IX Florence Biennale: successo di pubblico del weekend inaugurale

Fino all’8 dicembre installazioni e mostre a Oblate ed ex Tribunale, mentre a Porta a Prato c’è un “Bestiario fantastico”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 dicembre 2013 22:29
IX Florence Biennale: successo di pubblico del weekend inaugurale

FIRENZE- Inaugurata alla Fortezza da Basso, sabato 30 novembre, la IX edizione di Florence Biennale, rassegna d’arte contemporanea che ha ormai raggiunto prestigio internazionale. Cerimonia solenne, al suono di tamburi e chiarine degli Sbandieratori della Signoria, nei quali rivivono le antiche tradizioni dell’antica Firenze comunale. E un ritorno alle origini, in un certo senso, vuole esserlo anche questa edizione della Biennale, dedicata all’etica quale DNA dell’arte, come appunto esplica il titolo Ethics DNA of Art.

450 gli artisti presenti, in rappresentanza dei quattro angoli del mondo. Un’importantissima vetrina per Firenze e il suo territorio, in un momento, fa notare l’assessore provinciale al turismo Giacomo Billi, in cui è fondamentale investire sull’arte e il suo potenziale turistico. Un’edizione della Biennale che segna un deciso cambio di passo e un forte segnale di discontinuità con altre analoghe manifestazioni italiane, ad esempio la sua omologa veneziana o la torinese Artissima; quest’anno a Firenze si è deciso di puntare molto sull’arte figurativa, tralasciando la video-arte o le istallazioni così di moda in altri lidi, troppo spesso esercizi di stile vocati a seguire il mercato.

Si è invece optato per un’arte che metta l’uomo al suo centro, e la tela diviene luogo di riflessione Le realtà più interessanti arrivano dall’Estremo Oriente, in particolare dalla Cina, che conferma il percorso di crescita artistica avviato nell’ultimo decennio. Osservando le opere esposte, dei vari Hao Shiming, Li Xiaoxuan, Han Dong, Zhu Yamei, ci si trova di fronte a un’arte che fa del recupero della bellezza ancestrale della Cina, il suo punto di forza. Un’età media di quarant’anni, e chiarezza d’idee sulla valenza dell’arte, in funzione di tramandare, e recuperare, il legame con le tradizioni e il rapporto con la natura e i suoi simboli.

Tele che rivisitano antichi alfabeti, oppure paesaggi incantati che sembrano dipinti su lacca, fiori e animali. Una visione onirica la propone invece il taiwanese Willow Wu, che nel suo The voyage of time and space, immagina i grandi monumenti del passato, quali il Colosseo, il Taj Mahal, le Piramidi e la Grande Muraglia, sospesi nello spazio, sorretti da quelle che sembrano pulsazioni di energia cosmica rese da nervature di bianche pennellate. Sullo sfondo, nell’angolo a sinistra, la Terra. Nella grande tela, dominano i colori dell’aurora boreale, un’atmosfera onirica che immagina lo spirito artistico, ma anche architettonico e politico, dell’umanità, idealmente proiettato nel cosmo, per un ritorno alla condizione primigenia della creazione. La bellezza salverà il mondo.

In Oriente, lo si sta capendo. In Occidente, siamo ancora nella fase dell’intossicata società post-industriale. A tenere alto il nome dell’Italia, Maria Aurora Pintore, il cui universo pittorico affonda le radici nella tradizione dei Primitivi, accostandovi però suggestivi echi di Modigliani, De Chirico e Picasso. Alla ricerca estetica, se ne aggiunge un’altra concettuale, votata a temi quali la maschera, o la maternità, la famiglia, la natura. Una produzione artistica che costituisce un vero e proprio percorso di vita, stimolo a guardare il reale con nuovi occhi, non dimenticando le proprie radici.

Ne è un esempio The Blue Shawl. Rolando Bellini, direttore artistico della Biennale, la commenta affermando che senza gli artisti non ci sarebbero le esperienze al di là dei confini ordinari del mondo. Novità significativa di questa Biennale, la sua capillare diffusione in città, attraverso gli eventi collaterali del centro storico. La città diviene così una sorta di seconda sede allargata della rassegna. Il concetto di città, o di polis, è centrale quest’anno, per un’edizione che tende a riscoprire l’arte alla sua radice concettuale.

La città che veramente conta, è quella degli artisti, vista attraverso la loro sensibilità e causticità. La condivisione di questo background - è l’auspicio -, potrà stimolare un dialogo neo-umanistico fra arte e comuni cittadini. E aprire i palazzi pubblici alla Biennale è già un primo tassello per questo futuro mosaico sociale, poiché divengono luoghi d’incontro e di confronto, dove nascono domande, e dove trovare almeno una parte delle risposte. Per approfondire il tema scelto per questa edizione della Biennale, il 3 dicembre in Palazzo Vecchio, si terrà il convegno Neo-Umanesimo.

Arte, Filosofia, Etica ed Estetica all’alba del nuovo millennio. Dedicato alla memoria di Carlo Ludovico Ragghianti, è stato pensato per ribadire come la parola sia stata all’origine di quell’evoluzione epistemologica dell’uomo, in virtù della quale reinvestiamo e reinvestiamo il patrimonio simbolico, naturale o artistico che sia. Questo significa che, oltre a poter pensare le opere d’arte come esseri viventi con i quali dialogare, possiamo aggiungervi la nostra personale sensibilità e opinione.

In relazione al mondo reale, l’arte è la conferma dell’assunto platonico, ovvero è la proiezione dell’uomo sul caos, che può così divenire ordine. Un’armonia alla quale il Rinascimento fiorentino ha contribuito in modo determinante, a partire dal concorso per le porte del Battistero, indetto nel 1401, nel quale si sfidarono Ghiberti e Brunelleschi. Un’eredità, quella rinascimentale, ben presente ancora oggi, se è vero che Leonardo da Vinci ci ha insegnato una volta per tutte, in quel capolavoro incompiuto che è l’Adorazione dei Magi, cosa sia lo sguardo e a cosa porta il saper vedere la realtà.

Lo sguardo è energia, sufficiente a modificare il mondo. E la sfida dell’arte, ancora oggi, in buona sostanza è questa. Fra gli eventi collaterali in programma, Ex Oriente, finestra sull’arte contemporanea turca attraverso l’opera di tre artiste. La mostra, a cura di Marcella Guerrieri, si terrà presso Fortezza. L’ex convento delle Oblate ospita invece Illustrating Florence, esposizione fotografica curata da Maurizio Gabbana incentrata sul dialogo e la rivisitazione del paesaggio urbano e agreste. Realizzata con i patronati di Quirinale e MiBAC, oltre che con il supporto di Comune e Provincia di Firenze, la rassegna sarà visitabile fino all’8 dicembre.

Già pronto un primo bilancio del gradimento del pubblico. A poche ore dall’apertura, sono stati venduti circa mille biglietti, un numero che fa ben sperare per i restanti otto giorni della manifestazione. I numerosi eventi collaterali in città, sono tutti, giova sottolinearlo, a ingresso gratuito. È previsto l’ingresso a pagamento per la sola esposizione in Fortezza. di Niccolò Lucarelli

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