Alla Pergola la coscienza di Zeno firmata dal maestro Scaparro

La coscienza di Zeno diretta da Maurizio Scaparro, con Giuseppe Pambieri riprende la tournée 2014 dal Teatro della Pergola

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 gennaio 2014 16:53
Alla Pergola la coscienza di Zeno firmata dal maestro Scaparro

Dopo l’applauditissimo debutto nazionale al Teatro Carcano di Milano nel gennaio 2013 e una prima tournée di successo, il Teatro della Pergola partecipa al riallestimento e al nuovo debutto della Coscienza di Zeno, un altro particolare dell’affresco sui grandi protagonisti del Novecento con lo sguardo sempre rivolto all’Europa e al mondo che Maurizio Scaparro ha composto nelle ultime felici stagioni teatrali insieme a quelli di Raffaele Viviani, Eleonora Duse, Vitaliano Brancati. Protagonista nel ruolo di Zeno Cosini Giuseppe Pambieri, già insieme a Scaparro nel Sogno dei Mille e fin sulle guglie del Duomo di Milano nel luglio 2012 con lo spettacolo Assassinio nella cattedrale di Eliot; attore tra i più versatili del nostro teatro, tratteggia il suo personaggio con tocchi insieme ironici e meditativi. Maurizio Scaparro raccoglie la non facile scommessa di portare sulla scena il capolavoro sveviano, non catalogabile come romanzo d’azione o d’intreccio, bensì libro d’iniziazione e introspezione.

Sceglie lo storico adattamento che Tullio Kezich realizzò per il teatro nel 1964, primo interprete, nello stesso anno, Alberto Lionello, seguito nel 1987 da Giulio Bosetti con la regia di Egisto Marcucci e nel 2002 da Massimo Dapporto con la regia di Piero Maccarinelli. Per Scaparro oggi è necessario tornare a Svevo perché “sapeva guardare avanti. Non mi riferisco solo alla famosa immagine con cui chiude La coscienza di Zeno, quella profetica idea di un' esplosione nucleare. Dico che se si rilegge il romanzo attentamente, il profilo di quell'ornino di fumo, Zeno Cosini, prende forma dentro l'immagine di una città dominata dal commercio e dalla Borsa: le azioni salgono e scendono, la speculazione e i profitti segnano le vite e le vicende.

A tutto ciò la letteratura era disabituata. La dimensione economica che cambiò la vita di Zeno Cosini, e dello stesso Svevo, è quella che sta cambiando adesso le nostre vite». Sullo sfondo di una Trieste cosmopolita e mercantile ma anche crogiolo culturale della mitteleuropa tra la fine della Belle Epoque e la Prima guerra mondiale, si svolge la vicenda di Zeno Cosini, che, partendo da una seduta psicanalitica, evoca i momenti salienti della sua vita (la morte del padre, l’amore non ricambiato per una fanciulla, il matrimonio di ripiego con una sorella di lei, la rivalità con il cognato Guido - che muore suicida - la relazione extraconiugale con Carla).

Fragile e inadeguato di fronte ai cambiamenti della società, pieno di tic e di nevrosi, si dichiara “malato”, ma la sua malattia è tutta di origine psicologica. Di fronte alla vita Zeno riesce però sempre a mantenere un atteggiamento ironico e distaccato (“La vita non è né brutta né bella, ma è originale”) che gli permetterà di capirla meglio e , quindi, di crescere; uomo nuovo in cerca di un modo di essere plausibile in un mondo che sembra sfuggirgli. Lo Zeno di Pambieri “è l’uomo normale, i suoi difetti e le sue timidezze li ritroviamo in noi stessi e scopriamo anche, tutto sommato, che le nostre debolezze possono essere un elemento di vittoria.

Alla fine Zeno vince sulla vita.” Sarà lui a dire il bellissimo, inquietante monologo finale sulla ferocia e l’inutilità di quella guerra che di lì a poco avrebbe rivoluzionato tutto. Trieste rivive nei salotti, saloni, studi, luoghi d’affari dove fanno bella mostra di sé poltrone, divani, tappeti, vetrate, doppi ingressi, sedie, tavolini, lavagne, pianoforte e violino nella scena ideata da Lorenzo Cutùli tra i bei vestiti delle signore e giacche e panciotti disegnati da Carla Ricotti e le note originali composte da Giancarlo Chiaramello. Pubblicato nel 1923, La coscienza di Zeno abbandona il modulo romantico ottocentesco e, come nel caso di Musil o del pirandelliano Mattia Pascal, di Joyce o di Proust, ai quali pure è stato accostato, introduce l’aspetto tutto novecentesco dell’introspezione.

Dal romanzo narrato da una voce anonima ed estranea al piano della vicenda si passa a una narrazione in prima persona che non presenta gli avvenimenti nella loro successione cronologica lineare, ma inseriti in un tempo tutto soggettivo che mescola piani e distanze. Nella sua opera più conosciuta Svevo affronta un viaggio nella mente umana, un percorso nella malattia e nella cura; ci parla dell’insoddisfazione e dell’inquietudine dell’uomo che si percepisce come corpo estraneo della società, fornendo il ritratto di un’epoca e, insieme, quello di un’umanità senza tempo. Mercoledì 15 gennaio 2014, ore 17.30 In collaborazione con i Thè di Toscana Oggi GIUSEPPE PAMBIERI L’attore teatrale tra palcoscenico e pubblico: un fascino che non tramonta INGRESSO LIBERO LA COSCIENZA DI ZENO di Tullio Kezich dal romanzo di Italo Svevo con Nino Bignamini, Giancarlo Condé e con (in ordine alfabetico) Silvia Altrui, Guenda Goria, Margherita Mannino, Marta Ossoli, Antonia Renzella, Raffaele Sincovich, Anna Paola Vellaccio, Francesco Wolf Scene Lorenzo Cutùli Costumi Carla Ricotti Musiche Giancarlo Chiaramello Regia Maurizio Scaparro Giuseppe Pambieri è attore e regista tra i più poliedrici della scena italiana, nel 2010 “Pegaso d’oro - Premio internazionale Flaiano” per la lunga e fortunata carriera teatrale percorsa insieme a quella televisiva e cinematografica. Negli anni ‘70 e ‘80 interpreta ruoli in opere di autori fondamentali (Shakespeare, Pirandello, Goldoni), in molti casi accanto alla moglie Lia Tanzi.

“Ditta”, così si diceva una volta in teatro, quando attori prestigiosi si univano formando compagnie rimaste nella storia del palcoscenico. Oggi questi sodalizi, intellettuali e pratici, sono rari e in genere di breve durata. Non così per la “Premiata ditta Pambieri-Tanzi” che, costituita da qualche decennio, mostra un bilancio in costante attivo e “Premiata” lo è davvero, anche grazie all'apporto, dagli anni ‘90, della figlia Micol Pambieri. Una lunga carriera, caratterizzata da scelte artistiche che spaziano dalla tragedia alla commedia, dal teatro classico a quello moderno.

Tra le interpretazioni più significative di Pambieri, dopo l’esordio nel 1965 ne Il gioco dei potenti di Shakespeare, regia di Giorgio Strehler: Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, regia di Strehler (1966/67); Re Lear di Shakespeare, regia di Strehler (1972/73 e 1977); La città morta di D’Annunzio, regia di Franco Zeffirelli (1976); Il bell’Apollo di Marco Praga, regia di Lamberto Puggelli (1983); Il guardiano di Pinter, regia di Guido De Monticelli (1988/89); Rumors di Neil Simon, regia di Gianfranco De Bosio (1990/91); Pallottole su Broadway di Woody Allen, regia di E.

Maria La Manna (1988/89); Il fu Mattia Pascal di Pirandello, regia di Piero Maccarinelli (2001/2002); Vite private di Noel Coward, regia di Giuseppe Emiliani (2002/2003); Il piacere dell’onestà di Pirandello, regia di Puggelli (2004/2005); Todo modo di Leonardo Sciascia, regia di Fabrizio Catalano Sciascia e Maurizio Marchetti (2008/2009); Cena a sorpresa di Neil Simon, regia di Giovanni Lombardo Radice (2010); Il sogno dei Mille da A. Dumas, regia di Maurizio Scaparro (2011). Numerose le sue partecipazioni a sceneggiati e originali televisivi, per nove stagioni è Diego Olivares nella fiction Rai Incantesimo nel 2008 “Premio Saint-Vincent” come miglior attore, numerose le pellicole cinematografiche come La polizia è al servizio del cittadino?, regia di Romolo Guerrieri; Ligabue, regia Salvatore Nocita; Il deserto dei Tartari, regia di Valerio Zurlini; Squadra antifurto e Il Conte Tacchia, regia di Bruno Corbucci. Info: www.teatrodellapergola.com Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45.

Lunedì riposo. Prezzi biglietti interi: Platea: € 30, Posto Palco: € 22, Galleria: € 15

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