Biennio addio: generazioni di periti dentro l'amianto

Inizia la demolizione della struttura che per almeno due anni ha ospitato generazioni di periti toscani

Antonio
Antonio Lenoci
20 luglio 2017 15:50
Biennio addio: generazioni di periti dentro l'amianto

All'Istituto Tecnico Leonardo da Vinci in via del Terzolle sono transitati migliaia di giovani studenti toscani, qualcuno meno lo ha visto il Biennio dedicato ai due anni propedeutici ai 3 di specializzazione rispetto a chi ha affrontato il percorso professionale

A giugno la vicesindaca Cristina Giachi ha esclamato "A Firenze non c'è alcun allarme amianto nelle scuole, quel poco che è ancora presente nelle strutture è tutto in condizione di sicurezza è sta per essere bonificato questa estate o lo sarà comunque tra non molto. Abbiamo un piano ambizioso: bonificare tutti gli istituti entro questo mandato" replicando al deputato M5s Alfonso Bonfaede intervenuto sul tema dell'amianto a Firenze. Dopo la bonifica delle pareti e dei soffitti inizia adesso la demolizione dell'asse portante del plesso scolastico nel quale il Caso Amianto è esploso a più riprese nel corso degli anni con occupazioni degli anni '80 che già affrontavano il tema poi tornato di attualità nel '93 e negli anni seguenti quando la presenza di "fibre" in capannoni industriali e fabbriche andava di pari passo con il fenomeno dell'asbestosi riscontrata in Italia nel corpo di numerosi operai ai quali sarebbe stata poi riconosciuta la malattia sul lavoro che ha portato ad anticipazioni pensionistiche.A fine anni '90 il caso ITI finisce sulla cronaca locale a seguito di un incontro tra gli studenti ed un noto speaker fiorentino, in quella occasione il "G" di Radio Blu, storica emittente pratese, raccoglie le perplessità degli studenti davanti alla manifesta contrarietà del preside.Fa soprattutto rumore l'ipotesi che una scuola che forma periti tecnici possa ospitare coloro che disegneranno edifici ed impianti del futuro all'interno di una gabbia contenente materiale messo al bando dall'edilizia nazionale.Successivamente negli anni 2000 spunta il Vademecum che invita gli studenti a "non correre e a non sbattere le porte" una serie inquietante di divieti che fa sobbalzare perché l'amianto nel frattempo è diventato un tema trattato a livello nazionale, l'opinione pubblica è più sensibile perché ha iniziato a contare alcune vittime e così scatta l'allarme.Si affidano i controlli all'Azienda Sanitaria che provvede a misurare la presenza di particelle disperse nell'aria e davanti alla rassicurazione delle 'toppe' e delle 'vernici' speciali ci sono comunque perplessità in merito a quelli che sono i valori minimi di riferimento che per alcune voci dovrebbero risultare sempre pari a "0" e non semplicemente "inferiori a..".All'atto pratico conta che il materiale non sia sfibrato o lacerato, solo in quel caso l'OMS attribuisce alle singole fibre potere cancerogeno per i tessuti molli sui quali si depositano.Le strutture interessate dal piano di Palazzo Vecchio erano 11 tra queste c'era il biennio dell'Isis Leonardo da Vinci, nel frattempo trasferito allo Stato. Non pericoloso, messo sotto osservazione e sotto controllo, ma comunque da demolire.Il progetto"Non solo bonificheremo la struttura ma la demoliremo per realizzare un nuovo plesso, grazie ad un intervento all'avanguardia.

E non è vero che gli studenti verranno spostati, per la durata dei lavori, in una struttura con amianto. Chi lo dice mistifica la realtà e crea solo inquietudine. Tra le cinque che restano – ha spiegato Giachi – l'unica scuola che presenta copertura e pannellature esterne in cemento amianto è la Don Milani e saremo impegnati nei prossimi mesi a programmare anche quest'ultimo intervento. Negli altri quattro casi si tratta di presenze minimali costituite prevalentemente da tubazioni praticamente inaccessibili, visibili in copertura.

In tutti questi casi l'amianto è comunque compatto e tenuto sotto controllo dai tecnici dell’amministrazione comunale".Oggi il biennio crolla portandosi dietro buona parte di questa lunga storia.

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