Bekaert, Figline chiama Roma: in attesa della cassa integrazione promessa dal Governo

Incontro in Regione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 settembre 2018 14:58
Bekaert, Figline chiama Roma: in attesa della cassa integrazione promessa dal Governo

Il count down affisso al cancello della fabbrica che scandisce i giorni che mancano al termine della procedura di licenziamento per i lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno è fermo. Oggi 3 settembre termina la proroga concordata tra azienda e sindacati nell'incontro di luglio e inizia una nuova trattativa, questa volta amministrativa, presso l'Arti, l'agenzia regionale per l'impiego.La Regione Toscana ha offerto sostegno per l'apertura di una procedura di cassa integrazione straordinaria e una proroga dei tempi dei licenziamenti che permetta un confronto sul futuro dell'azienda.Incontro, oggi, presso la sede dell'Agenzia regionale per l'impiego (Arti), tra i rappresentanti della Bekaert, assistiti da Confindustria Firenze, delle organizzazioni sindacali di categoria Fiom-Cgil. Fim-Cisl, Uilm-Uil, della Rsu aziendale e dell'Associazione toscana dirigenti industriali. Presenti, per Arti, i funzionari dell'Ufficio vertenze e crisi aziendali di Firenze.

Nel corso dell'incontro, come registrato nel verbale conclusivo di riunione, le organizzazioni sindacali hanno ribadito la richiesta di immediata convocazione da parte del Mise in merito alla discussione sul Piano di reindustrializzazione e Piano sociale del sito produttivo di Figline Valdarno. Hanno anche ribadito la richiesta di ulteriore sospensione dei termini della procedura di licenziamenti collettivi per permettere l'attuazione del Piano di reindustrializzazione.

Da parte sua l'azienda ha ribadito la disponibilità ad approfondire il dialogo nel merito dei contenuti di un possibile accordo ed espresso la preoccupazione per il ritardo nella analisi dei contenuti stessi. Ha quindi sottolineato l'urgenza che le parti verifichino la possibilità di raggiungere entro il mese, prima della fine della procedura, non ulteriormente prorogabile, un accordo dal quale scaturirebbero strumenti offerti dalla società a beneficio dei lavoratori.

"Anche l'esito dell'incontro presso Arti – è il commento del presidente della Regione Toscana – Enrico Rossi – conferma l'assoluta necessità che il ministro Di Maio convochi subito le parti. Non c'è più tempo da perdere per dare risposta ai lavoratori della Bekaert, alle loro famiglie, a un intero territorio".

Una delegazione del Gruppo Bekaert ha incontrato i rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, presso gli uffici della Regione Toscana, per proseguire il confronto e analizzare il piano sociale inviato dall’azienda al Ministero dello Sviluppo Economico lo scorso mese di luglio e teso ad attenuare l’impatto della cessazione delle attività produttive sui dipendenti interessati.

"Dopo la sospensione della procedura disposta nel mese di agosto - recita una nota dell'Azienda - il confronto tra le parti è quindi ripreso con la presentazione da parte di Bekaert dell’Advisor specializzato, che la accompagna nel percorso di attuazione del piano sociale. In caso di accordo il piano prevederebbe una pluralità di strumenti e attività finalizzati al ricollocamento dei lavoratori e alla reindustrializzazione del sito e vede la partecipazione attiva, nel rispetto delle reciproche competenze, di tutti i soggetti coinvolti (Azienda, Istituzioni, Sindacati e Dipendenti).

Il piano è accompagnato anche da misure di incentivazione all’esodo. La Società si è inoltre già resa disponibile, nell’ambito di un accordo con i sindacati, a mantenere in funzione il sito e a proseguire le attività anche nella seconda metà dell'anno fino al mese di dicembre. Durante l’incontro di oggi l’Azienda si è resa disponibile a spiegare i dettagli del piano ed auspica quindi la ripresa del confronto al più presto".

"Stamani in Regione per l’incontro al tavolo procedurale con Bekaert abbiamo firmato un verbale di incontro che riporta la posizione unitaria delle organizzazioni sindacali e quella dell’azienda che continua con tutta l’arroganza a confermare la non disponibilità alla proroga dei termini chiedendoci di mitigare i licenziamenti senza cassa integrazione e poi parlare di reindustrializzazione" avvisa il segretario Fiom Daniele Calosi

"Il Governo, il ministro in persona ha promesso di attivare con decreto la cassa integrazione, ragione per cui la sede per fare una discussione vera deve essere il tavolo ministeriale. No ai licenziamenti si alla salvaguardia di 318 lavoratori" conclude Calosi.Nelle scorse ore davanti allo stabilimento anche il presidente della Toscana Enrico Rossi, per fare il punto della situazione con operai e sindaco di Figline Incisa Valdarno Giulia Mugnai.

"La responsabilità di reimpiegare 318 lavoratori grava prima di tutto sull'azienda - ha detto Rossi - È l'azienda che deve sentire su di sé la responsabilità di presentare lei stessa un progetto di reindustrializzazione. Deve rimediare allo scandalo e allo schifo di mandare a casa con una lettera 318 lavoratori mentre sono ancora a lavoro. Come prima cosa sosteniamo la richiesta dei sindacati per l'apertura di una cassa integrazione straordinaria, in via subordinata, poiché il tempo stringe e in 28 giorni è impossibile valutare qualsiasi progetto per il futuro del territorio e dei lavoratori, una cospicua proroga dei tempi della procedura di licenziamento, che permetta un confronto serio sulle prospettive".

"Il Governo ha promesso una legge speciale - ha proseguito Rossi - la faccia e, in ogni caso, rilevi questo stabilimento. Continui a fare la sua parte politica, dopo che il vice premier Di Maio si è direttamente impegnato con la sua presenza qui. La Regione Toscana darà tutto il supporto possibile, ma occorre che ciascuno si assuma la propria parte di responsabilità. Questo territorio non può perdere una così importante presenza industriale e manifatturiera, questo grande spazio deve trovare una riconversione industriale. Chiedo al ministro di convocare un incontro a Roma e che a questo incontro l'azienda ci presenti il suo progetto di reindustrializzazione".

"Non è possibile - ha concluso il presidente- che ci sia oggi per le imprese questa grande libertà di mandare una lettera e chiudere la partita. Che equilibrio c'è tra capitale e lavoro se i lavoratori per potersi licenziare devono dare mesi di preavviso ed invece per le aziende basta mandare una lettera a casa? È necessario che il parlamento ci rimetta le mani. È stata fatta una legge per la dignità, ma questo pezzo di dignità manca".

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