Banca Etruria: Rienzi contro Renzi

Invece l’Associazione Italiana delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali si complimenta con il Presidente del Consiglio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 dicembre 2015 19:55
Banca Etruria: Rienzi contro Renzi

Pochi sono i risparmiatori scesi in piazza ieri per manifestare contro il decreto salva-banche del Governo, mentre molti sono gli azionisti e obbligazionisti che hanno scelto di partecipare alle azioni risarcitorie avviate dalle Associazioni di tutela dei consumatori per la vicenda del salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife.

Qualsiasi provvedimento del Governo che introduca un rimborso parziale di azioni e obbligazioni subordinate di Banca Etruria, sarà impugnato dal Codacons nelle competenti sedi al fine di ottenerne l’annullamento. Lo afferma oggi l’associazione dei consumatori che più di tutte si sta battendo a tutela dei risparmiatori traditi coinvolti nel salvataggio dei 4 istituti di credito. “Non accetteremo nessuna elemosina dal Premier Renzi – afferma il Presidente Codacons Carlo Rienzi – e le briciole annunciate in favore degli investitori traditi, saranno rispedite al mittente.

Siamo infatti pronti ad impugnare al Tar del Lazio qualsiasi provvedimento del Governo che preveda rimborsi parziali di azioni e obbligazioni subordinate. Il nostro obiettivo è di arrivare dinanzi la Corte Costituzionale e dimostrare come eventuali misure di indennizzo non integrale dei titoli siano discriminatorie e incostituzionali e, in quanto tali, debbano essere bocciate dalla Consulta” – conclude Rienzi.

“Esprimiamo apprezzamento per quanto affermato ieri dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera con riferimento alla riforma delle BCC”, dichiara il presidente di Federcasse (l’Associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali), Alessandro Azzi. “In particolare, abbiamo accolto con soddisfazione l’indicazione sui tempi della riforma e sull’intenzione di favorire la costituzione di una realtà bancaria cooperativa originale e solida”. “Apprezziamo anche l'indicazione di un termine – continua Azzi – fissato dal Presidente del Consiglio per dopo Natale”.

“Da qualche mese avevamo fortemente invocato il provvedimento. E' necessario presentarsi nel 2016 con una riforma che possa tradursi in realtà il prima possibile. L'Unione Bancaria richiede regole, organizzazione e modelli di business adeguati per continuare a fare bene banca mutualistica”. “Già questa metodologia ‘cooperativa’ e di coinvolgimento dei destinatari della riforma, inedita nella presente stagione riformatrice, è di per sé un segnale rilevante”, continua Azzi. “Anche di fiducia da parte dei regolatori verso la capacità del Credito Cooperativo di autoregolamentarsi. Al Governo va dunque il nostro grazie per la chance che ci è stata offerta”. Federcasse ribadisce che il ritardo con il quale si giunge al provvedimento (annunciato dal Governo sin dal mese di gennaio) non è imputabile al Credito Cooperativo, chiamato a concorrere alla definizione della riforma.

Azzi ricorda infatti che già la scorsa estate Federcasse aveva presentato al Governo la propria proposta organica in 10 punti (si riportano in calce al presente comunicato), dopo una proficua fase di confronto sul piano tecnico con la Banca d'Italia. Per questo motivo, Federcasse evidenzia con nettezza che non c’è alcun nesso tra l’imminente varo della riforma delle BCC ed il cosiddetto “decreto salva banche”. I ritardi nella definizione della riforma hanno solo coinciso temporalmente con un provvedimento che non ha nulla a che vedere con le Banche di Credito Cooperativo.

Le BCC si confermano difatti un sistema solido e ben patrimonializzato, con un patrimonio di sistema (capitale e riserve) di 20,5 miliardi (cresciuto dell’1,3% nell’ultimo anno). Il Tier 1 ratio e il coefficiente patrimoniale medi delle BCC sono pari, rispettivamente, al 16,2 ed al 16,7% rispetto al 12,5 e al 14,8 dell’industria bancaria italiana. Per Federcasse, inoltre, la sottolineatura del premier che punta ad una ulteriore solidità del sistema è molto significativa. “Il Crédit Agricole – prosegue Azzi - è certamente un riferimento, ma la "via italiana" alla banca mutualistica che abbiamo elaborato è più moderna e più coerente con le caratteristiche del tessuto imprenditoriale e sociale del nostro Paese”.

“Fra i 10 punti della proposta, l'autonomia della singola BCC - che resta una cooperativa a mutualità prevalente, base della democrazia economica - sarà commisurata alla propria rischiosità. In Francia non è così. Le Casse locali hanno da decenni perso autonomia a beneficio delle Casse regionali. E ancora, la finalità mutualistica resta l'obiettivo della nascita di un Gruppo Bancario Cooperativo in Italia: supportare la capacità di servizio ai soci e di generare reddito da parte della singola BCC, di garantire stabilità, liquidità e conformità con le nuove insidiose e costose regole europee. “Non è un caso - conclude Azzi - che tutti i principali Gruppi bancari cooperativi europei (Rabobank, Crédit Mutuel, Casse Raiffesen e Popolari tedesche e lo stesso Crédit Agricole) stanno profondamente rivedendo la propria governance e il proprio assetto organizzativo.

E' questo uno degli effetti del nuovo quadro regolamentare e della vigilanza accentrata in BCE”.

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