Bimbo all'ospedale pediatrico Meyer per una probabile sindrome emolitico-uremica

Provocata da Escherichia coli, collegata forse all'uso di un formaggio romeno. Materie prime straniere in un prodotto su tre. Faenzi (Ala), “Necessari maggiori controlli e indicazioni anche per sottoprodotti agroalimentari”. Allarme boom pomodoro cinese: Confagricoltura Toscana "La Regione tuteli la produzione del nostro territorio"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 marzo 2016 13:36
Bimbo all'ospedale pediatrico Meyer per una probabile sindrome emolitico-uremica

Firenze, 15 marzo 2016- Un bambino di 14 mesi è stato ricoverato all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze per un caso di probabile sindrome emolitico-uremica, provocata da Escherichia coli, collegata forse all'uso di un formaggio romeno. Dopo l’episodio l'Azienda Usl Toscana centro ha diffuso un avviso in cui invita “chiunque sia in possesso di prodotti a base di latte della ditta SC Bradet s.r.l. a non consumarli e riconsegnarli al più presto all'esercizio dove sono stati acquistati”.

Subito controlli in tutta la Toscana e nel resto del paese, per verificare se siano presenti in commercio confezioni di formaggio pericolose per la salute umana. Lo chiede il Codacons “Si tratta di un episodio grave che mette in gioco la sicurezza alimentare e la salute dei cittadini – afferma il Presidente Carlo Rienzi – In base al principio di precauzione le autorità sanitarie devono eseguire ispezioni in tutti gli esercizi commerciali per verificare se siano attualmente in vendita formaggi di provenienza romena potenzialmente pericolosi per i consumatori”. “Una volta accertati i fatti, se saranno ravvisate responsabilità di qualsiasi tipo, il Codacons avvierà azioni risarcitorie nei confronti di tutti i soggetti responsabili di potenziali pericoli per la salute umana” – conclude Rienzi.

“Subito obbligatoria l’indicazione di origine in etichetta di tutti i formaggi, ma anche l’indicazione delle loro caratteristiche specifiche a partire dai sottoprodotti”. La chiede a gran voce Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana. Non è un caso – spiega Coldiretti - che l’89 % dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015.

Nel 2015 sono raddoppiati gli arrivi in Italia di formaggio dalla Romania, con quasi 1,6 milioni di chilogrammi di prodotto che rappresentano il massimo storico per le importazioni di prodotti caseari dal paese dell’Est Europa. Ma non c’è solo il formaggio. Contiene materie prime straniere circa un terzo (33%) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole.Coldiretti chiede, da tempo, che anche le mense scolastiche e pubbliche toscane, assicurino la tracciabilità e la completa trasparenza dei prodotti servizi a tavola premiando filiera corta e biodiversità locale.

“La salute dei consumatori viene prima di tutto; – commenta Antonio De Concilio, Direttore Coldiretti Toscana – abbiamo il diritto di conoscere esattamente la provenienza dei prodotti e dei sottoprodotti che finiscono sulle nostre tavola e di aver garantita la possibilità di scegliere se acquistare o consumare un prodotto piuttosto che un altro avendo tutti gli elementi di valutazione a disposizione. Invitiamo i comuni toscani ad un confronto per valutare, già dal prossimo anno scolastico, l’inserimento di menu a filiera corta nelle mense premiando qualità ed ecosostenibilità delle produzioni”.

“Le ditte agroalimentari italiane devono superare immani controlli, ma permettiamo che formaggio proveniente da un paese estero contaminato da escherichia coli raggiunga gli scaffali dei negozi delle nostre città. E ancor più grave è che – come pare – la ditta in questione era a conoscenza del caso ma ha avviato il ritiro precauzionale in maniera non efficiente, viste le conseguenze”. Così la deputata di ALA Monica Faenzi – componente della Commissione Agricoltura della Camera – commenta il caso del bambino ricoverato all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze per un caso di probabile sindrome emolitico-uremica, provocata da Escherichia coli, collegata all'assunzione di un formaggio romeno.

Un caso che ripropone una questione da dibattuta da tempo in tema di etichettatura dei prodotti agroalimentari, oggetto di un intervento dell'on. Faenzi in chiusura di seduta della Camera, pochi minuti fa. “Non è sufficiente indicare lo stabilimento in cui avvengono produzione e confezionamento, ma in taluni casi, a partire dai prodotti lattiero-caseari, è necessario inserire anche indicazioni su caratteristiche e provenienza delle materie prime. E magari valutare, senza per questo eccedere in sciovinismi, se sia possibile in qualche modo – senza infrangere le direttive europee – rendere più severi i controlli verso le merci agroalimentari d’importazione, a tutela dei consumatori e delle aziende che rispettano le norme igienico-sanitarie”, ha concluso Faenzi.

 

"L'aumento esponenziale delle importazioni del pomodoro cinese in Italia non possono che creare grande preoccupazione nel nostro settore e sulla tutela del prodotto toscano." E' quanto dichiarato da Paolo Rossi, esponente di Confagricoltura Toscana e direttore di Confagricoltura Grosseto, che commenta così gli ultimi dati Istat 2015 sulle importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina cresciute del 423% (rispetto al 2014) in valore, raggiungendo quota 59 milioni di euro e 382% in volume raggiungendo 64.000 tonnellate. "In Toscana - spiega Rossi - la produzione di pomodoro si aggira intorno a 1,5 milioni di quintali, concentrandosi in particolare nella zona del grossetano, area fortemente colpita dal maltempo negli ultimi anni e le cui aziende si stanno riprendendo ora dopo 3 anni di forte difficoltà.

E' opportuno - spiega Rossi - che la Regione Toscana si faccia carico di questa situazione per garantire il massimo sostegno alla produzione interna, investendo sulla promozione del nostro prodotto che può vantare una qualità certamente superiore e garantita nel rispetto dei disciplinari di produzione. Le nostre aziende - conclude Rossi - non sono nella condizione di poter opporsi da sole ad una concorrenza che oltre a danneggiare il mercato, rischia di mettere a repentaglio tutto il Made in Italy.”

La Coldiretti organizza a Siena un confronto sull'olio tunisino giovedì 17 marzo nella sala attico della Camera di Commercio (piazza Matteotti). Parteciperanno rappresentanti di Coldiretti nazionale e regionale, il direttore di Siena Simone Solfanelli aprirà l'incontro.

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