Teatro Comunale di Firenze, venduto per 23 milioni dei 44 chiesti

Roselli (NCD): “La svendita emblema del fallimento del piano di alienazioni di Renzi”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2013 14:03
Teatro Comunale di Firenze, venduto per 23 milioni dei 44 chiesti

La scelta di vendere l’immobile del Teatro Comunale di via Solferino a 23 milioni, dopo che la giunta aveva dichiarato che la cifra non sarebbe scesa sotto i 35 milioni, e con una stima iniziale addirittura di 44,5 (da relazione dell’ottobre 2009 della Commissione Valutazioni Immobiliari), non è andata giù alle opposizioni. "Rappresenta l’emblema del fallimento del piano di alienazioni del sindaco Renzi” questa la dichiarazione del consigliere di Nuovo Centrodestra Emanuele Roselli. “Com’è possibile che in quattro anni il valore sia sceso di 21,5 milioni? Va bene la crisi del mattone, ma qui siamo di fronte a una solenne presa in giro a danno dei fiorentini – accusa Roselli –.

Da un lato non possiamo non sottolineare la gravità della svendita annunciata, dall’altro ci chiediamo come si pensi di coprire i 12 milioni di differenza rispetto ai 35 iscritti in bilancio”. “Questo piano alienazioni ha costantemente fallito negli anni, con un crollo del 50% rispetto a quanto incassato l'anno precedente. Nel 2013 ha registrato in sede di accertamento il 35% rispetto alle previsioni (che già erano fortemente ridimensionate) – ha aggiunto il consigliere –. Fallimento, questo, che si somma alla promessa non mantenuta di ridurre le entrate da multe che invece sono aumentate oltre ogni record, raggiungendo quota 52 milioni. Ma le politiche di bilancio di Renzi sono state fallimentari su tutta la linea: nel febbraio 2010 sono state decise le nuove tariffe per i servizi alla persona e l'utilizzo del suolo pubblico (dalla Cosap ai passi carrabili) con incrementi che vanno dal 25% al 50% rispetto alla precedente amministrazione.

Incrementi a carico di famiglie con un reddito ISEE superiore ai 32.500 euro: soglia che supera ogni persona che solitamente si identifica nel ceto medio”. “La verità, certificata dai fatti, è che Renzi, che si era proposto di ripianare il bilancio proprio con le alienazioni, di fronte alle mancate entrate, ha provveduto aumentando il debito (volato oltre i 500 milioni), facendo pagare di più i fiorentini per i servizi e tartassandoli di multe, con buona pace del suo slogan in campagna elettorale ‘no al multificio’. La questione Teatro Comunale è solo l’ultimo anello di una lunga catena di fallimenti che hanno finito per pesare sulle tasche dei cittadini.

Oggi siamo molto preoccupati per le sorti del bilancio, e chiediamo all’assessore Petretto di dirci come intenda provvedere a coprire la mancata entrata di 12 milioni” ha concluso Roselli. Questo l’intervento della capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo: “Apprendiamo che il primo atto deciso da Renzi sindaco con la giacca di segretario del Pd è quello di svendere da 40 a 23 milioni il Teatro Comunale di via Solferino. E lo fa grazie alla complicità della Cassa depositi e presiti che...

si presta ad acquistarlo con i soldi del risparmio di tante famiglie depositato agli sportelli delle Poste. Si tratta di un doppio inganno per la città. In primo luogo perché si svende a metà prezzo, era stato lo stesso Comune, infatti, a definire un prezzo di 44 milioni quando decise il trasferimento al Nuovo teatro dell'Opera alle Cascine. In secondo luogo perché si utilizza la Cassa depositi e prestiti, ricca di 235 miliardi euro provenienti dal risparmio degli italiani, per una mera speculazione immobiliare. perUnaltracittà sostiene da tempo - è tra i soggetti fondatori della "Campagna per una finanza pubblica e sociale" - che CDP debba tornare alle sue finalità originarie: un ente di diritto pubblico che non opera sul libero mercato ma raccoglie il risparmio delle persone, lo remunera con un interesse moderato e lo destina a finanziare a lungo termine e tassi agevolati le opere e i servizi pubblici locali che garantiscono i diritti di cittadinanza e la coesione sociale. Ma la decisione di oggi è grave anche perché fa capire sin da subito che Renzi capo del Pd e prossimo Sindaco d'Italia non cambierà verso alle politiche economiche di destra che negli ultimi anni hanno affossato il bilancio pubblico dello Stato e mandato in crisi un intero Paese”.

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