Poste, tra ‘privatizzazione’ e futuro

La possibile cessione di quote azionarie, anche ai dipendenti, sarà il tema caldo dell’incontro di domani a Montecatini dei postali toscani della Cisl con il segretario nazionale della categoria Mario Petitto.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 febbraio 2014 13:49
Poste, tra ‘privatizzazione’ e futuro

Anche in Toscana i lavoratori delle Poste (9500 nella nostra regione, con circa 900 uffici postali) si interrogano sul proprio futuro. Domani, mercoledi 19 febbraio a Montecatini Terme (Grand Hotel Croce di Malta, viale IV Novembre 18) è in programma il Consiglio Generale regionale della Slp-Cisl, sindacato maggioritario nella categoria, a cui parteciperanno anche il segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza e il segretario generale nazionale della Slp, Mario Petitto. E il tema della cessione di quote dell’azienda ai privati e ai dipendenti sarà certamente al centro del dibattito.

L’intervento di Cerza è previsto a fine mattinata, mentre quello di Petitto alle 17 circa. “Al di là delle riflessioni ideologiche tra ‘padroni’ e ‘operai’, che affondano le radici in tempi ormai lontani –dice il segretario toscano della Slp, Vito Romaniello- la realtà è che il ‘padrone’ delle Poste è uno stato fortemente indebitato e quindi alla ricerca disperata di risorse per far fronte alle emergenze del Paese. Per queste ragioni si è parlato, ciclicamente, della vendita del Bancoposta o della vendita del patrimonio immobiliare di Poste o, cosa ancor più pericolosa discussa dal governo a dicembre, della vendita di Poste Vita.

Qualunque di quelle tre scelte avrebbero decretato la morte di Poste Italiane che riesce a sopravvivere solo grazie alla sua unicità e alla sussidiarità incrociata tra i diversi settori dell'azienda.” “Abbiamo criticato per primi e severamente alcune passate privatizzazioni che hanno regalato ad ‘amici degli amici’ aziende importanti” prosegue Romaniello. “In questa occasione reputiamo che il decreto del governo vada nella giusta direzione, in quanto viene messa sul mercato una quota di minoranza di Poste Italiane, indivisa, le quote vengono offerte ai risparmiatori oltre che agli investitori istituzionali e una quota (noi insistiamo per il 5%) viene offerta ai dipendenti postali.” “La nostra posizione –aggiunge Romaniello- è che le quote vadano distribuite ad una platea la più ampia possibile per evitare pericolose concentrazioni di quote a pochi soggetti.

Le quote importanti offerte ai dipendenti postali debbono essere gratuite e indivise in modo tale che anche i lavoratori-azionisti possano esprimere la loro rappresentanza negli organi societari al pari degli altri azionisti e partecipare agli utili d'impresa. Così funziona in altri paesi ed è questa la strada che indica l'Unione Europea per aprire le aziende alla democrazia economica.” “Noi –conclude il segretario Slp della Toscana- faremo la nostra parte per difendere, come sempre, Poste Italiane e la sua unicità a garanzia della difesa dei posti di lavoro dei 140 mila dipendenti della più grande azienda del paese.”

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