Rogo di Prato, Rossi a Fdi: 'Xenofobi', ma viene accusato di aver minimizzato

"Una sceneggiata strumentale, di chiaro stampo xenofobo e del tutto fuori luogo rispetto al dolore che tutti proviamo per la tragedia che si è consumata a Prato"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 dicembre 2013 14:32
Rogo di Prato, Rossi a Fdi: 'Xenofobi', ma viene accusato di aver minimizzato

Una fermata simbolica, alle 12 di oggi, mercoledì 4 dicembre, in tutti i luoghi di lavoro della Toscana, per manifestare il dolore per le vittime del rogo di Prato e ribadire un no chiaro e netto allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. E’ l’iniziativa lanciata dalle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil e rivolta ai lavoratori, ma anche a tutti i toscani, da attuare nel giorno in cui Prato ricorda con il lutto cittadino i 7 morti sul lavoro nel rogo del Macrolotto. "Una sceneggiata strumentale, di chiaro stampo xenofobo e del tutto fuori luogo rispetto al dolore che tutti proviamo per la tragedia che si è consumata a Prato e alla necessità di trovare soluzioni concrete ai problemi posti dalla presenza cinese a Prato e in Toscana".

Così il presidente Enrico Rossi definisce la manifestazione a cui hanno dato vita oggi in consiglio regionale i consiglieri del gruppo Fdi, che hanno inalberato cartelli contenenti sue recenti frasi sul contributo delle aziende cinesi all'economia toscana. "Ribadisco che ci sono imprese cinesi emerse e regolari che rappresentano un elemento di ricchezza per la regione, che contribuiscono alla formazione del Pil e al dinamismo economico della Toscana – prosegue il presidente – Nella numerosa comunità cinese esistono forti volontà di integrazione, che si sono manifestate anche ieri, nel corso della fiaccolata che si è svolta a Prato, e che dobbiamo raccogliere e valorizzare.

Accanto a questo c'è la più grande realtà di lavoro nero e sfruttamento schiavistico del centro nord e forse d'Europa. Una realtà che dobbiamo affrontare sia con strumenti repressivi sia con interventi che favoriscano l'emersione e la regolarizzazione". "Voglio sognare un distretto industriale delle confezioni tra i più forti d'Europa – dice Rossi – che paga le tasse, garantisce i diritti ai lavoratori e consente ai disperati provenienti dall'altra parte del mondo di potersi emancipare, sentirsi persone e diventare liberi cittadini in una Toscana nuova e multietnica.

Non saranno quattro facinorosi che inscenano una gazzarra a interrompere questo mio impegno". Fossi, sindaco di Campi Bisenzio: "Questo è un paese che tende a reagire sempre sull'onda emotiva degli avvenimenti. Se è comprensibile sul piano generale, non va bene per la politica, che deve ragionare senza farsi travolgere, e soprattutto deve agire prima che gli avvenimenti diventino tragiche realtà. Che nei capannoni industriali dei cinesi ci siano condizioni di lavoro e di vita vergognose, lo sappiamo tutti, nonostante vent'anni di impegno, lavoro, risorse pubbliche per progetti e politiche per l'integrazione.

Così come conosciamo la fragilità del territorio, e tuttavia rimaniamo ogni volta stupiti di fronte alle calamità che accadono inevitabili. E' evidente che la comunità cinese ha regole e modelli sociali propri, che probabilmente derivano dall'organizzazione socio economica del paese di origine, e per questo forse è particolarmente difficile interagire. E' ovvio che è inaccettabile la situazione in cui vivono tanti cittadini cinesi nelle nostra zone ma, tanto per essere chiari, per me è inaccettabile per 365 giorni all'anno.

Lo Stato e le istituzioni devono essere inflessibili ma anche l'economia, non più soltanto locale, deve fare un ragionamento rigoroso e davvero innovativo. Dopo vent'anni voglio che sul mio territorio ci siano cittadini soltanto campigiani, non mi interessa da dove vengono ma dico che hanno il dovere di far parte della comunità, di condividere la contemporaneità, di non vivere in enclave che non intendo, culturalmente e socialmente, giustificare in alcun modo. Non nel 2013." “La Toscana del lavoro si fermi – dicono i segretari regionali delle tre confederazioni Alessio Gramolati (Cgil), Riccardo Cerza (Cisl) e Vito Marchiani (Uil)- per esprimere la propria solidarietà ai sette lavoratori cinesi morti nel rogo al Macrolotto e per ribadire che nel lavoro, non deve esserci sfruttamento, non deve esserci mancanza di diritti e di legalità, non deve esserci violazione della dignità della persona, indipendentemente dal colore della pelle, dalla nazionalità e dalla comunità di appartenenza.” “E’ un principio valido in ogni parte del mondo –dicono Gramolati, Cerza e Marchiani- ma che oggi siamo chiamati a riaffermare nella nostra Toscana: finché una sola persona sarà sfruttata e ridotta in schiavitù, la nostra coscienza non potrà essere in pace.” Nel pomeriggio, alle 18,30, Cgil, Cisl e Uil di Prato hanno organizzato una marcia silenziosa che partirà da via Pistoiese (angolo Via Bonicoli) per concludersi con la deposizione di una corona di fiori al monumento ai caduti sul lavoro in piazza San Niccolò. #Prato si ferma per i suoi morti.

Mai più occhi chiusi davanti a disumanità e dignità calpestate #lavoro #diritti Lo ha scritto su Twitter il presidente di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola, unendosi al minuto di raccoglimento osservato a mezzogiorno nelle scuole e negli uffici pubblici di Prato. ”Morti di schiavitù e di malavita, di violazione delle leggi e di ogni regola etica. Morti assassinati in uno scorcio di Toscana che richiama l’alto Medioevo, feroce e insensibile”. Il presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, apre la seduta con un intervento dedicato agli ultimi fatti accaduti a Prato, prima di far osservare all’assemblea un minuto di silenzio.

Nelle parole di Monaci quanto accaduto nel distretto tessile dove la manifattura cinese, dice, “ha fatto piangere tanti imprenditori italiani per la concorrenza non leale, frutto di manodopera a bassissimo costo e in condizioni di assoluta schiavitù. E che contemporaneamente ha fatto la fortuna di altri italiani, che di quella manodopera si sono avvalsi per arricchirsi”. Il presidente parla di “un grumo spaventoso di malavita e criminalità nascosto e particolarmente attivo in un territorio tutto sommato circoscritto”.

Una realtà oltretutto responsabile di milioni e milioni di euro di evasione fiscale sottratti al nostro paese. “Facciamo i conti con quanto accade in casa nostra, intorno a noi, non possiamo dire che non vediamo e non sappiamo”. I conti, aggiunge Monaci, con quel che succede “nel cuore della Toscana, giorno dopo giorno, senza interruzione, nel più totale, insopportabile, dispregio di leggi e di regole”. Il presidente definisce la cronaca dei fatti “allucinante e più efficace di fiumi di parole”.

Il ricordo del Consiglio “pur doveroso” non è “verboso”: quanto è successo “merita iniziative, prese di coscienza, nuovi approcci da parte di tutti, anche di ordine culturale e politico-istituzionale”. Di questo si discuterà prossimamente in Consiglio, in una seduta straordinaria per discutere “di quanto la Toscana può e vuole fare per debellare un sistema che può essere considerato criminoso e che prospera nella nostra terra. Praticamente indisturbato”. Il presidente ha ringraziato quanti, in questi giorni – e ha citato lo stesso presidente della Giunta, Enrico Rossi – si sono spesi ed esposti per la situazione di Prato: “Siamo impegnati” ha ribadito Monaci, che ha ringraziato anche chi, come il Consolato e alcuni esponenti della comunità cinese, si è mosso “in modo responsabile” per “la comune consapevolezza che così non si può andare avanti”.

Dopo l’intervento del presidente l’aula ha osservato un minuto di silenzio. Su richiesta del capogruppo del Pd, Marco Ruggeri, i lavori si concluderanno entro la fine della mattinata per permettere ai consiglieri regionali non solo pratesi di partecipare al consiglio comunale aperto convocato a Prato questo pomeriggio. «Il caso Prato: un’emergenza nazionale». E’ questo il tema su cui il gruppo regionale del Nuovo Centrodestra richiede la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio regionale della Toscana.

L’iniziativa era già stata annunciata nei giorni scorsi dal Presidente del gruppo degli alfaniani, il pratese Alberto Magnolfi. Di ieri sera, però, la lettera firmata dall’intero gruppo Ncd – oltre a Magnolfi ci sono il suo vice Marco Taradash e i Consiglieri regionali Andrea Agresti e Roberto Benedetti – con cui la richiesta viene formalizzata e l’invito ad aderirvi esteso a tutti i gruppi politici presenti nell’assemblea toscana, maggioranza e opposizione. «L’intento – spiega Magnolfi – è quello di raccogliere il massimo delle convergenze politiche su una situazione, quella dell’immigrazione illegale della comunità cinese a Prato, che la tragedia di domenica scorsa ha drammaticamente portato alla ribalta.

E nessuno può più far finta di niente dopo che per anni Enrico Rossi, lo stesso che adesso scarica il barile sul governo da poco in carica, è stato il capo dei minimizzatori». Ecco il testo della lettera indirizzata al Presidente del Consiglio regionale della Toscana Alberto Monaci: «Domenica 1 dicembre 2013 si è verificata a Prato la terribile vicenda che ha portato alla morte di 7 collaboratori cinesi a causa di un incendio scoppiato in un fabbrica gestita da cinesi in condizione di totale illegalità.

Da quanto si apprende dalla stampa, gli operai deceduti erano tutti clandestini, lavoravano e dormivano nella fabbrica in condizioni di sostanziale schiavitù. La Procura di Prato ha aperto un fascicolo riguardo a tale strage per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e altri reati di corredo come lo sfruttamento della manodopera clandestina e l’omissione di cautele contro gli infortuni». «Questa vicenda – scrive ancora il gruppo regionale del Nuovo Centrodestra – costituisce l’ennesima più grave conferma dell’assoluta eccezionalità della situazione determinatasi a Prato e nel distretto tessile pratese, e configura una gravissima emergenza dal punto di vista economico, sociale, della legalità e della sicurezza pubblica.

Nonostante l’impegno di prevenzione e di contrasto posto in essere dalle forze dell’ordine e, in questi ultimi anni, dalla stessa amministrazione comunale, le risorse e i mezzi mobilitati appaiono del tutto inadeguati rispetto all’eccezionalità della sfida. Alla Regione – osservano Magnolfi, Taradash, Agresti e Benedetti - compete un ruolo importante e tutt’altro che secondario nella promozione e nella definizione di una strategia complessiva capace di arginare la devastante illegalità e di ricondurre la situazione in un ambito di civile convivenza e di sicurezza per i lavoratori e per i cittadini».

Per questo i Consiglieri regionali Ncd richiedono «la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio regionale avente ad oggetto “Il caso Prato: un’emergenza nazionale”». A.S.G.I. (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) esprime il proprio cordoglio per le vittime della tragedia avvenuta a Prato. "Quanto accaduto deve far riflettere le Istituzioni su ciò che accade nei luoghi di lavoro e sul livello di attenzione verso un fenomeno che da sempre è sotto gli occhi di tutti, anche di quelle amministrazioni che soltanto dopo fatti di questo genere gridano all'orrore, ma che fino a ieri dimenticavano i diritti di quei lavoratori che prestano la propria attività in condizioni para-schiavistiche alle dipendenze di datori di lavoro anche e più spesso, è opportuno ricordarlo, italiani. Lo sfruttamento lavorativo è un fenomeno tanto diffuso – e non solo nei capannoni cinesi ma anche nelle campagne, nei cantieri, talvolta all'interno delle mura domestiche - quanto ancora oggi sommerso e spesso dimenticato.

Leggiamo in queste ore che “il Consiglio comunale chiederà all’unanimità provvedimenti specifici, anche di natura legislativa, per fronteggiare le nuove forme di schiavismo il lavoro nero, il mancato rispetto delle regole sulla sicurezza e la fiscalità”. E' allora necessario ricordare che la normativa a tutela del lavoratori migranti vittime di tali forme di sfruttamento c'è: la direttiva europea 52/2009, recante norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, contiene precise disposizioni a tutela dei lavoratori vittime di grave sfruttamento.

L'Italia ha recepito con ritardo di oltre un anno la direttiva, con il D.Lgs. 109/12, peraltro traducendo in termini palesemente riduttivi le sue disposizioni (ad esempio, escludendo i casi di sfruttamento riferiti a datori di lavoro che occupano meno di quattro lavoratori irregolarmente soggiornanti, quindi escludendo a priori i fenomeni di grave sfruttamento diffusi nelle piccole imprese subappaltatrici e quelli non certo isolati nell’ambito del lavoro domestico) ed adottando norme non altrettanto efficaci e idonee a fornire adeguata tutela alle vittime di questo fenomeno.

Si tratta inoltre di una disciplina poco conosciuta e ancora molto scarsamente applicata; non a caso, dal momento che, a tutt’oggi, non risultano essere state emanate le essenziali istruzioni operative per l’applicazione ed il coordinamento da parte degli uffici istituzionali competenti. A poco servono i proclami di fermezza se poi i fatti dimostrano che l’inefficienza produce in pratica la tolleranza. Le cronache riportano dei controlli nelle aziende - controlli che comunque dovrebbero essere più massicci e continui - ma non riportano mai della sorte dei migranti costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento.

Si finge di non sapere che a nulla serve lamentare l’omertà delle vittime se queste non sono messe concretamente in condizione –come dispone la direttiva- di non vivere nascoste, magari negli alloggi di fortuna che solo gli sfruttatori o i loro intermediari hanno interesse ad offrire, e di essere tutelate a fronte della cooperazione nelle denunce". Rudi Russo, Centro Democratico: Il prossimo 11 dicembre si terrà un Consiglio regionale straordinario per approfondire tutte le tematiche che riguardano la riduzione e il mantenimento in schiavitù di alcuni lavoratori cinesi nel distretto di Prato, la criminalità cinse insediata in città che determina questo fenomeno, le relazioni tra queste aziende e il fisco, i controlli di tutte le autorità competenti per reprimere le attività illegali drammaticamente diffuse nel nostro territorio.

Dinanzi a quanto è accaduto domenica scorsa, però, non si può aspettare. Non si deve aspettare. Per questo, già questa mattina, in occasione del Consiglio regionale, ho presentato una risoluzione tesa non soltanto a esprimere il cordoglio per le vittime del rogo di domenica scorsa, ma anche, e soprattutto, per chiedere già da ora, con una pronuncia solenne del Consiglio Regionale, un impegno concreto per i diritti, l'integrazione e la legalità. La risoluzione, che ha raccolto un ampio e trasversale consenso tra i Consiglieri, vuole impegnare la Giunta su tre fronti: spingere il Governo a varare un programma d’azione serio ed efficace per contrastare i fenomeni del traffico di esseri umani, della riduzione in schiavitù e dello sfruttamento del lavoro schiavile di migliaia di lavoratori e lavoratrici di origine cinese; rivedere gli accordi internazionali con la Repubblica Popolare Cinese alla luce della assoluta emergenza umanitaria che si sta manifestando e la predisposizione di nuovi strumenti giuridici in tema di cooperazione giudiziaria penale; guidare il coordinamento degli enti locali e delle associazioni rappresentative delle categorie produttive nel distretto industriale di Prato.

Quest'atto, che è frutto di un lavoro che sto svolgendo ormai da tempo, anche se dinanzi alla disgrazia di domenica mi trasferisce un certo senso di impotenza, lo riconosco, è un atto doveroso e per questo il prossimo 11 dicembre cercherò di guidare il Consiglio ad analizzare più approfonditamente il fenomeno dello sfruttamento e dell'illegalità nella quale vivono troppi lavoratori cinesi. Lo dobbiamo alle persone morte e, soprattutto, alle migliaia che ancora vivono in quelle condizioni.

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