Bugli: "La Toscana è prima la Regione a definire il riordino delle Province"

Una risoluzione del Consiglio regionale con i voti favorevoli di Pd e Si. Bugli: "Utile non smembrare il corpo di Polizia provinciale. Chiederemo un rinvio al Governo". Operai forestali in bilico, Flai Cgil e Fai Cisl: "Chiediamo certezze per occupazione e servizio"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 ottobre 2015 22:04
Bugli:

Firenze- La Toscana è stata la prima Regione italiana a dotarsi di una legge di riordino istituzionale per risolvere il nodo del riassorbimento delle funzioni e del personale delle Province. "Si tratta del più pesante riordino istituzionale degli ultimi decenni", ha spiegato l'assessore regionale alle riforme istituzionali Vittorio Bugli intervenendo in Consiglio regionale con una comunicazione sul tema. "Ci saranno cambiamenti enormi, ma proprio per questo rappresenterà una grande opportunità per riavvicinare i cittadini alle istituzioni, semplificare la pubblica amministrazione, aumentarne la trasparenza e la produttività". "I principi che ci hanno guidato in questo lavoro - ha detto Bugli - sono stati sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione.

Quello che ne deriva è la Regione di domani, una Regione che non sarà più solo ente di legislazione e programmazione ma anche ente gestore di molte funzioni, dall'agricoltura alla caccia e pesca, dall'ambiente alla difesa del suolo, dalla formazione professionale alla realizzazione e manutenzione della viabilità regionale". Parlando del riordino istituzionale e del futuro del personale delle Province, Bugli ha ricordato che entro il 31 di ottobre dovrà essere stabilito in via definitiva l'elenco del personale che transiterà dalle Province alla Regione. Negli accordi definiti tra Province, Città metropolitana e Regione il personale interessato al trasferimento è di 990 unità e comprende i dipendenti che si occupano di ambiente, agricoltura, formazione professionale, strade regionali. Il riordino riguarda anche il trasferimento delle funzioni di agricoltura dalle Unione dei Comuni alla Regione. Il trasferimento non riguarderà i dipendenti che cesseranno il servizio entro il 2016.

Dunque chi andrà in pensione entro il 2016 resterà nel ruolo provinciale fino al pensionamento. Le risorse attualmente disponibili per il trasferimento di funzioni dalle Province alla Regione sono 41,3 milioni (derivanti dalla somma dei circa 22 milioni che la Regione trasferiva alle Province e 18,8 milioni provenienti da entrate extratributarie). Queste risorse saranno sufficienti per coprire le spese del personale citato e per il trasferimento di ulteriori dipendenti provinciali con funzioni di supporto amministrativo.

La selezione di questi ulteriori dipendenti avverrà su base volontaria tramite avviso già pubblicato. Restano da definire le questioni riguardanti la polizia provinciale e i servizi per l'impiego. Riguardo a questi ultimi Governo e Regioni si sono impegnati a reperire le risorse necessarie per il personale a tempo indeterminato con questa suddivisione: 2/3 a carico dello Stato, 1/3 a carico delle Regioni e a sottoscrivere singole convenzioni tra ciascuna Regione e Ministero. Per la polizia provinciale, invece, il decreto-legge 78/2015 prevede il passaggio del personale ai Comuni per le funzioni di polizia municipale, salvo il personale che la Provincia trattiene per l'esercizio delle sue funzioni fondamentali. E' attivo un confronto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori per cercare di mantenere l'unitarietà del corpo provinciale e non disperdere il patrimonio di competenze e professionalità acquisito dalla polizia provinciale in questi anni.

L'obiettivo è non smembrare il corpo di polizia provinciale, che conta 170 operatori in tutta la Toscana, e non disperdere così le competenze accumulate in questi anni. Un obiettivo che vede d'accordo Regione e sindacati, che l'assessore alla presidenza e ai rapporti con gli enti locali, Vittorio Bugli, ha incontrato ieri durante i lavori del Consiglio regionale. Per fare questo il primo passo, incontreremo oggi il Governo come Conferenza delle Regioni per chiedere un rinvio della scadenza del 31 ottobre, entro cui, in base alla riscrittura del decreto legge sugli enti locali approvato dal Senato a luglio, Province e Città metropolitane possono individuare e trattenere il personale necessario all'esercizio delle loro funzioni fondamentali, ovvero ambiente e viabilità, mentre caccia e pesca sono state trasferite alle Regioni. "La Toscana è stata la prima ad approvare una legge sul riordino delle funzioni delle province, mentre molte altre Regioni vi stanno provvedendo adesso e in quei territori non sarebbe possibile il rispetto della data" ricorda l'assessore.

I destini della polizia provinciale erano rimaste allora nel limbo della norma nazionale e per questo una decisione non era stata presa. "Anche se noi i compiti a casa li abbiamo fatti – prosegue Bugli – un rinvio e più tempo a disposizione aiuterebbe a mettersi tutti attorno ad un tavolo e trovare la migliore soluzione possibile. Ognuno per la sua parte, Province comprese. Per questo la Conferenza delle Regioni chiederà oggi un rinvio". "Intanto – conclude - il punto di partenza potrebbe essere quello di utilizzare le entrate relative alle sanzioni comminate dalla polizia per contribuire a sostenere le spese per lasciare sostanzialmente integro il corpo di polizia provinciale".

“Il riordino delle province, di cui si sono occupati più governi, ha avuto una gestione faticosa ed ha lasciato aperti alcuni problemi, che oggi si scaricano sul livello regionale - ha rilevato Andrea Pieroni(Pd) in apertura del dibattito - Questi temi non possono essere affrontati come semplici adempimenti burocratici, ma sono una sfida ed un’opportunità, perché da questo passaggio nasce una nuova Regione”. Secondo Pieroni occorre semplificare i processi decisionali, garantire i presidi sul territorio, valorizzare le professionalità e le competenze presenti solo nelle province.

Secondo Paolo Sarti (Si) si parla di “nuova Regione”, ma manca un modello organizzativo, di cui si è parlato solo in riferimento al taglio del personale. “Le riforme non si fanno tagliando i dirigenti – ha affermato – ma riorganizzando i servizi. L’allarme che lancia la polizia provinciale davanti alle porte del Consiglio dovrebbe essere ascoltato”.

“L’attuazione della riforma in Toscana è più difficile che altrove – ha dichiarato Elisabetta Meucci (Pd) - perché le province non sono mai state enti inutili, ma hanno sempre svolto funzioni reali, a partire dalla metà degli anni Settanta”. A suo parere c’è bisogno di “consapevolezza e di una politica lungimirante”, per fare della Città metropolitana “il motore del sistema delle autonomie locali”.

“C’è una grande confusione, manca una programmazione – ha affermato Enrico Cantone (M5S) – Ancora non è stato deciso che fine farà la polizia provinciale. Sono risorse umane importanti per il controllo e la manutenzione del territorio”.

“Il superamento della dimensione provinciale è un passaggio istituzionale storico – ha osservato Marco Niccolai(Pd) – Abbiamo importato dalla Francia questo modello di articolazione dello Stato fin dall’Ottocento”. A suo parere, è merito della Toscana essere stata prima in Italia ad aver dato un quadro certo, non solo sul piano normativo, ma anche sul trasferimento del personale. Una cornice chiara, che permetterà di gestire al meglio questa fase di transizione.

“C’è un forte squilibrio tra la parte che produce ricchezza e la parte che questa ricchezza amministra – ha denunciato Roberto Salvini (LN) – Sono cinque gli enti che controllano il territorio, costano un sacco di soldi, ma il territorio non viene controllato. Cominciamo a far qualcosa e diamo più soldi alle famiglie”.

Secondo Gianni Anselmi (Pd) devono essere colte le opportunità che questo momento offre per semplificare le procedure e organizzare la Toscana non solo su area vasta ma anche su scala locale, su ambiti sufficientemente ampi. “I territori devono sentirsi ancora protagonisti in questa cornice istituzionale – ha affermato – I cittadini devono poter interpretare le linee di sviluppo locale e regionale. Fra i territori e i cittadini ci sono le professionalità, che non devono essere assolutamente disperse”.

“Piuttosto che di un processo riformatore, parlerei di un ‘pacchetto caos’, di cui dobbiamo ringraziare chi ci governa” ha detto Tommaso Fattori (Si), sottolineando che il caso della polizia provinciale è emblematico di questa situazione.

“Possiamo conquistare uno spazio di benessere con più facilità in un sistema che funziona” ha osservato Massimo Baldi (Pd), secondo il quale al centro del riordino c’è il principio di responsabilità, cioè potere compiere scelte anche quando l’ente sovraordinato latita, con risparmio di tempo e costi. In questo quadro assume particolare importanza, a suo giudizio, individuare ambiti territoriali omogenei, “non corrispondenti alle attuali province e nemmeno all’area metropolitana fiorentina”.

“Il riordino delle province non può essere solo l’emergenza del trasferimento del personale” ha dichiarato il capogruppo Pd Leonardo Marras, riassumendo il senso della risoluzione presentata. “E’ un passaggio delicatissimo in molte realtà territoriali – ha aggiunto – deve diventare un passaggio strategico”.

Il Consiglio regionale impegna la Giunta affinché nel riordino delle funzioni amministrative in atto “siano valorizzate e salvaguardate le professionalità e le competenze specifiche maturate in questi anni dal personale proveniente dalle amministrazioni provinciali”. Deve, inoltre, essere posta la massima attenzione a garantire la continuità dei servizi da esse erogati, con presidi attivi sul territorio ed una semplificazione delle procedure. In questo quadro, sarà fatta una verifica sulla congruità di livello del loro esercizio.

Deve, infine, essere trovata una soluzione adeguata per i servizi legati ai centri per l’impiego e della polizia provinciale, mantenendo per quest’ultima l’unitarietà del corpo presso le attuali province. Questo, in sintesi, il contenuto della risoluzione presentata dal capogruppo Pd Leonardo Marras al termine del dibattito sulla comunicazione della Giunta regionale con particolare riferimento al trasferimento del personale dalle province alla Regione.

La risoluzione è stata approvata dall’aula a maggioranza con i voti favorevoli di Pd e Si. Nella risoluzione si invita anche l’esecutivo ad individuare nella futura programmazione ambiti e aggregati territoriali omogenei dal punto di vista economico e sociale, non necessariamente corrispondenti alle attuali province. La Giunta dovrà inoltre attivarsi in Conferenza unificata affinché alle province, in questa fase di transizione siano garantite risorse adeguate per l’esercizio delle funzioni fondamentali, a partire dalla viabilità e l’edilizia scolastica.

“Con il riordino delle Province resta incerto anche il futuro degli operai forestali che svolgono fondamentali funzioni di tutela e salvaguardia del territorio”: così la Flai Cgil e la Fai Cisl sollevano il problema del destino di 27 dipendenti che operano in tutta la Provincia di Livorno, isola d’Elba compresa. La riforma Del Rio riguardante le Province ha messo in discussione l’assetto del servizio di salvaguardia ambientale e recupero forestale, svolto tradizionalmente da questi lavoratori e il sindacato è molto preoccupato per il destino dell’occupazione e per la riorganizzazione del servizio. “Molte sono le attività che contraddistinguono l’operato dei forestali - chiariscono Flai e Fai provincia di Livorno - tra cui il servizio antincendio e il recupero delle piste forestali, sentieri boschivi la cui manutenzione è utile anche agli interventi di prevenzione e contenimento di eventuali roghi”. Attualmente, nel territorio della Provincia di Livorno, cessata l’allerta incendi, i forestali sono impegnati proprio nel recupero delle piste, attività che si è appena conclusa a poggio Pelato e che attualmente è in corso all’Elba. “L'intervento consiste nel ripristino dell'ex strada militare nei comuni di Campo Elba e Portoferraio, nel tratto S.

Martino (cava inerti) Monumento, escludendo, per il momento, il braccio più compromesso che conduce alla discarica di Literno – illustrano i sindacati - Si tratta di interventi di riduzione della vegetazione laterale, che di fatto ha quasi chiuso l'intero tracciato, e della sistemazione del piano viabile”. “Ci auguriamo - concludono i sindacati - che presto si arrivi a un chiara definizione del l'importante ruolo di questi lavoratori e la certezza del finanziamento del servizio”. Ai 27 dipendenti della Provincia se ne devono aggiungere altri 8: i 4 operai forestali del Comune di Bibbona e i 4 della Tenuta Scornabecchi/Giardino, Comune di Riparbella. “Flai e Fai - concludono le segreterie provinciali - auspicano, da parte degli Enti interessati, un’ attenzione particolare a questo importante e insostituibile settore, che dia certezze di riferimento territoriale negli uomini nei mezzi e nei finanziamenti”.

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