Alta Velocità a Firenze tra sorprese ed illusioni, la talpa resta ferma

Dopo le immagini della trasmissione RAI PresaDiretta il capoluogo toscano si interroga sull'opera che giace ai piedi della città. Si attende che la giustizia faccia il proprio corso

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 settembre 2013 18:23
Alta Velocità a Firenze tra sorprese ed illusioni, la talpa resta ferma

L'Alta Velocità a Firenze. Se non ve ne foste accorti la famosa TAV è anche nel capoluogo toscano. Ci sono i progetti, ci sono le paratie ben chiuse ed i cantieri aperti, ci sono le crepe ed anche la talpa, sì quella per fare il buco. L'hanno chiamata Monna Lisa, in onore od onere di qualcuno. Sono stati fatti sopralluoghi, sono state monitorate le case con i testimoniali e con i tester applicati alle pareti, ma anche con scatti amatoriali e ci sono gli striscioni appesi alle finestre e qualcuno ha pure sentito scricchiolare le pareti di casa, come a Bologna, in via Carracci dove hanno detto "ora e mai più".

Perché i sistemi son cambiati, non ci sono più i tiranti da piantare alle fondamenta dei palazzi, parola degli ingegneri. C'è anche, credeteci, una preside di una scuola di via Circondaria (la Ottone Rosai, dove si trova il cantiere per la Stazione Foster, ndr) che prima ha alzato la voce perché le sollevavano l'edificio con i ragazzi dentro e poi è stata apostrofata perché strillava troppo procurando falsi allarmismi. Non abbiamo finito.. c'è anche chi se ne è andato in questi anni convinto che la propria casa stesse cadendo a pezzi, che i ricordi di una vita potessero restare schiacciati dalle pareti piene di crepe. Non vi stiamo dicendo nulla di nuovo? Bene. Dopo le immagini di PresaDiretta che il giornalista Riccardo Iacona ha registrato e portato via da Firenze non vi sono più dubbi che in Toscana qualcosa sia accaduto e stia accadendo.

Lasciamo per un attimo da parte l'inchiesta giudiziaria, le indagini e gli indagati. Maria Rita "Trivella" Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria e di Italferr pare facesse parte di una 'squadra' che teneva insieme i fili della Grande Opera, con presunte pressioni, richieste, scambio di favori. Negli ultimi mesi abbiamo pubblicato a più riprese le dichiarazioni delle Istituzioni locali che auspicavano una veloce ripresa dei lavori edili nei cantieri.

Così hanno fatto Enrico Rossi e Matteo Renzi dopo il dissequestro della fresa. Non ultima anche la Cgil è intervenuta perché alla fine nella fase di stallo potrebbero subire danni soprattutto gli operai. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha chiarito la propria posizione con una serie di dati che sono già nel gergo collettivo, come ad esempio l'uso del termine ''candire'' per intendere di tenere buona una richiesta avanzata ad uffici che hanno altre priorità, tipo l'ufficio del presidente.

Ma perché Rossi è finito nel mirino degli inquirenti? Per il trasferimento dell'architetto Fabio Zita reo di aver sconfinato in un ruolo ''politico'' e non solo tecnico, per aver impropriamente aperto a soggetti estranei (leggesi amministrazioni locali) gli incontri del nucleo di valutazione di impatto ambientale (la famosa Via), per i tempi lunghi e le pratiche lasciate scadere, ma anche per l'uso di espressioni come "sicilianizzazione" (parola inserita in un verbale, non sussurrata all'orecchio di un amico) in occasione di una mancata discussione dei temi all'ordine del giorno da parte di un funzionario poco loquace.

A questo punto c'è chi ha messo insieme i due provvedimenti avvenuti in contemporanea: la rimozione di Zita e il passaggio delle deleghe sulla TAV dall'assessore regionale all'ambiente al presidente della giunta regionale. Per questo Anna Rita Bramerini è stata ascoltata ed ha così spiegato i fatti: ''Il presidente mi disse che il motivo per cui riteneva opportuno assumere questa decisione era che la delega era molto delicata e che riguardava progetti molto importanti e strategici.

Era quindi giusto che il presidente si assumesse la responsabilità politica di ciò, perché era una delega che esponeva molto anche mediaticamente così riteneva che grazie alla sua autorevolezza avrebbe favorito gli uffici della Regione a espletare le procedure tempestivamente''. Una questione di tempi e non di modi, nonostante questo l'assessore ammette di "non averla presa bene".

Nel realizzare il sottoattraversamento e la sottostazione il Mugello ha rischiato di trovarsi i rifiuti in casa.

Sì perché è sulle terre di scavo che la partita si è fatta scottante, sono rifiuti oppure no? La fresa avrà denti buonissimi, ma per 'mangiare' la terra la deve 'ammorbidire'. "Le terre estratte dalla fresa - ha spiegato Zita - non sono idonee ad essere depositate su un terreno collinare, non hanno la consistenza fisica per potersi mantenere agglomerate" una contraddizione in termini insomma, come se qualcuno ci vendesse il semolino a pronta presa. Forse Zita è una persona che si pone troppe domande? Cercare risposte significa 'mettersi di traverso'? Nella puntata di PresaDiretta si ripercorrono le intercettazioni della Lorenzetti, si delinea il rapporto tra il dirigente Antonio Barretta e l'esiliato Zita, infine Enrico Rossi respinge ogni illazione, ripete che si è trattato di un provvedimento dirigenziale, ripete di non aver avuto rapporti diretti con la Lorenzetti né di aver ricevuto pressioni di alcun tipo ed alza il tono della voce ponendo a sua volta un quesito: "Ma le terre di scavo di Bologna e quelle della Val di Susa dove sono finite? Lo chiedo al Governo".

Matteo Renzi, sindaco di Firenze dove la fresa è parcheggiata e dove i cantieri sono in stand by ha preferito non intervenire lasciando spazio alla Magistratura: "Pensierino della sera: sulle vicende giudiziarie conviene come noto aspettare le sentenze. Sempre. Non si sa mai. E poi è più giusto così. Dunque non sentirete come d'abitudine mezza parola mia sulle inchieste circa le grandi opere ferroviarie che sono partite in queste ore da Firenze. Aspetto e rispetto". Ha però sottolineato un 'caso' emerso dalle intercettazioni che non riguardano direttamente l'inchiesta: la telefonata in cui l'ex presidente Lorenzetti segnala uno studente per un esame universitario da superare e la vicenda si conclude con un bel trenta.

"Spero che qualcuno vi licenzi - ha detto Renzi - Perché che si arrivi a raccomandare persino per passare un esame all'università mi fa vergognare della classe politica italiana". Ecco, questo non si fa. In attesa degli sviluppi, di intuire se e quando vi sarà modo di conoscere il destino dei cantieri fiorentini, c'è chi la TAV la conosce e la osserva da tempi non sospetti. Lui è veramente uno che si mette di traverso, parliamo di Girolamo Dell'Olio, il professore fiorentino che assieme all'Associazione Idra ha esplorato in lungo e in largo il panorama dell'Alta Velocità italiana.

Collaborando con comitati locali e professionisti il Dell'Olio ha messo insieme una serie di atti che continuano a far discutere, che cercano ancora risposte. Nove Da Firenze ha contattato l'Associazione Idra che si compiace di quanto è stato fatto da parte degli inquirenti che adesso forniscono una chiave di lettura dei fatti scritta nero su bianco, ma avrebbe voluto che una persona in particolare fosse intervenuta in maniera più netta in queste ore: "Matteo Renzi ha amato far credere ai propri concittadini per lunghi mesi, all’inizio del suo mandato, che il progetto di stazione sotterranea TAV fosse talmente inaccettabile da meritare singolar tenzone col Cavaliere del lavoro Mauro Moretti" è deluso il portavoce di Idra.

"Riportava sul proprio sito web, con soddisfazione, i titoli cubitali che la stampa dedicava al suo “assalto finale” contro lo scempio della stazione Foster. “Il governo dia quel miliardo alla scuola”, questo lo slogan. "Faccio notare al governo nazionale che in tempi di crisi l’idea di investire un miliardo e rotti in questa opera, fra tunnel e stazione, che non serve a nulla non è una buona idea. L’Alta velocità a Firenze c’è già e i treni veloci qui già si fermano.

Perché se hanno un miliardo di euro da buttare via in questo modo non lo mettono sulla scuola?". "Io sono stupito dall’arroganza dell’ingegner Moretti e dei suoi collaboratori delle Fs. Ho fatto una battaglia che rivendico. [...] Non hanno capito che se io non posso fare come voglio io la stazione dell’Alta velocità, e purtroppo non la posso fare, ho un’infinità di occasioni per difendere la città di Firenze. E le userò tutte. [...] Incaricheremo dei legali che giorno dopo giorno verificheranno la corrispondenza tra gli impegni che le Fs hanno preso e quello che fanno e ho ragione di credere che ci siano già delle discrepanze.

Confermo la mia richiesta di una commissione speciale guidata da un consigliere dell’opposizione". "Come mai con tutti i legali messi in campo dal sindaco - si domanda adesso Dell'Olio - c’è stato bisogno dei ROS, del Corpo Forestale dello Stato e degli altri organismi inquirenti centrali per scoprire tutto ciò che è emerso? Quali strumenti effettivi di controllo ha davvero messo in campo il Comune di Firenze? La risposta la conosco già. Idra ha costantemente informato il sindaco, lo ha interpellato, invitato a confrontarsi con dati, architetture contrattuali sottese ai progetti, esperti indipendenti e gratuiti in grado di fornirgli auxilium et consilium.

Temo il solito muro di gomma del silenzio. Grazie a PresaDiretta, che ha avuto il coraggio di mettere la lente d’ingrandimento quanto meno sull’inchiesta fiorentina, e sui curiosi riflessi che la vicenda TAV ha prodotto in Regione Toscana". di Antonio Lenoci

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