Crisi: quante aziende da salvare e rilanciare?

La segretaria confederale Elena Lattuada all'assemblea dei lavoratori della Shelbox

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 ottobre 2013 23:08
Crisi: quante aziende da salvare e rilanciare?

Firenze 23.10.2013- In pieno svolgimento la campagna 'il lavoro al centro' della Cgil. Questo meriggio la segretaria confederale Elena Lattuada ha partecipato all'assemblea con i lavoratori della Shelbox di Castelfiorentino (FI). Ad attenderla i 147 dipendenti della fabbrica che produceva case mobili di ottima fattura, leader in Italia, ai vertici in Europa e fra i primi fornitori ONU. Una gestione scriteriata l'ha portata al fallimento ed è da allora, da 10 mesi ormai, che i lavoratori sono in presidio permanente, decisi a continuare, convinti che un futuro industriale per loro possa esserci.

Difendono il proprio posto di lavoro un pezzo di industria italiana sempre più a rischio deindustrializzazione. “L'Italia è quella dei luoghi di lavoro, per conoscerlo più e meglio, per confrontarci con uomini e donne in carne ed ossa, con i loro problemi, per accendere un faro su chi non trova ascolto, la cgil ha lanciato la campagna 'Il lavoro al centro”: così Elena Lattuada arrivando alla Scelbox. Più tardi intervenendo all'assemblea si è detta 'disponibile ad azioni tendenti a portare la vertenza al tavolo del ministero, “pur sapendo che quella non è la sede delle soluzioni assicurate, per una che se ne chiude positivamente se ne aprono altre dieci”.

Lattuada si è detta poi d'accordo con la richiesta dei lavoratori di avere “la presenza anche delle associazioni d'impresa ai tavoli istituzionali”. L'assemblea ha preso il via con il racconto dei delegati di 11 mesi di mobilitazioni e di lotta, di formazione(corsi di inglese e francese tra l'altro) durante i quali si è messo in piedi anche uno spettacolo teatrale, replicato in 5 sedi diverse della zona. La mobilitazione lotta continuerà, “siamo più determinati del primo giorno”, hanno detto e non è davvero un caso che domattina in fabbrica è in programma una conferenza stampa per presentare una mostra di prossima inaugurazione, 'Immagini di Festa, i volti della Shelbox'. Riflettori accesi sul futuro della Lorbac, calzaturificio presente nel Valdarno Inferiore fin dal 1960 e trasformatosi, in pochi anni, da piccola azienda in società per Azioni.

Ma nonostante il marchio ricercato e l’allargamento del mercato l’azienda, a metà agosto, con i lavoratori in ferie e senza aver preventivamente informato le Rsa, porta i libri in Tribunale per un concordato, che di fatto porterà alla chiusura dello stabilimento e quindi al licenziamento dei lavoratori. Da qui la mozione presentata dai componenti della commissione emergenza occupazionale, primo firmatario Paolo Marini (Fds-Verdi), e votata dall’aula all’unanimità, per “mettere in campo tutte le azioni necessarie a tutelare e rilanciare un patrimonio di competenze e di professionalità che non può essere disperso”, sia per gli stessi lavoratori che per l’economia del territorio valdarnese.

Come specificato nella mozione: “dal mese di luglio i lavoratori non percepiscono nessun emolumento e il 18 ottobre sono scaduti i primi 30 giorni di mobilità e se nei prossimi 30 giorni non verrà trovato un accordo sindacale” scatterà il licenziamento. L’atto impegna quindi il Presidente e la Giunta regionale a richiedere urgentemente alla Lorbac di aprire un tavolo di trattative con l’assessorato regionale al Lavoro e le Rsa, per attivare gli ammortizzatori sociali e trovare imprenditori interessati a investire e rilevare l’azienda.

Infine, la mozione impegna la Giunta a “convocare quanto prima il commissario perché si attivi presso il giudice competente”, per capire se ci sia liquidità per pagare almeno in parte gli emolumenti dovuti ai lavoratori.

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