Micro piccole e medie imprese: la Toscana chiede aiuto a Matteo Renzi

La piccola media impresa italiana è un settore ricco di tradizioni ma anche e soprattutto di innovazione tecnologica. Le tecnologie digitali sono fattori essenziali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 febbraio 2014 14:07
Micro piccole e medie imprese: la Toscana chiede aiuto a Matteo Renzi

FIRENZE - Un successo oltre le aspettative. È soddisfatto il presidente di Confcommercio Firenze, Jacopo De Ria, stamani a Roma in occasione della grande giornata di mobilitazione generale di Confcommercio-Rete Imprese Italia. “E’ importante essere qui – dice De Ria -. Manifestare è il nostro unico modo per far sentire forte e chiara la nostra voce al governo che sta nascendo. Abbiamo deciso di scendere in piazza perché siamo allo stremo. Qui con me ci sono imprenditori che mai si sarebbero sognati, prima d’ora, di venire a Roma ad urlare la loro rabbia.

Ma adesso non c’è più tempo da perdere. Serve uno scossone. I negozi chiudono e i consumatori non arrivano alla terza settimana del mese. A Renzi chiediamo un impegno concreto, ovvero quelle riforme necessarie per ridare fiducia al Paese”. Pieno sostegno alla manifestazione nazionale indetta per oggi dalle sigle che riuniscono le micro piccole e medie imprese per sollecitare dal governo provvedimenti anticrisi. A darlo è l'assessore alle attività produttive lavoro e formazione Gianfranco Simoncini, ricordando come il settore stia vivendo drammaticamente una crisi di cui, insieme ai giovani, è la principale vittima. "Si tratta di una crisi diffusa che, come ho avuto modo di dire in consiglio regionale, vede una forte diminuzione del numero delle imprese e degli addetti.

Un'emergenza che richiede una forte e immediata inversione di tendenza nelle politiche nazionali, che dovranno puntare su scelte precise, che rimettano in moto la domanda interna, a cominciare da quella, prioritaria, della riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese". Una scelta fondamentale, insiste Simoncini, perchè in grado di garantire, al tempo stesso, maggiori risorse per gli investimenti delle imprese e maggiori capacità di spesa per i lavoratori. Oltre a questo sarà indispensabile ridurre il peso della burocrazia, semplificare le procedure, rendere più facile la vita di chi fa impresa. "E' un'altra sfida che dobbiamo vincere – spiega – per assicurare maggiore libertà e tempi europei alle imprese più dinamiche, che vogliono investire e creare nuova occupazione". Giorgio Merletti, Presidente nazionale di Confartigianato: "le aziende e gli imprenditori necessitano di focalizzare il loro impegno sulle reti e nelle tecnologie digitali.

La piccola media impresa italiana è un settore ricco di tradizioni ma anche e soprattutto di innovazione tecnologica. Le tecnologie digitali sono fattori essenziali ed abilitanti per cogliere le opportunità ed affermarsi in un mercato che di fatto è globale per tutte le categorie". Tra le richieste alla politica: "la riduzione della pressione fiscale e della burocrazia". L'autorevole Ufficio Studi di Confartigianato Imprese, attesta che il Pil torna a crescere dopo 9 trimestri. La stima provvisoria del Pil al IV trimestre 2013 segna un limitato +0,1% congiunturale.

Il livello del Pil rimane al disotto del 4,7% al precedente massimo del II trimestre 2011. Si chiude un biennio di recessione: nel 2013 il Pil, depurato per gli effetti di calendario, è diminuito dell'1,9%, dopo il -2,4% del 2013. In cinque anni (20 trimestri), più della metà del tempo trascorsi in recessione (11 trimestri negativi).Serve più velocità alla crescita, continua l'analisi, le previsioni 2014-2018 del Fondo Monetario Internazionale prospettano un sentiero di bassa crescita che colloca l'Italia al terz'ultimo posto nella classifica della crescita tra le 34 economie avanzate, con un +1,2% medio annuo.

Fanno peggio solo Cipro e Spagna (+0,7%). Il nostro ritmo di crescita appare debole per consentire il recupero dei posti di lavoro persi nella crisi. Ai ritmi previsti dalla debole ripresa nei prossimi due anni l'occupazione ritornerà sopra al livello pre crisi del 2007 solo nel 2024, dopo 17 anni. “Se non ripartono gli artigiani e i commercianti non riparte Prato e non riparte l'Italia. Per questo oggi sono accanto a tutti coloro che sono andati a Roma per alzare la voce e dire, ancora una volta, che la piccola impresa adesso chiede un'attenzione speciale.

Un cambio di atteggiamento non è più rinviabile”. Il presidente della Provincia, Lamberto Gestri, condivide le ragioni di Rete Imprese, l'associazione che raccoglie – anche a Prato - Cna, Confartigianato, Confesercenti e Confcommercio, i cui rappresentanti in queste ore stanno manifestando a Roma. “I nostri artigiani, in particolare, rappresentano un'eccellenza, sono fondamentali al mantenimento della filiera tessile e rappresentano l'emblema di quei Piccoli che devono ripartire.

Non possono continuare a rimanere soli. A tutti noi è richiesto uno scatto d'attenzione. Me lo aspetto prima di tutto dal nuovo Governo che deve dare priorità a iniziative concrete per la ripresa – afferma Gestri – Non serve a niente avere i conti in ordine e poi lasciare morire le imprese. Per la ripresa è importante consentire anche alle amministrazioni locali di investire in interventi che consentano di fronteggiare le emergenze, prima di tutto di carattere idrogoelogico, ma anche di realizzare e completare tutte le opere di riqualificazione delle infrastrutture pubbliche, prima di tutto scuole e strade.

Tutti settori in cui le piccole imprese possono avere un ruolo importante”. “Dal punto di vista del lavoro la riorganizzazione delle deleghe all’interno della giunta regionale toscana, annunciata ieri dal Presidente Enrico Rossi, non convince e rischia di avere conseguenze negative nel già disastrato panorama occupazionale.” Lo dice il segretario generale della Cisl toscana, Riccardo Cerza, che chiede a Rossi di “ripensarci, riportando la formazione insieme al lavoro.” “Sia a livello europeo che italiano –dice Cerza- formazione e lavoro stanno insieme; e con una logica.

Spacchettarle significa spezzare la continuità nella programmazione formativa rispetto alle esigenze del mercato del lavoro.” “Se il problema è la necessità di una maggior integrazione tra istruzione e formazione –spiega il segretario Cisl- non lo si risolve così, ma verificando i fabbisogni formativi e occupazionali, definendo i compiti da svolgere e indicando chi deve farlo tra i due ambiti. La formazione però ha anche molti altri compiti, a cominciare da quello di riqualificare i lavoratori che usufruiscono degli ammortizzatori sociali; e dunque non può essere scissa, tanto più in un periodo di crisi come quello attuale, dalle deleghe sul lavoro.” “Non lo diciamo per il gusto di criticare o per secondo fini –tiene a precisare Cerza- ma perché questo ci insegna la nostra esperienza sul campo: il mondo produttivo e del lavoro ha bisogno che lavoro e formazione siano pensate con la stessa testa.” Giuseppe Del Carlo (UDC) sui mutamenti in Giunta regionale: “Con il licenziamento di tre assessori ad un anno dalla conclusione della legislatura Rossi ammette il fallimento della sua Giunta.

Peccato che se ne sia accorto dopo quattro anni. Forse teme di non essere riconfermato per cui in questo modo cerca di riassorbire la pressione interna che proviene dalla nuova maggioranza renziana del Partito Democratico. Una manovra a largo raggio che coinvolge anche gli equilibri di Palazzo Vecchio. Forse Renzi pensa già a qualche nomina romana in funzione dell’organigramma su Firenze? Non era mai successo che si utilizzassero in modo così spregiudicato le istituzioni ai fini interni di partito”.

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