Riduzione dei tribunali, la Toscana ne parla a Firenze

Il presidente dell’assemblea toscana ha aperto i lavori dell’aula convocata per la richiesta di referendum abrogativo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 settembre 2013 14:36
Riduzione dei tribunali, la Toscana ne parla a Firenze

Il Consiglio regionale della Toscana approva a maggioranza una mozione per la riforma in Parlamento dei provvedimenti di riorganizzazione degli uffici giudiziari che hanno determinato la soppressione, anche in Toscana, di piccoli tribunali e sedi distaccate. Respinta, sempre a maggioranza la richiesta di referendum abrogativo, presentata da oltre un quinto dei consiglieri e per la quale era stata indetta la seduta d’urgenza che si è tenuta questa mattina. Firenze – “Già sei Regioni si sono pronunciate per il referendum abrogativo, e quindi lo scopo per i firmatari è stato raggiunto.

Non dico nulla su questa richiesta, ritengo comunque abbastanza inutile questa seduta”. Così il presidente del Consiglio regionale, Alberto Monaci, in apertura dei lavori dell’aula convocata d’urgenza per la richiesta di referendum abrogativo della riforma (riassetto uffici giudiziari) che ha portato alla chiusura dei piccoli tribunali. La seduta è stata convocata ai sensi dell’articolo 74 del regolamento interno del Consiglio regionale, che disciplina la convocazione d’urgenza dell'assemblea: la richiesta è stata firmata da Jacopo Ferri (Pdl), seguito da Paolo Marini (FdS-Verdi), Loris Rossetti (Pd), Nicola Nascosti (Pdl) e altri e, come ricordato da Monaci, è stata decisa la mattina successiva la conferenza di programmazione dei lavori.

In quella sede il presidente aveva sottolineato l’inutilità della convocazione della seduta anche in relazione alla condizione logistica di Firenze, e dei disagi legati ai mondiali di ciclismo. La richiesta di tenere la seduta odierna applica la previsione dell'articolo 75 della Costituzione, secondo il quale il referendum abrogativo di leggi può essere richiesto anche da cinque consigli regionali. I termini ultimi per produrre la relativa richiesta scadono il 30 settembre, cioè lunedì prossimo.

Hanno già deliberato la richiesta Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Puglia, Marche e Calabria. Piemonte e Liguria riunisocno i loro consigli lunedì stesso, ha ricordato il presidente: "Dubito che Pimonte, Liguria e Toscana faranno in tempo", ha affermato Monaci. “Sono troppi i disagi che ha comportato la riforma dei tribunali agli operatori del settore, sono stati effettuati tagli lineari che hanno penalizzato fortemente alcuni territori, emblematico il caso dell'Elba. Ma abbiamo ritenuto che la via più adatta per risolvere la questione sia quella legislativa: per questo abbiamo presentato una mozione che chiede proprio una revisione dell'assetto stabilito dalla riforma sulla base di una maggiore concertazione con gli enti locali.

Ho grande rispetto della scelta compiuta da alcuni consigli regionali, ma penso che in un caso come questo lo strumento del referendum, seppur ovviamente legittimo, non sia quello appropriato: si rischia infatti di lasciare così com'è la situazione, non essendo certo il raggiungimento del quorum, o di annullare ogni tentativo di riorganizzazione, manifestando un messaggio di resistenza alle riforme che credo come istituzione non ci si possa permettere. Sono convinto che sia opportuno aprire un tavolo di discussione per valutare al meglio le criticità determinate dalla riorganizzazione del sistema giudiziario: per farlo ci sono luoghi di concertazione appositi in cui le istituzioni possono portare il dibattito”. È la posizione espressa da Marco Ruggeri, capogruppo Pd in Consiglio regionale della Toscana, sul tema della riorganizzazione degli uffici giudiziari, del quale si è discusso nella seduta straordinaria di oggi: approvata la mozione firmata dai capigruppo di maggioranza e dell’Udc che chiede alla Giunta di attivarsi presso il Governo ed il Parlamento al fine di promuovere urgentemente una revisione dei decreti legislativi nn.155 e 156 del 2013 e esprime pieno sostegno all'iniziativa della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali volta ad attivare un confronto interistituzionale al fine di poter discutere delle situazioni più problematiche che emergono dall’attuale riorganizzazione. “Il referendum non è lo strumento adatto a dirimere questioni tecniche dell'ordinamento dello Stato, bensì il mezzo con cui la cittadinanza può affrontare questioni fondamentali come, lo abbiamo visto solo alcuni anni fa, il nucleare o il diritto all'acqua pubblica”.

Lo scrive, in una nota, il Consigliere di Centro Democratico Rudi Russo, a margine della seduta straordinaria del Consiglio regionale tenutasi questa mattina che ha respinto la delibera per un referendum promosso da cinque Consigli regionali, teso a fermare la soppressione dei piccoli tribunali e di alcuni uffici giudiziari periferici in atto fin dalle scorse settimane. “La razionalizzazione della geografia amministrativa-giudiziaria è un’esigenza reale che deve trovare risposta: cercare di bloccare ogni iniziativa che vada in tal senso rischia di apparire a lungo andare - e il limite è già stato superato da tempo - un atteggiamento pretestuoso e conservatore”. “Il richiamo al diritto di accesso alla giustizia è pur tuttavia legittimo”, ha aggiunto il Consigliere.

“Per questo, sono soddisfatto che il Consiglio regionale abbia approvato la mozione che intende portare all'attenzione del Ministero degli Interni alcune criticità territoriali che non devono e non possono essere dimenticate. L'organizzazione interna degli uffici giudiziari, infatti, deve ottemperare non soltanto a una legittima armonizzazione e al necessario contingentamento della spesa, ma anche alle esigenze di accesso e quindi di una presenza territoriale ragionevole con quelle di efficienza, efficacia ed economicità dell'amministrazione.

Faccio soltanto un esempio: l'Isola d'Elba merita una particolare attenzione per il suo carattere stesso di essere isola, a fronte anche della decisione di sopprimere la sede distaccata di Piombino.”. A presentare la mozione, il capogruppo Pd, Marco Ruggeri, primo firmatario, Marta Gazzarri e Marco Manneschi(IdV), Giuseppe Del Carlo (Udc), Monica Sgherri (FdS-Verdi), Mauro Romanelli e Pieraldo Ciucchi (gruppo Misto): esprime pieno sostegno all’iniziativa della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali per affrontare le situazioni più problematiche che emergono dalla nuova organizzazione ed impegna la Giunta regionale ad attivarsi su Governo e Parlamento per una revisione dei relativi decreti legislativi.

La mozione ha ottenuto il voto favorevole anche di Più Toscana, che pure ha votato a favore della richiesta di referendum. La richiesta di concorrere alla proposizione di referendum abrogativo con gli altri Consigli regionali che hanno già deliberato in proposito (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Puglia, Marche e Calabria) è stata respinta per voto di astensione espresso a larga maggioranza. Hanno votato invece a favore Pdl, Più Toscana, Fratelli d’Italia, il consigliere Chiurli del gruppo misto, i consiglieri di maggioranza Rossetti (Pd) e Marini (Fds-Verdi), tra i firmatari della richiesta di referendum.

Voto contrario è stato espresso dal consigliere Pd Tortolini. “C’è disagio in molte parti della Toscana – ha dichiarato Jacopo Ferri (PdL), primo firmatario della richiesta di referendum -. Per molti cittadini il ricorso alla giustizia rischia di diventare estremamente gravoso. È una sconfitta dello Stato, su cui il Consiglio regionale della Toscana ha il dovere di intervenire, con l’unico strumento rimasto a sua disposizione: il referendum abrogativo”. Ferri ha sottolineato la necessità di spingere il Parlamento ed il Governo a rivedere le disposizioni di legge e calibrare i tagli sulle esigenze del territorio. Illustrando il testo della mozione, Ruggeri ha invece sottolineato come sia venuto meno il principio della concertazione istituzionale, con un coinvolgimento della Regione e degli Enti locali, aggravato dall’assenza di gradualità nella chiusura dei tribunali.

“Non si è tenuto conto di specifiche esigenze dei territori, in particolare montani e nel caso emblematico dell’isola d’Elba – ha osservato –. Cancellare la riforma e lasciare tutto così com’è, però, non è la soluzione. La modifica per via legislativa rimane la strada prioritaria da percorrere”. “Non è un tema da affrontare solo con lo strumento referendario, ma il referendum non è inutile – ha replicato Gabriele Chiurli (gruppo Misto) – E’ la massima espressione della democrazia, con una consultazione diretta dei cittadini”. Secondo Nicola Nascosti (Pdl) la richiesta di referendum è lo strumento per aprire una discussione in Parlamento, che già ha dato giudizi critici sulla delega, e costringerlo a rivedere le disposizioni legislative.

“Le critiche non sono state mosse solo per ragioni territoriali e geografiche, ma sulla stessa produttività delle sedi”, ha osservato, manifestando perplessità sull’iniziativa della Conferenza dei presidenti delle assemblee legislative. “Siamo tutti d’accordo sulla necessità di una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, ma non condividiamo il metodo dei tagli lineari indiscriminati – ha rilevato Giuseppe Del Carlo (UdC) –. È necessaria una correzione, ma non la cancellazione del provvedimento, che costringerebbe a ripartire da zero”. “Sulla giustizia è in atto uno scontro politico, specie su quella penale.

Il vero problema è la giustizia civile. Occorrono anni per vedersi riconosciuto un diritto e spesso, anche quando ci si riesce, il riconoscimento rimane sulla carta”. Lo ha sottolineato Marco Manneschi (IdV), che ha ricordato come dal 1998 non ci siano state assunzioni di cancellieri nei tribunali e che gli enti locali, la stessa Regione Toscana, spesso si fanno carico del personale per le sedi distaccate, con tirocini o finanziamenti ai processi di digitalizzazione. “Sono anni che si fanno tagli lineari un po’ su tutto – ha aggiunto –.

Lo spirito della richiesta di referendum è apprezzabile, ma dobbiamo chiederci cosa è utile fare. La mozione indica un percorso che può produrre dei risultati e non si limita solo ad un gesto politico” “Meno male che altri Consigli Regionali (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Marche, Puglia, Friuli, Campania, e tra poco Liguria e Piemonte) hanno avuto più buon senso e così se il quesito supererà i vagli necessari il referendum per abrogare la Legge di riorganizzazione degli Uffici giudiziari, cioè il taglio di tribunali e sezioni distaccate, si farà.

Se fosse stato infatti per il Consiglio Regionale della Toscana questa opportunità e questo importante strumento di democrazia e di pressione non sarebbero stati azionabili. La maggioranza di centrosinistra (con qualche eccezione: Rossetti e Marini) ha deciso di astenersi sulla proposta di delibera sostenuta, tra gli altri, da parecchi consiglieri del PdL determinando la bocciatura dell'atto. Insomma, un'occasione persa per contribuire a far valere le ragioni di centinaia di migliaia di cittadini che si sono visti portare via un altro presidio dello Stato, un altro motore di economie locali, soprattutto un altro servizio essenziale che si allontana da territori già marginali cui la politica sembra dire ancora una volta che non c'è interesse, non c'è voglia di tenerli vivi! Eppure, è ben noto come i Decreti legislativi nn.

155 e 156 del 7/09/2012 siano risultati estremamente penalizzanti per la gran parte del territorio della nostra Regione. Hanno causato la soppressione, senza se e senza ma, di molte delle sezioni distaccate di Tribunale: Carrara, Cecina, Empoli, Orbetello, Montevarchi, Pescia, Piombino,Poggibonsi, Pontassieve, Pontedera, Pontremoli, Portoferraio, Viareggio, Monsummano Terme e San Sepolcro. Soppressioni decise come detto senza alcuna valutazione di merito, né di opportunità che sta già determinando effetti fortemente negativissimi.

Altro che principio di prossimità stabilito dal Trattato di Lisbona, ove si prevede che l'Amministrazione (anche della giustizia) sia esercitata il più vicino possibile ai cittadini! La Toscana con questa decisione tollera che a molti cittadini sia reso estremamente gravoso l'accesso alla giustizia, anche a causa delle estensioni territoriali dei circondari giudiziari, nonché delle difficili condizioni orografiche, logistiche e infrastrutturali degli stessi. Un'altra occasione persa per far valere diritti ed istanze che provenivano e provengono dal basso e che potevano, come potranno, grazie ai consigli regionali che hanno aderito all'iniziativa, stimolare Governo e Parlamento a riprendere in mano il tema e definire una nuova riforma che non tagli tutto e tutti, ma che razionalizzi secondo criteri logici, territoriali e di efficienza che in questo caso sono stati completamente bypassati.

Il centrosinistra ha preferito approvare una mozione blanda e poco incisiva rispetto ai cui auspici due Parlamenti e due Governi hanno già dimostrato di non avere orecchie attente. Insomma, una presa in giro, un colpo basso, quello della maggioranza di centrosinistra della regione, che non ci si aspettava, che si poteva davvero risparmiare e che tradisce la volontà ed i bisogni della gente.” Jacopo M. Ferri Consigliere regionale PdL – Primo firmatario della richiesta di referendum

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