Anci, sul palco davanti a Napolitano e Letta: Rossi, Renzi e Barducci

Assemblea annuale ANCI che si è aperta oggi a Firenze alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 ottobre 2013 18:32
Anci, sul palco davanti a Napolitano e Letta: Rossi, Renzi e Barducci

"Il Paese siamo noi. Diamo fiducia ai comuni per dare fiducia ai cittadini". E' questo il titolo della XXX Assemblea annuale ANCI che si è aperta oggi a Firenze alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Il primo punto vero è ricongiungere la politica concreta con una discussione più alta - commenta il presidente di Anci Toscana Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno, intervenuto in apertura dell'Assemblea - I comuni hanno questo pregio e questo dramma, che sono a contatto diretto con i cittadini, e i cittadini hanno bisogni concreti.

Noi vogliamo collaborare da protagonisti. L'Assemblea di ANCI significa proporsi come soggetti partecipi per le riforme del Paese, dentro questo superare l'empasse di un Patto di stabilitá che strangola, essere nella condizione di decidere davvero sulla tassazione locale. Su questi temi noi chiediamo che ci possa essere una interlocuzione, fino alla riforma dello Stato, al Senato delle regioni, al superamento di un bicameralismo che oggi non soddisfa più nessuno". Numerosi i temi affrontati da Cosimi nel proprio messaggio di saluto al presidente della Repubblica: "La presenza del Capo dello Stato è per noi un segno importante, non di visibilità che non cerchiamo.

Rivendichiamo, invece, un maturo e responsabile riconoscimento delle nostre funzioni, riconosciute dalla Costituzione. Non si deve più continuare a guardare ai comuni come salvadanaio da cui attingere risorse e neppure in un'ottica di front line su cui scaricare il livello delle contraddizioni e delle tensioni politiche ma al contrario i Comuni devono essere considerati come il primo interlocutore dello Stato per i cittadini". Uno dei punti trattati dal presidente Cosimi nel suo intervento è stato quello della "fine dello stato di eccezione": "Non possiamo continuare a vivere nelle decretazione, nella decretazione del consiglio dei ministri, nella decretazione per urgenza - ha detto Cosimi - è uno 'stato di eccezione', per dirla con Carl Schmitt, che ricapitola una debolezza sostanziale del rapporto politico istituzionale.

Noi riteniamo che questa procedura debba finire". La legge di stabilità adesso all’attenzione del parlamento, ha proseguito Cosimi, "marca un segno apprezzabile di discontinuità rispetto alle precedenti ma certo molto è ancora da fare. L’allentamento del Patto di stabilità, l’esclusione di nuovi tagli nei trasferimenti ai Comuni e l’integrazione con fondi statali sulla service tax sono misure che non solo accolgono le richieste avanzate dall’Anci ma che indubbiamente rappresentano un passo significativo verso l’apertura di una nuova stagione nei rapporti tra Stato e comuni.

Riteniamo pero imprescindibile che ci vengano date certezze, nel 2014, sulle risorse e si dica basta ai tagli per ridare ai Comuni un ruolo centrale". Il Paese non è crollato sotto il peso della crisi economica e sociale, ma per poter iniziare davvero a percorrere la strada della ripresa ha bisogno immediato di interventi strutturali, concentrati su tre priorità: riforma delle istituzioni, rilancio economico, investimenti sui giovani. E' questa in sintesi la posizione espressa dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi Nella sua agenda delle priorità Rossi, che ha definito essenziale la stabilità politica, ha messo al primo posto le riforme istituzionali, in particolare la ridefinizione del complesso assetto dei rapporti fra Stato, Regioni ed Enti Locali.

"Se non si ridefinisce il complesso assetto dei rapporti fra Stato, Regioni ed Enti Locali – ha detto - non si potrà governare efficacemente questa fase così delicata della vita economica e sociale dell'Italia. Su questo tema fondamentale molti e autorevoli sono stati gli approfondimenti e gli indirizzi, per ridisegnare in modo convincente i rapporti tra Stato e Regioni. Forse l'enfasi economica ed ideologica che negli anni passati è stata posta sul Federalismo ha prodotto una malintesa e pericolosa idea di un Paese suddiviso in "staterelli" autonomi.

A mio avviso occorre parlare più propriamente, secondo il dettato costituzionale, di un Regionalismo forte e autorevole quale dimensione intermedia del sistema di governo unitario del Paese in un quadro di superamento delle Province e di scelta per l'Unione dei Comuni come dimensione di governo più congrua rispetto alle esigenze del territorio. Ma il cuore di questa riforma sta nel superamento dell'ormai anacronistico Bicameralismo perfetto attraverso la costituzione di un Senato delle Autonomie in modo da portare Regioni e Comuni nel cuore del sistema istituzionale del Paese secondo l'esperienza cara ad un grande Presidente come Gianfranco Bartolini". Il secondo tema è quello della ripresa economica.

"La Legge di Stabilità che si sta discutendo in Parlamento segna – ha detto Rossi citando Piero Fassino - un cambio di passo adeguato alla necessità di stabilire un quadro di certezza. Positiva è stata la scelta di salvaguardare il finanziamento della sanità, perché la spesa per la salute risponde ad un dettato costituzionale, non è un costo bensì una componente fondamentale della coesione sociale e della qualità della vita dei cittadini. E in Italia per la salute spediamo poco. La sanità pubblica ha certamente bisogno di continue innovazioni e miglioramenti di efficienza, ma non lo si potrà certo fare tagliandone le risorse.

Del resto è possibile coniugare buona qualità nella sanità pubblica ed equilibrio dei conti anche garantendo la certezza dei bilanci attraverso la certificazione dei conti delle Asl, come abbiamo fatto qui in Toscana". Infine i giovani. "La crescita, che auspichiamo arrivi, non sarà in grado di assorbire da sola la disoccupazione in tempi ragionevoli. Si calcola che nel 2014 i NEET (cioè i giovani che non lavorano e non studiano) saranno 2,3 milioni, uno su quattro tra i 15 e i 29 anni. Una generazione intera esclusa dal mondo del lavoro che rischia di perdersi.

Questo è un costo umano e sociale insostenibile in primo luogo per loro, per le loro famiglie e per l'intero Paese. Non possiamo accettare questa situazione come ineluttabile; si può e si deve fare qualcosa; possiamo fare la differenza attraverso veri e propri piani per il lavoro con cui potremmo dare impiego a centinaia di migliaia di giovani in settori di pubblica utilità, in opere socialmente utili, nell'ambiente, nell'assistenza, nella cultura.In Toscana abbiamo sviluppato il progetto Giovanisì, per l'autonomia dei giovani.

Anche grazie a fondi europei di youth guarantee e a nuovi fondi nazionali e locali, un grande programma per il lavoro deve essere possibile. E ad esso – ha concluso il presidente Rossi - un contributo progettuale decisivo potrà essere dato dalle Regioni e dalle istituzioni pubbliche". Di seguito l’intervento del Presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, in occasione della riunione annuale dell’Anci, in corso questo pomeriggio alla Fortezza da Basso: "Come Presidente della Provincia rappresento un Ente al centro di svariati tentativi di riforma e di cancellazione.

Tutti falliti per la superficialità e l’inconsistenza e la confusione in cui si è proceduto fino ad oggi e anche con gli ultimi provvedimenti legislativi proposti pare si voglia proseguire su questa strada inconcludente. Non sono qui a difendere una poltrona, assai scomoda, ne uno striminzito spazio di potere. Siamo tutti temporanei servitori dello Stato. Sono qui a proporvi di aprire tutti insieme una pagina nuova che abbia l’obiettivo di offrire al Paese una Riforma della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni che gli consenta di recuperare quella competitività necessaria per uscire dalla crisi. Facciamo nostri gli obiettivi della semplificazione e del risparmio e dell’efficacia ed efficienza del sistema istituzionale; al governo e al Parlamento chiediamo più coraggio e anche capacità di ascolto e condivisione. Si lavori su tre direzioni principali: 1) Riforma di tutta la filiera Istituzionale, Comuni, Province, Regioni, Stato Centrale, perché ci sono Regioni con meno della metà degli abitanti della Provincia di Firenze. Non concordo con l’accanimento contro i piccoli Comuni: ho fatto il Sindaco, essi rappresentano una trincea durissima nella salvaguardia della identità di quelle Comunità.

Anche nella proposta costitutiva delle Città Metropolitana viene cancellata la rappresentanza dei Comuni più piccoli, che poi sono la maggioranza nella nostra realtà nazionale. Tutto l’impianto legislativo si fonda su una sospensione delle prerogative democratiche. In merito alla Toscana mi chiedo: vanno avanti i processi di fusione sostenuti dalle Comunità Locali? Che fine ha fatto il codice delle Autonomie Locali? 2) Semplifichiamo il sottobosco Istituzionale fatto di Agenzie, Società, Ambiti ottimali Sedi Decentrate, ma salvaguardiamo il principio democratico che ogni livello istituzionale pur riformato sia eletto direttamente dai cittadini; per un dovere democratico ma anche di trasparenza e di autorevolezza nell’azione amministrativa e di governo. 3) Riforma del Titolo V della Costituzione: la Costituzione va maneggiata con cura.

Non si riforma ad ogni piè sospinto e soprattutto non si riforma sbianchettando la parola Provincia dal testo. Infine gli Enti Locali hanno contribuito tanto al risanamento dei conti dello Stato, e il susseguirsi di manovre con tagli pesantissimi insieme ad una applicazione rigida del Patto di Stabilità, sono l’anticamera della paralisi e di un impoverimento delle Comunità Locali e nell’offerta di validi servizi pubblici. La risposta alla crisi e alle difficoltà finanziarie non può essere un centralismo statale di ritorno e neanche un centralismo regionale mai sopito che hanno come risultato finale l’annichilimento delle Comunità Locali.

In realtà se crescono le Comunità Locali cresce il Paese, perché punta sulle energie, la creatività, l’intelligenza contenute nei territori".

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