Sanità, esami impossibili e lunghe attese, le macchine da sole non bastano

Lazzeri (Ncd): “Esami diagnostici fino alle 24 e nuova regolamentazione dell’intramoenia: ecco come abbattere i tempi d’attesa”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 gennaio 2014 14:30
Sanità, esami impossibili e lunghe attese, le macchine da sole non bastano

Esami da prenotare con largo anticipo, per non rischiare la vita durante l'attesa ed un ricorso imbarazzante al termine "Urgente" che per colpa del sistema ha perso il suo valore sociale. E se proprio il centralino non aiuta c'è sempre la struttura privata, si fa prima, è organizzata per dare risposta in tempi certi e forse "è pure meglio". Ma cosa è diventata la Sanità? «Combattere le lunghe attese? Le classi di priorità da sole non basteranno. Serve un piano di rientro che permetta di tenere aperte tac, risonanze e raggi x fino alle 24 in forma sperimentale ed una maggiore regolamentazione dell’intramoenia».

È la proposta del consigliere regionale Ncd/Più Toscana e membro della IV commissione Sanità, Gian Luca Lazzeri, per risolvere l’emergenza tempi d’attesa delle Asl toscane. «Le liste d’attesa – sottolinea – della diagnostica strumentale rischiano di diventare l’incubo di toscani e fiorentini, la prescrizione degli esami secondo classi di priorità infatti permetterà di non penalizzare i casi urgenti mentre rischia di lasciare immutate le lunghe attese delle classi differibili e programmabili.

Attese che per l’Asl 10 sono arrivate in passato anche a 100 giorni per una colonscopia, 90 giorni per un’ecografia all’addome e quasi 4 mesi per una risonanza magnetica al ginocchio. La beffa ulteriore però è che l’inefficienza rischia di diventare una fonte di reddito. È il paradosso dell’intramoenia, strumento creato per ridurre i tempi d’attesa, permettendo al personale medico di erogare prestazioni a pagamento nelle strutture pubbliche ma fuori dall’orario di lavoro. Una parte di quanto paga il paziente va al medico e una parte, incredibile a dirsi, all’Asl.

I risultati sono che il saldo attivo a favore dell’Asl 10 è stato di 1.436.404 di euro nel 2012, mentre i cittadini hanno pagato 11.411.541 di euro per avere prestazioni in tempi ragionevoli. Pagando solo i ticket invece i tempi sono quelli che conosciamo. Per questo motivo ritengo che il piano di rientro dell’Asl 10 debba agire su due fronti: da un lato regolamentando lo strumento dell’intramoenia, che ormai rischia di fare guadagni maggiori proprio in presenza di liste d’attesa più lunghe e, dall’altro, estendere l’utilizzo dei macchinari della diagnostica strumentale fino alle 24, consentendo così di snellire le attese, utilizzando la fascia “notturna” come corsia preferenziale di chi ha attese superiori ai 60 giorni.

Si tratta di un’operazione che avrà un forte impatto economico che si tradurrà in costi per le prestazioni aggiuntive e consumi. Il paradosso però è che le grandi macchine della diagnostica lavorano in alcuni casi solo 3 o 4 ore al giorno contro le potenziali 8 o 12 ore di servizio, senza contare che l’accelerazione del ciclo degli esami contribuirebbe a velocizzare i tempi di ammortamento, ripagando buona parte del loro costo. Un meccanismo che è stato ben compreso in Puglia e Veneto dove la sperimentazione è già stata prevista offrendo la possibilità di attività aggiuntiva volontaria e retribuita a medici e infermieri.

Lo stesso presidente Rossi, con tutte le cautele del caso, si è detto favorevole alla nostra proposta una volta valutati i costi e individuate le risorse».

Notizie correlate
In evidenza