presente che “il regolamento sarà adesso oggetto, nelle prossime sedute della commissione, di una serie di audizioni”.

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