Seves: 97 posti di lavoro da salvare

Di Puccio e Scola (Prima Firenze) e Perugini (PSI): “Solidarietà ai lavoratori”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 dicembre 2013 22:11
Seves: 97 posti di lavoro da salvare

La Seves si ferma a giugno. Una doccia fredda per i suoi 97 lavoratori che, già provati duramente da un anno di cassa integrazione in scadenza proprio il 9 giugno 2014, adesso si trovano di fronte ad una chiusura forzata che non lascia alcun margine ad una loro possibile ricollocazione. "L'azienda, da tempo in crisi -ha spiegato Roberto Rizzo, responsabile lavoro Idv- si è dimostrata totalmente irresponsabile nei confronti dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni locali non negoziando in alcun modo un piano di reindustrializzazione in accordo con il futuro compratore, il fondo tedesco Triton, che sembra non essere interessato allo stabilimento fiorentino, favorendo un depauperamento del territorio che sarebbe invece da scongiurare con ogni mezzo".

"Oltre alla nostra più piena solidarietà ai lavoratori e alle famiglie coinvolte - ha concluso Rizzo - quello che chiediamo come Italia dei Valori, è che si apra quanto prima un tavolo istituzionale e si attivi la commissione lavoro regionale che definisca in maniera chiara il futuro della fabbrica che, nell'ultimo anno, ha gradualmente delocalizzato le produzioni nella Repubblica Ceca. Riteniamo che sia prioritario sostenere la gamma alta dei mattoni, quelli di maggiore qualità; un importante valore aggiunto del Made in Florence e, più in generale del Made in Italy, capace di concorrere in un mercato sempre più competitivo". I Consiglieri Stefano Di Puccio e Giuseppe Scola del Gruppo Prima Firenze, e Federico Perugini del Gruppo “PSI” del Q.5, esprimono solidarietà ai lavoratori della Seves, per la notizia del loro licenziamento a giugno, al termine della scadenza degli ammortizzatori sociali.

“Una situazione al limite dell'incredibile – hanno dichiarato Di Puccio, Scola e Perugini –. Viene chiusa un’azienda sana per farne probabilmente una scatola vuota per interessi di carattere finanziario. Uno schiaffo che viene dato non solo ai lavoratori ma a tutta la comunità, perché la Seves può essere considerata una sorta di istituzione industriale per il tessuto della città, in particolare per l'area di Castello”.

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