Firenze ricorda con la ministra Kyenge i senegalesi uccisi

Il presidente della Toscana Enrico Rossi ripete nel secondo anniversario della strage di Firenze la propria ricetta per una migliore integrazione

Redazione Nove da Firenze
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13 dicembre 2013 20:31
Firenze ricorda con la ministra Kyenge i senegalesi uccisi

FIRENZE - Cittadinanza italiana subito ai ragazzi stranieri nati e che vivono in Italia, norme più semplici per la cittadinanza agli immigrati che lavorano nel nostro Paese e superamento della Bossi-Fini. Il presidente della Toscana Enrico Rossi ripete nel secondo anniversario della strage di Firenze, quella in cui morirono due ragazzi senegalesi e tre loro compagni rimasero feriti ed ancora sono pesantemente segnati da quella violenza, la propria ricetta per una migliore integrazione. Lo fa a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione, dove istituzioni e comunità senegalese, in un'affollatissima sala Pegaso dove sedeva anche la vedova di Modou, uno dei ragazzi uccisi, hanno deciso oggi di fermarsi a ricordare quella strage assieme alla ministra dell'integrazione Cecile Kyenge.

Un ricordo nel segno di due parole: rispetto e dignità, rispetto della persona, che è l'opposto di razzismo e xenofobia, e dignità come impegno delle istituzioni a garantire a chiunque i propri diritti fondamentali. "Ricordare è essenziale - dice Rossi - per fare di accoglienza e apertura una battaglia di egemonia culturale, se serve". "Due anni fa abbiamo rischiato la rottura - ammette - . Ne siamo invece usciti senza cumulare odio, ma rafforzando i rapporti di fraternità con la comunità senegalese, tra le prime coinvolte nel vortige della globalizzazione e meglio integrate in Toscana.

Non era scontato. E se generare odio era uno degli obiettivi della mano armata che ha scatenato quella violenza, possiamo dire che quell'obiettivo è stato fallito". L'ambasciatrice in Italia della Repubblica del Senegal Seynabou Badiane parla di Italia come "paese di accoglienza". Rossi ricorda la concessione della cittadinanza italiana ai tre sopravvissuti, che la Regione aveva chiesto, e il riconoscimento alle famiglie dell'indennità che una legge regionale garantisce alle vittime sul lavoro.

"Anche questo ha contributo a tenerci uniti e generare solidarietà concreta" sottolinea. Poi è il turno della ministra Cecile Kienge, che si sofferma e prova a riassumere i tanti punti da tenere assieme: dall'integrazione alla lotta alla criminalità, passando per "quelle prigioni non fatte di muri veri, ma non peggio di quelle reali, che sono la non inclusione e la negazione di ogni possibilità di vera integrazione". In Toscana nel 2010 (fonte Caritas) vivevano più di 360 mila stranieri, il 10 per cento degli abitanti di tutta la regione: quasi 50 mila appartenevano alla cosidetta 'seconda generazione', quella nata in Italia, a cui se ne aggiungono ogni anno altri seimila.

In tutta Italia sono 590 mila i bambini registrati cpme stranieri all'anagrafe negli ultimi dieci anni. "Rispetto ad un tema come l'immigrazione - sottolinea ROssi - occorre avere una visione ampia e salda da cui si può deviare in base a convenienze e opportunità". "Chi dice che sotto elezioni non si può discutere di queste cose perchè perdenti ha già deciso di perdere: di sicuro ha scelto di non costruire il futuro che auspichiamo - aggiunge - - L'immigrazione è un fenomeno legato alla globalizzazione e chi fugge e emigra lo fa per fame o per costruirsi una vita migliore e dunque risponde ad un diritto degli uomini.

Certo occorre lavorare affinchè l'immigrazione non diventi cancellazione di quei diritti o produca a sua volta illegalità". Il riferimento è a Prato e alla tragedia del 1 dicembre, quando sette cittadini cinesi sono morti nel rogo di una fabbrica dove lavoravano e vivevano. "Prato dimostra però - aggiunge ROssi - anche tutta l'inadeguatezza di una legge come la Bossi-Fini, fondata sulla cultura del rifiuto e costringe molti immigrati nell'ombra e al nero, facendoli più facilmente diventare oggetto di sfruttamento".

Una stortura. "Come scandoloso - conclue Rossi - è che i ragazzi stranieri nati e che vivono in Italia debbano aspettare di aver compiuto 18 anni per chiedere di diventare cittadini italiani, con procedure che in passato potevano essere anche infinite, o che gli immigrati che lavorano da dieci anni in Italia e possono diventare cittadini italiani rischino ogni volta per un cavillo di dover ripartire da capo, come nel gioco dell'oca". DUe leggi, per il presidente della Toscana, assolutamente da rivedere, perchè "producono solo muri e steccati, costringendo gli immigrati in un limbo rispetto ad una comunità da cui alla fine rischiano di non sentirsi pienamente parte e su cui non investono tutte le loro energie"

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