Filippo Timi, Don Giovanni prima regionale a Pistoia

Dopo il tutto esaurito per Luca Zingaretti, Il Teatro Manzoni di Pistoia dal 22 al 24 novembre ospita la prima regionale dello spettacolo Il Don Giovanni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 novembre 2013 13:52
Filippo Timi, Don Giovanni prima regionale a Pistoia

Dopo il tutto esaurito per Luca Zingaretti, Il Teatro Manzoni di Pistoia dal 22 al 24 novembre ospita la prima regionale dello spettacolo Il Don Giovanni. Vivere è un abuso, mai un diritto scritto, diretto e interpretato da Filippo Timi, prodotto da Teatro Franco Parenti e Teatro Stabile dell’Umbria. Non considerando la sua presenza, nel 2000, ne La tempesta diretta da Barberio Corsetti, Il Don Giovanni è un debutto assoluto a Pistoia per Filippo Timi, certamente il talento più originale emerso negli ultimi anni nel mondo dello spettacolo.

Accanto a Timi, che firma la regia e le scene coloratissime dello spettacolo, arricchito dagli straordinari ‘scultorei’ costumi di Fabio Zambernardi (realizzati in collaborazione con Lawrence Steele) e dalle luci di forte spettacolarità, disegnate da Gigi Saccomandi, un cast molto affiatato composto da Umberto Petranca, Alexandre Styker, Marina Rocco, Elena Lietti, Lucia Mascino, Roberto Laureri, Matteo De Blasio, Fulvio Accogli. Autore di libri di successo (Tuttalpiù muoio, E lasciamole cadere queste stelle, Peggio che diventare famoso), emerso al cinema grazie a film importanti (diretto, tra gli altri, da Costanzo, Ozpetek, Salvatores, Bellocchio, Capotondi, Comencini e Placido) e approdato recentemente anche in TV ne I delitti del Bar Lume dai noir di Marco Malvaldi, Filippo Timi da anni sta portando avanti in teatro un suo importante percorso di riscrittura di testi classici, contraddistinto da una profonda carica di humour nero e da una forte vena dissacratoria. Da Amleto, riletto e variato nell’arco di più anni, a Giulietta e Romeo, riscritto in volgare perugino, fino a Il Don Giovanni (in cui, ad interpretare due delle ‘vittime’ della sua arte seduttiva, troviamo due volti noti come Lucia Mascino e Marina Rocco). E c’è da dire che il pubblico da subito si è diviso tra chi lo adora e lo segue, facendolo quasi diventare un’icona’, e chi invece lo ‘rifiuta’.

Scelte teatrali comunque forti che, come più volte dichiarato da Timi, rispondono all’esigenza di fare spettacoli in cui si rispecchia totalmente la propria identità, portando “la vita in scena” sempre con ironia. Don Giovanni è il prototipo di una umanità volubile, che ha fame di potere, che ama la mistificazione e l’autoinganno, proprio perché sa che è condannata ad estinguersi, che non potrà esimersi dal suo appuntamento con la morte. Egli ha capito che la vita è ingiusta, una farsa che si trasforma in tragedia, e che la vita è giustificata solo dalla morte.

Questa consapevolezza lo trattiene, non lo fa bruciare, benché desideri di bruciare, essendo convinto che un desiderio morto non è più un desiderio. Il suo rapporto con Donna Anna, Donna Elvira e Zerlina è molto teatrale, proprio perché la sua arte è tutta teatrale. Donna Elvira è, forse, l’amore vero, quello che appartiene al passato, Donna Anna è l’amore ingannatore e, pertanto, violento, Zerlina è l’amore della seduzione, del desiderio di purezza. Tutte hanno le loro storie, così come Don Giovanni ha la sua, proprio per questo non si sottrae all’essere se stesso. Così Timi presenta lo spettacolo: “Don Giovanni conosce la sua fine, è solo questione di rincorsa.

Don Giovanni è l’umanità volubile e insaziabile, l’umanità finalmente priva di quelle morali colpevoli dell’assurdo destino verso cui stiamo precipitando. E la colpa non è certo della storia, o di tutti quei Cristi che c’hanno professato amore, ma la nostra: la fame di potere insita nell’uomo, nessuno escluso, la fame di resistere, di mistificare, di ingannarsi piuttosto che sopravvivere. Meglio morire da idioti ma tutti insieme che svegliarsi e di colpo comprendere l’errore? Evidentemente, sì.

Ma stavolta l’evidenza lascerà una firma sanguinaria, una firma così profonda da spazzare via l’intera umanità. Don Giovanni è un’intera Storia dell’umanità che muore. Finalmente, dopo la sua rincorsa, dopo millenni di fame, eccolo pagare il conto. Non c’è scampo: se neppure un’umanità sveglia e godereccia, fuori dalle regole e concentrata sul piacere come Don Giovanni, non può esimersi dal suo più importante appuntamento con la morte, allora, neppure noi possiamo più far finta di nulla.

Solo schiavi delle proprie miserie e desideri più neri ci si riappacifica con la propria infanzia, e si è pronti a vivere la morte. La vita è ingiusta, ecco che cos’è la vita, una farsa che si trasforma in tragedia. Vivo è solo ciò che muore, e solo amando si rischia davvero di toccare le vette gelide dell’estrema solitudine, e da lì sentire il canto delle sirene. Solo tradendo si raggiunge l’amore assoluto. Un desiderio morto non è più un desiderio. Don Giovanni non brucia mai veramente, desidera bruciare, promette l’inferno, la sua arte è teatrale, recita così bene la promessa che è impossibile non credergli o ancora meglio non desiderare credergli.

Donna Elvira è il passato, è la conquista difficile, la conquista di un tempo lento, l’amore vero, la prima donna, l’amore che ritorna a chiedere il compenso di una promessa già fatta. Donna Anna è l’amore ingannatore, violento, un errore semi-calcolato, è l’amore che libera dal vecchio incubo e rende la donna libera di scendere verso un incubo ancora più cosciente, è l’amore compulsivo, immediato, sbagliato per definizione. Zerlina è l’improvvisazione, la dialettica della seduzione, è l’amore invidioso, la voglia di portare via la donna al marito, il desiderio di ritrovare quella purezza semplice di sposare la figlia del farmacista.

Ognuno ha la propria storia, io la mia, tu la tua, voi la vostra e Don Giovanni ha la sua. Non l’ha scelto lui di nascere Mito, gli è capitato, e lui non si sottrae dall’essere se stesso. Ecco in cosa è grande. Non perché accetta la morte, deve per forza, come tutti. È grande perché accetta a pieno le conseguenze, inevitabili, dell’essere nient’altro che se stesso.” Anche in questa occasione, l’incontro con la Compagnia per il ciclo “Il teatro si racconta” si terrà alla Biblioteca San Giorgio (Via Pertini, Pistoia), nell’ambito della collaborazione in atto con l’Associazione Teatrale Pistoiese, sabato 23 novembre alle ore 17.30.

A condurre l’incontro ci sarà stavolta Gabriele Rizza, giornalista e critico di teatro. Nel pomeriggio di sabato sarà possibile anche acquistare i biglietti per il teatro direttamente al punto vendita ospitato in biblioteca. Prima regionale Teatro Manzoni Pistoia Stagione di prosa 2013/2014 venerdì 22 novembre, ore 21 (turno V) sabato 23 novembre, ore 21 (turno S) domenica 24 novembre, ore 16 (turno D) IL DON GIOVANNI Vivere è un abuso, mai un diritto di e con Filippo Timi e con Umberto Petranca, Alexandre Styker, Marina Rocco, Elena Lietti, Lucia Mascino, Roberto Laureri, Matteo De Blasio, Fulvio Accogli regia e scena Filippo Timi costumi Fabio Zambernardi in collaborazione con Lawrence Steele Luci Gigi Saccomandi Teatro Franco Parenti/Teatro Stabile deII'Umbría Prevendita spettacolo: Biglietteria Teatro Manzoni 0573 991609 – 27112 On line su www.teatridipistoia.it, box office www.boxol.it Associazione Teatrale Pistoiese corso Gramsci 127 - 51100 Pistoia tel.

0573.99161 - fax 0573.991640 biglietteria tel. 0573.991609 atp@teatridipistoia.it c.f. e p.iva 00932080476

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