Ramin Bahrami interpreta J. S. Bach a Prato

Nell'ambito di Prato Estate e Festival delle Colline mercoledì 10 luglio: Viaggio in Italia con J. S. Bach alla Biblioteca Lazzerini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2013 18:58
Ramin Bahrami interpreta J. S. Bach a Prato

Un percorso attraverso i meandri e le meraviglie del Settecento musicale italiano, in cui il venerato Johann Sebastian dialoga virtualmente con il coetaneo Domenico Scarlatti su questioni di forma e stile. Pianista di origini iraniane, da quest'anno cittadino tedesco ma cresciuto e formatosi in Italia, Ramin Bahrami è tra i massimi interpreti bachiani a livello internazionale. Il suo “Viaggio in Italia” in scena mercoledì 10 luglio nella Corte delle Sculture di Prato - per il Festival delle Colline e Prato Estate - propone alcune sonate del compositore napoletano alternate alla quinta suite francese di Bach e alla seconda suite inglese, per poi chiudere con il Concerto italiano. Come spiega lo stesso Bahrami “Se Bach era un impulsivo razionale, pieno di emozioni contrastanti, Scarlatti rappresentava i magnifici artifici della Corte spagnola, dove lavorò a lungo, e il genio armonico italico”. Tutti e due, come anche Georg Friedrch Händel, nacquero nel 1685, anno che avrebbe rivoluzionato l´intera musica occidentale, ed è interessante confrontare le personalità di questi giganti: quella del più illustre compositore germanico, e universale, di tutti tempi, quella del suo bizzarro, geniale e estroverso collega napoletano e quella di Händel, che possedeva un potere contrattuale da vera pop star.

Dei tre, il compositore più profondo, eterno, vicino al soprannaturale e più cosmopolita di tutti i tempi, pur senza avere mai viaggiato, fu Johann Sebastian Bach. L’itinerario prende avvio da una struggente aria napoletana, colma di tristezza e malinconia, di Domenico Scarlatti, alla quale segue la brillante sonata in sol maggiore (la tonalità che rappresentava per eccellenza lo splendore legato ai capricci e ai vizi regali della Corte di re Sole) che ci catapulta nella quinta Suite francese di Bach.

Attraverso la musica, Bach sapeva unire le nazioni e fare dell´Europa un´Europa unita e non divisa quale é oggi. Questa Suite è anche molto “italiana”, per la sua capacità di unire in modo sorprendente il virtuosismo alla passionalità e all’eros italiani, in un disegno unitario che ci fa e farà sempre vibrare il cuore nei secoli a venire. A questo punto del viaggio, e rimanendo in un repertorio che esalta la brillantezza del tocco, prima di ascoltare una delle Suite più importanti della storia tastieristica, la meravigliosa Suite inglese n.

2 in la minore, Bahrami sceglie la Gagliarda dalla Sonata in re maggiore che serve da collegamento verso il clima austero di un’Italia “seriosa”. Le Suite dell´epoca barocca si dividevano, come del resto l´opera, in “buffe” e “serie”, profane e sacre. Ma il genio di Bach seppe mescolare il sacro al profano, il razionale al danzante, la scienza della composizione al dilettevole, il sobrio al capriccioso. La seconda parte del concerto inizia con tre Sonate-gioiello di Domenico Scarlatti; la famosissima Sonata in fa diesis maggiore spesso eseguita da Wladimi Horowitz, la poco conosciuta e, per la sua modernità, quasi weberniana Sonata in re maggiore e infine la popolarissima e tarantellante Sonata in do maggiore che sembra riportarci nell’Italia del sud.

Un universo musicale che Bach riprende con una cupissima e insieme travolgente melodia mesta nell´Aria italiana con variazioni, dove sono miracolosamente presenti, quasi in una sintesi perfetta, tutti gli stilemi della grande opera italiana da Monteverdi a Puccini, passando per Rossini. Nella seconda variazione abbiamo un uso intelligentissimo delle terzine che possono essere paragonate alla vena melodica del più grande operista italiano assieme a Verdi e Puccini. Queste variazioni sono un esempio di rigore e concisione, nella loro struttura sorretta da una soave cantabilità italiana che culmina nella ripresa del tema iniziale con un metafisico corale che placa gli animi portandoli alla luce divina. Il viaggio si conclude con il Concerto italiano di Bach.

In verità, dovrebbe chiamarsi concerto nel “gusto italiano”, poiché si tratta di una realizzazione perfetta nello stile del Concerto grosso, con l´alternanza di “soli” e “tutti” tipica della musica orchestrale barocca, qui però realizzata per un solo strumento a tastiera. A proposito del secondo movimento di questo Concerto, c’è una divertente diceria: Maurice Ravel avrebbe asserito che il secondo movimento del suo famoso Concerto per pianoforte sarebbe stato ispirato dal secondo movimento del Concerto per clarinetto di Wolfgang Amadeus Mozart, soltanto per depistare i suoi seguaci.

Possiamo invece affermare con forza che l’ispirazione viene a Ravel dal sublime secondo movimento del Concerto italiano, cosi languido e cosi tenebrosamente italiano che Alfredo Casella lo paragonò a un tramonto veneziano. Nel terzo tempo, un Presto, esplode una gioia quasi festiva e paesana che conserva la fierezza, la vivacità e la freschezza di una Italia danzante. - Inizio ore 21.00. Biglietto: 8 euro.

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