Matteo Renzi, a Palazzo Vecchio il saluto del Sindaco e Presidente del Consiglio

Una giornata storica per Firenze che saluta a Palazzo Vecchio il sindaco Matteo Renzi che ha accettato l'incarico conferito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la formazione del nuovo Governo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2014 14:02
Matteo Renzi, a Palazzo Vecchio il saluto del Sindaco e Presidente del Consiglio

Una giornata storica per Firenze che saluta a Palazzo Vecchio il sindaco Matteo Renzi che ha accettato l'incarico conferito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la formazione del nuovo Governo. "Ho accettato con riserva" spiega Renzi al Quirinale dopo l'incontro durato un'ora e trenta con il Presidente. Un programma per le riforme: a Febbraio la Legge elettorale, a Marzo il Lavoro e poi sarà la volta dell'Amministrazione Pubblica. Una squadra di nomi che continuano a cambiare con le defezioni definite eccellenti e la sorpresa che sarebbe dietro l'angolo. "Conoscere qualcosa e non qualcuno" è uno dei cavalli di battaglia del pensiero di Renzi, una frase spesso rivolta dal Sindaco e Segretario del PD ai giovani e meno giovani per spazzare via una vecchia politica e sperare in un cambiamento: non si potrà prescindere da questo dunque per le nomine, tante nomine, che il nuovo Premier sarà chiamato a fare tra impegni nazionali e semestre europeo. Dopo il passaggio da Camera e Senato per il colloquio con i presidenti Boldrini e Grasso il rientro a Firenze dove l'Assemblea cittadina gremita di cittadini e giornalisti attende l'ultimo atto di una breve ma intensa storia. Renzi fa quello che chiama un "consuntivo" per poi parlare di "compiti per le vacanze" affidati al vicesindaco Dario Nardella a cui spetteranno "le inaugurazioni, tante che ci eravamo tenuti per la campagna elettorale". Parla del Nuovo Stadio Matteo Renzi dopo l'incontro con Della Valle, delle opere realizzate per gli Asili e la Scuola e riepiloga quanto è stato fatto per il trasporto pubblico. Anticipa anche l'inaugurazione il 5 maggio del Teatro del Maggio "e aspettatevi qualcuno dal Governo per quel giorno" e non dimentica le pedonalizzazioni aggiungendo che il nuovo sindaco "Se vorrà potrà spedonalizzare".

Standing ovation per il sindaco da parte del Consiglio comunale durante l'abbraccio ai singoli consiglieri. Il neo vicesindaco Dario Nardella: "Continueremo a lavorare nel solco di quanto appena riepilogato da Renzi, ci daremo da fare per portare a termine i progetti iniziati. Per il dopo nulla è scontato. Io sono d'accordo che debbano esserci delle Primarie perché le Primarie rafforzano i singoli candidati" Ad attendere Matteo Renzi non è solo il Presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani che lo aspetta già da qualche giorno per capire cosa accadrà per la successione, ma anche la ridistribuzione delle deleghe e degli assessorati visto che l'attuale vicesindaco Stefania Saccardi già stasera sarà in Giunta regionale. Saccardi: "Ringrazio tutti per l'amicizia, la collaborazione e la simpatia.

Anni faticosi e appassionati, di battaglie condivise. Un lavoro silenzioso ma fatto nell'interesse dei fiorentini. Credo di essere stata presente quasi sempre per il senso del dovere che impegna chiunque rappresenta le istituzioni e per il luogo" fa un bilancio dei 5 anni di governo cittadino citando il servizio di accoglienza che ha previsto l'investimento di 100 milioni di euro. Ricorda gli sgomberi effettuati seguendo il modello fiorentino apprezzato in Italia e il recupero degli alimenti avanzati presso la Mercafir di Novoli.

Un saluto infine all'ex assessore alla Mobilità Massimo Mattei, applausi del pubblico. L'onorevole Dario Nardella sarà vicesindaco e candidato a succedere a Matteo Renzi con l'incognita delle Primarie e dello spessore che avranno: contro Eugenio sarebbe una gara dura, "Io e Dario siamo i veri sfidanti" spiega Giani. Ad attendere Renzi ci sono i cittadini che già nel primo pomeriggio si sono recati a Palazzo Vecchio per non perdere il discorso del sindaco e premier. “Un programma concreto, in cui ad ogni obiettivo si lega una scadenza temporale.

E’ la vera strada nuova quella annunciata questa mattina il presidente del consiglio incaricato, Matteo Renzi, che ha fissato la road map del suo governo nei prossimi 100 giorni: legge elettorale, riforma del lavoro, della pubblica amministrazione e del fisco, gli obiettivi da raggiungere da qui a maggio”quanto ha dichiarato la senatrice fiorentina Rosa Maria Di Giorgi, membro della direzione nazionale del Pd. “C’è in questo la concretezza e la responsabilità di chi – spiega la senatrice Di Giorgi – ha amministrato un ente locale ed è cosciente delle urgenze dei cittadini a cui deve dare risposte concrete.

Vorrei che in altri partiti ci si interrogasse su cosa è giusto per il paese, se tirarsi fuori dalle responsabilità o accettare la sfida del Pd e far uscire il Paese dalla palude” “A fronte della nuova situazione politica che si è venuta a creare, con l’importante incarico nazionale a cui è stato chiamato il sindaco Matteo Renzi, credo sia opportuno per il centrosinistra procedere con le Primarie di coalizione”. Così, in una nota, il segretario regionale Idv Giovanni Fittante interviene in merito all'ipotesi di celebrare le primarie a Firenze per scegliere il prossimo candidato sindaco. “Come IdV siamo pronti a presentarci con il nostro simbolo e un nostro candidato.

Così come faremo negli altri Comuni dove si vota. Mercoledì in una conferenza stampa a Firenze, assieme al nostro Segretario Nazionale Ignazio Messina, presenteremo alla stampa la campagna ‘Liste aperte’ che abbiamo lanciato per la selezione delle candidature”. "Dunque è arrivato il momento, quello che Renzi assicurava non sarebbe mai arrivato. Lasciato il “mestiere più bello del mondo”, fatto fuori un presidente del consiglio senza aprire una crisi e senza un voto in parlamento, arriva l’autoinvestitura a premier, senza alcun voto popolare, e che nessuno osa contrastare. Un'azione lampo, che ha lasciato sul campo oltre al non rimpianto Letta, anche le spoglie di una democrazia che certo non stava bene, a forza di porcellum, conflitti di interesse mai affrontati, scandali vari, e un ceto politico così impresentabile" a dirlo in aula è la consigliera Ornella De Zordo. "Ma che a questo punto sembra proprio defunta.

Il sindaco più assenteista d’Italia, che ha sempre snobbato il consiglio comunale ritenuto più un fastidio che altro sulla luminosa strada del leader, ora sembra progettare lo stesso destino per il parlamento: ha aperto e chiuso una crisi/non crisi, fatto fuori Letta con un intervento nella direzione di un partito, operato la sua autoinvestitura sulla base di un paio di milioni di voti presi alle primarie, senza che i 47 milioni di elettori italiani siano stati in alcun modo interpellati. En passant ha anche resuscitato B., con conseguenze non prevedibili ma sinistre, solo per propria convenienza.

Né si intravedono le motivazioni di questo brusco cambio della guardia: stessa maggioranza a larghe intese, stesso parlamento, stessi metodi da vecchia politica e silenzio su un programma che dovrà comunque tenere conto delle mediazioni e dei condizionamenti di alleati imbarazzanti, espliciti e impliciti. Ora vuole affidare a un “reggente - successore” la guida della città “tanto amata”. E meno male che l'unica cosa che veniva sbandierata in ogni occasione erano le primarie, lavacro salvifico capace di giustificare tutto, anche il vuoto.

Ma si tengono quando fanno comodo, altrimenti si passa il turno, via con le nomine e le investiture. Fino ad oggi era stata negata in molte parti la sostanza della Costituzione italiana, di cui in tanti avevano invocato la reale applicazione. La scalata renziana ha sfrontatamente sancito un ulteriore passaggio, perché ha contraddetto persino la lettera di quell'art 1 che recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Occorre reagire a tutto questo.

Lo faremo dai territori e dalle tante realtà che dal basso si battono in direzione ostinata e contraria per la affermazione di più diritti e si rifiutano di precipitare all'interno di un fantasmagorico marketing politico".

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